Attualmente sono in vigore in Italia incentivazioni molto interessanti per quanto riguarda la riqualificazione energetica dell’edilizia. Le detrazioni fiscali del 55% consentono risparmi energetici e monetari significativi.
Considerando un appartamento medio, i risparmi ottenibili con un mix di interventi sono dell’ordine di 500-1.000 ?/anno con tempi di ritorno degli investimenti di 4-6 anni. Nel primo anno di applicazione sono stati effettuati 106.000 interventi con una riduzione delle emissioni stimata in 0,2 Mt CO2/a.
Anche l’incentivo di 200 ? per l’acquisto di frigoriferi ad alto rendimento ha avuto successo, tanto che nel 2007 il 23% delle vendite ha riguardato proprio frigoriferi di classe A+ o A++ che garantiscono un risparmio medio di 60 ?/anno. Peraltro, la modifica del mercato determinata dall’etichettatura energetica è stata formidabile portando i frigoriferi più efficienti dal 5% delle vendite nel 2000 al 78% nel 2007, con risparmi equivalenti alla produzione di una media centrale elettrica (Fig. 6).
Ma oltre che agli incentivi è importante ricorrere anche a obblighi e divieti. Così per i nuovi edifici devono essere installati impianti solari termici e fotovoltaici e non si può superare un valore massimo di fabbisogno termico. Occorre ridurre questo limite massimo nei prossimi anni fino ad arrivare a edifici «carbon neutral», cioè il cui contributo alle emissioni di CO2, inclusa illuminazione ed elettrodomestici, sia nullo. Questa è la strada seguita dalla Gran Bretagna (che peraltro vuole realizzare 5 «ecotowns» in cui tutti gli edifici devono essere a zero emissioni entro il 2016) e non si capisce perché non possa essere adottata anche dall’Italia.
Uno strumento che nei prossimi anni apporterà significativi risultati riguarda l’obbligo di risparmio per i distributori di elettricità e gas, recentemente innalzato a 6 Mtep al 2012. Gli interventi che verranno realizzati, direttamente o attraverso le Esco, consentiranno di ridurre di 12 Mt/a le emissioni di CO2 nel quinquennio di Kyoto, una quantità importante, in grado di limitare il gap di 100 Mt/a che ci separa dall’obbiettivo assunto a Kyoto.
Fig. 7 Incremento degli obbiettivi di riduzione per i distributori di elettricità e gas
Passando a prodotti di mercato, va proibita la vendita di motori elettrici ed elettrodomestici ad alto consumo specifico e va programmato l’abbandono delle vendite delle lampade a incandescenza.
Per quanto riguarda gli autoveicoli la Commissione europea, vista l’inefficacia degli accordi volontari con le case automobilistiche, ha deciso di imporre limiti vincolanti ai consumi massimi. Nella tabella 2 sono riportati i valori delle emissioni specifiche di carbonio (gCO2/km) relative alle vendite di auto del 2006 e 2007 in Europa e la distanza rispetto all’obbiettivo proposto per il 2012 (130 gCO2/km).
Gli obbiettivi sono differenziati per le diverse Case in base al peso medio dei veicoli venduti, scelta questa criticabile e che penalizza Fiat. La casa italiana dovrà ridurre del 14% le emissioni specifiche per centrare l’obbiettivo, uno sforzo comunque minore rispetto alla riduzione media richiesta del 17%.
Oltre ai miglioramenti tecnologici bisognerà introdurre iniziative coraggiose di governo del
traffico. Sono ormai sei le città europee (Manchester, Bergen, Oslo, Londra, Stoccolma e Milano) che hanno introdotto il «road pricing», il pagamento dell’accesso al centro urbano. Analizzando i risultati dell’esperienza più nota, quella di Londra, si sono evidenziati molteplici effetti positivi: Il traffico in entrata si è ridotto del 14%, e con esso inquinamento e incidenti, l’uso della bicicletta è aumentato del 43% e i 195 milioni ? entrati nelle casse del Comune nell’anno finanziario 2007/8 sono stati reinvestiti per migliorare il trasporto pubblico. La «congestion charge», introdotta nella capitale inglese nel febbraio 2003, ha visto un’estensione dell’area protetta nel 2007, anno in cui i 150.000 automobilisti in ingresso hanno pagato mediamente 11,4 ?/giorno.