Amianto – Nel 2015 il boom di malati

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Le tonnellate d’eternit censite sono ancora tantissime, ma non c’è concordanza sui numeri. C’è chi parla di 120 milioni di m2 e chi di 2 miliardi di m2. Ad oggi sono stati rimossi e sostituiti con pannelli fotovoltaici 4 milioni di m2 e nei prossimi mesi è prevista la bonifica di 120mila m2 che svilupperanno 15 MW di energia pulita

«Il colorito di Pati non era più scuro e argilloso, bensì di un pallore simile alla sabbia degli arenili. Nelle orbite magre si leggevano i suoi anni al ternitti. L’istituto di medicina aveva pronosticato che marinai, operai, minatori italiani che avevano pranzato con asbesto e crisotile tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta si sarebbero ammalati entro il 2015».

Mario Desiati da Martina Franca racchiude in queste parole l’avventura dei tanti pugliesi che andarono al nord e alla Svizzera a cercare fortuna, ma trovarono l’asbesto.

La peste è un male democratico e puntuale, non dà scampo, la spartisci con gli alleati e coi nemici. L’asbestosi era una peste non democratica, si era presa i disgraziati che avevano lavorato con l’amianto e non i suoi padroni che ci avevano campato, ma era pur sempre una peste, perché la peste la condividi, sai che se colpisce un tuo compagno, un tuo vicino, arriverà senza scampo, anche da te, ti dà una scadenza precisa.

In realtà l’asbestosi non ha colpito soltanto chi lavorava con l’amianto ma anche tante donne, mogli e figlie che in fabbrica non ci avevano mai messo piede. Le fibre di asbesto gli uomini le portavano a casa inconsapevolmente e le concedevano democraticamente al respiro delle compagne. Di asbestosi e mali correlati si è parlato in un convegno dal titolo «Eternit countdown: dodici mesi per eliminare la piaga dell’amianto? La straordinaria opportunità del conto energia» alla XV edizione di Ecomondo presso la Fiera di Rimini.

La ricognizione sui risultati della campagna Eternit Free, promossa da AzzeroCO2 e Legambiente diciotto mesi fa, è stato il momento per presentare gli esiti di uno studio, che ha messo in rilievo quanto l’amianto abbia colpito e quanto ancora colpirà, perché, parafrasando Desiati, coloro che avevano pranzato con asbesto e crisotile tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta si sarebbero ammalati entro il 2015. In effetti è emerso che il 2015 sarà l’anno in cui si raggiungerà l’apice delle morti dovute all’inalazione delle fibre uncinate.

Intanto le tonnellate d’eternit censite sono ancora tantissime, ma non c’è concordanza sui numeri. C’è chi parla di 120 milioni di m2, ma come è evidente le stime sono sempre al ribasso, qualcuno azzarda e parla di 2 miliardi di m2 di eternit sparsi in lungo e in largo per lo stivale. Ad oggi sono stati rimossi e sostituiti con pannelli fotovoltaici 4 milioni di m2 e nei prossimi mesi è prevista la bonifica di 120mila m2 che svilupperanno 15 MW di energia pulita.

«Dopo un monitoraggio della presenza di eternit su scala regionale – ha dichiarato Andrea Poggio vice presidente di Legambiente – si è cominciato a unificare le metrature per aggredire il problema della bonifica attraverso i gruppi d’acquisto».

Questa strategia ha permesso e permetterà di risolvere il problema dei piccoli interventi di bonifica che altrimenti sarebbero troppo esosi. La Puglia è tra le quattro regioni che hanno aderito alla campagna Eternit Free e ad oggi grazie ai fondi disponibili nel IV Conto Energia si sta procedendo a ripulire tetti di capannoni industriali e agricoli dalle onduline di eternit.

«Purtroppo – continua Poggio – per quanto ci siano gli incentivi per rimuovere l’eternit e installare i pannelli fotovoltaici sui tetti industriali e agricoli, la percentuale di pannelli installati a terra è ancora di gran lunga maggiore».

Pratica che toglie terreno all’agricoltura e abbruttisce il paesaggio, aggiungeremmo.

A proposito del IV Conto Energia, le previsioni fatte sono state superate abbondantemente. Quindi si potrebbe verificare a breve uno stallo degli interventi programmati dovuto alla carenza di finanziamenti.

Dunque facendo il punto dell’attuale situazione potremmo sintetizzare così: monitoraggi praticamente inesistenti sul territorio nazionale (soltanto alcuni Comuni hanno fatto un censimento serio), carenza di fondi disponibili nel IV Conto Energia, casi di mesotelioma e altri mali correlati in costante crescita con attesa di picco al 2015. Gli ultimi dati del Cnr parlano chiaro: al 2004 i casi censiti di mesotelioma sono stati 9.166, di cui 3.066 sono stati esposti, cioè hanno lavorato in ambienti in cui erano direttamente a contatto, di questi 2.773 erano uomini e 293 donne. In famiglia invece la piaga colpiva più donne che uomini: 251 contro 50. E poi ci sono i morti di mesotelioma da esposizione ignota, che complessivamente superavano il migliaio di unità, di cui 540 uomini e 479 donne.

Le stime abbiamo detto non sono veritiere, quello che si conosce di certo è una mappa di città e di paesini che sono segnalati come siti pericolosi, tra questi ci sono Bari e Taranto. E peggio di tutti, sta la Sardegna.

Ma comunque qualche passo in avanti con questa campagna si è iniziato a fare. Se pensiamo che in Italia soltanto dal 1992 la produzione di materiali in acciaio-cemento è stata messa al bando, possiamo soltanto sforzarci di immaginare (vista la scarsità di dati certi) la quantità di edifici costruiti con materiali cancerogeni nei quali viviamo quotidianamente.