Il denaro non è ricchezza

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Un sistema economico fondato sulla crescita del Pil ha bisogno di sostituire progressivamente i beni (che non lo fanno crescere) con le merci (che lo fanno crescere), inducendo a credere che queste sostituzioni costituiscano miglioramenti della qualità della vita. Chi produce beni non ricava denaro dalla sua attività e non può comprare merci, mentre chi smette di produrre beni per produrre merci riceve un compenso monetario con cui può acquistare merci in sostituzione dei beni che non produce più. Se si è convinti che il denaro sia la misura della ricchezza, questo passaggio diventa desiderabile e si identifica con il progresso, anche se in realtà comporta peggioramenti nelle condizioni di vita. Cosa ha motivato i flussi migratori dalle campagne alle città che hanno accompagnato e accompagnano la crescita del Pil, se non l’identificazione della ricchezza col denaro?

Un sistema economico libero dall’obbligo della crescita produce sotto forma di beni tutto ciò che prodotto sotto forma di merce comporterebbe peggioramenti qualitativi, limitandosi a produrre sotto forma di merce soltanto ciò che non può essere autoprodotto sotto forma di bene.
Un vasetto di yogurt comprato, prima di raggiungere la mensa del consumatore percorre qualche migliaio di chilometri, quindi contribuisce alla crescita dei consumi di fonti fossili e dell’effetto serra; produce tre tipologie di rifiuto: carta, plastica e alluminio; ha bisogno di sostanze conservanti che spesso uccidono i fermenti lattici riducendo il suo valore nutrizionale; incorpora nel prezzo di vendita oltre i costi di trasporto e confezionamento, i costi di produzione industriale, di intermediazione commerciale e pubblicitari. Uno yogurt autoprodotto non deve essere trasportato, non produce rifiuti, è ricchissimo di fermenti lattici vivi e, non richiedendo nessun costo oltre quello del latte, ha un prezzo inferiore di due terzi. Contribuisce alla decrescita del Pil, ma è qualitativamente migliore, migliora la qualità ambientale riducendo le emissioni climalteranti e i rifiuti, richiede meno denaro per soddisfare lo stesso fabbisogno alimentare e, di conseguenza, permette di lavorare meno e di avere più tempo per sé. La decrescita indotta dall’autoproduzione dei beni è anche fattore di felicità.