«Arg nasce come una risposta ad alcune esigenze personali. Chi ha fatto un percorso di studi e/o ha intrapreso un percorso lavorativo nel campo delle scienze ambientali si trova ad interrogarsi sul proprio ruolo rispetto alle diverse questioni ambientali: innanzitutto come ricercatore, ma inevitabilmente anche rispetto a quelle che vengono sentite come chiare responsabilità sociali e territoriali. Dall’esigenza e spinta individuale, Arg cerca di creare di una ?rete?. Rete per collaborare. Rete come messa a disposizione di competenze ed esperienze. Rete che da forza al singolo per continuare nel proprio impegno di chimico ambientale. La costruzione di una rete giovane e ?virtuosa?, può essere una spinta propulsiva anche per il ?vecchio? sistema». Ci fa sapere Andrea Piazzalunga, un altro dei coordinatori di Arg. Questa è la realtà ed il futuro del nostro paese che si incontra anche fra i corridoi di una fiera diventato il santuario del futuro tecnologico ed industriale dell’Italia.
Questa associazione si pone anche come catalizzatrice del confronto scientifico e dello stimolo culturale, al fine di dare voce ai giovani che muovono i primi passi nel mondo della ricerca o che, semplicemente, sono affascinati ed interessati a partecipare ad una esperienza formativa portando i propri preziosi contributi. Questo appuntamento, che negli anni è stato caratterizzato da un elevato profilo scientifico, è un’esperienza forse unica a livello nazionale, sia per l’autonomia del suo sviluppo, sia per la capacità dimostrata nel cogliere gli aspetti cardine del dibattito scientifico.
Il ragionamento che articola la convention si sviluppa attorno al senso che ha oggi fare ricerca, sviscerando l’attività scientifica nelle sue forme e strutture, dagli obiettivi che un ricercatore deve porsi, sino agli strumenti di cui deve dotarsi per raggiungere buoni risultati.
È quindi un segnale significativo, in un periodo come quello che stiamo attraversando, che acquisisce un’importanza strategica e costituisce un’intuizione lungimirante la disponibilità a creare le condizioni affinché il mondo accademico esca dalle torri d’avorio, in cui spesso ha trovato rifugio, ed abbia il coraggio di porre al centro tematiche difficili.
Oggi l’accademia italiana sembra aver perso quel ruolo, che storicamente aveva, di guida culturale del Paese, il dibattito scientifico trova difficoltà ad essere condiviso, il metodo scientifico si trova spesso in difficoltà nel confronto con posizioni politiche pregiudiziali e il sapere scientifico è letto in contrapposizione rispetto ad altri saperi.