Il ruolo dell’aumento dell’efficienza energetico sarà decisivo nei prossimi decenni. L’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia ha esplorato le possibilità di dimezzare le emissioni climalteranti al 2050 (scenario Blue). Una percentuale molto elevata delle riduzioni, il 36%, sarebbe ottenibile secondo questo studio grazie a un aumento dell’efficienza energetica negli usi finali.
Ma come operare per avviare un percorso di così radicali cambiamenti? Le azioni che un Governo motivato e dotato di «visione» potrebbe avviare sono sostanzialmente di tre tipi.
Innanzitutto far crescere la consapevolezza della gravità della situazione, motivare le persone, coinvolgere profondamente operatori privati e istituzioni locali. Senza questa partecipazione corale ogni tentativo di modificare l’attuale modello risulterà perdente. Serviranno campagne di informazione, un’azione forte nelle scuole, strumenti di indirizzo dei comportamenti.
In secondo luogo occorrerebbe una diversa distribuzione delle risorse pubbliche e private. Quindi investimenti mirati a potenziare il trasporto pubblico, la rete ferroviaria e il cabotaggio, a creare una rete ciclabile nazionale, a ripensare il trasporto merci nelle città. Questi esempi riguardano non a caso il settore più critico, quello dei trasporti, ma potrebbero essere estesi ad altri comparti. Un’azione di governo illuminata può inoltre favorire gli investimenti privati in aree considerate strategiche per la gestione del cambiamento. Per esempio stimolando la creazione di un’industria delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile…
In terzo luogo, un Governo motivato e autorevole dovrebbe anche usare in maniera intelligente la leva degli obblighi e dei divieti. Impedire la vendita di elettrodomestici ad alto consumo, chiudere il centro delle città, garantire livelli certi di raccolta differenziata, definire limiti rigorosi nella costruzione degli edifici…
È chiaro che un impegno di tale portata si riscontra solo in presenza di un grave pericolo per la collettività, come una guerra, o a fronte di una forte motivazione ideologica. La prospettiva dell’umanità nei prossimi decenni richiede «l’equivalente morale dell’impegno nei confronti di una guerra» come disse nel 1977 in piena crisi petrolifera il presidente Usa Jimmy Carter. Bisogna sperare che ci si riesca non per un’accelerazione della crisi climatica o di limiti di accesso alle risorse, ma grazie a una maturazione collettiva della consapevolezza sui futuri possibili e della convinzione di riuscire a incidere sugli esiti finali.