In arrivo la «recessione ecologica»

326
Tempo di lettura: < 1 minuto

«Abbiamo nei confronti del pianeta lo stesso atteggiamento dilapilatorio che le istituzioni finanziarie hanno avuto nei mercati. Siamo abituati a pensare nel breve termine mirando ad una crescita materiale e quantitativa ormai insostenibile basata sullo sfruttamento dissennato delle risorse naturali senza alcuna considerazione delle generazioni che abiteranno questo pianeta dopo di noi ? dichiara Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia ?. Gli effetti di una crisi ecologica globale sono persino più gravi del disastro economico attuale».
Le emissioni di anidride carbonica da fonti di energia fossili e il consumo del suolo costituiscono tra le attività umane, quelle che più pesano nel calcolo dell’Impronta Ecologica e che si legano ad una delle maggiori cause di pericolo attuale, ovvero, i cambiamenti climatici. L’analisi dell’Impronta Ecologica, prodotta dal Global Footprint Network, mostra come la biocapacità globale (ovvero, l’area necessaria a produrre le risorse primarie per i nostri consumi e a «catturare» le nostre emissioni di gas serra) è di circa 2,1 ettari globali pro-capite mentre l’Impronta ecologica e cioè il nostro utilizzo delle capacità produttive dei sistemi naturali sale a 2,7 ettari globali pro-capite. Abbiamo quindi un deficit di 0,6 ettari globali pro-capite.
«Continuare ad alimentare il nostro deficit ecologico avrà ripercussioni gravi anche in economia ? ha dichiarato il direttore esecutivo del Gfn, Mathis Wackernagel ?. Il limite della disponibilità delle risorse e il collasso dei sistemi naturali possono far scattare una potente stagflazione (l’incrocio tra stagnazione ed inflazione) con un crollo del valore degli investimenti mentre i costi di cibo ed energia salgono alle stelle».