Sulla base dei costi attualizzati, la costruzione e l’operazione di nuove centrali nucleari sono economicamente vantaggiose nella maggior parte dei casi; tuttavia i governi che desiderano incoraggiare l’investimento in centrali nucleari devono adoperarsi per limitare i rischi finanziari associati alle procedure di autorizzazione e di pianificazione e quelli che la comunità finanziaria associa alla gestione delle scorie radioattive e alla disattivazione degli impianti.
Una comparazione internazionale del 2005 dei costi attualizzati della produzione di elettricità da centrali nucleari, a carbone e a gas ha mostrato che la soluzione nucleare è competitiva rispetto a carbone e gas, in modo più o meno netto a seconda delle particolari circostanze locali. Dal tempo di quello studio i prezzi del petrolio sono aumentati (si pensi che il costo del barile di petrolio nel Giugno 2008 ha raggiunto la cifra record di 150 US$) e i prezzi degli altri combustibili fossili stanno seguendo la stessa tendenza. Il costo dell’uranio peraltro non rappresenta che il 5% circa del costo totale di produzione dell’elettricità da fonte nucleare.
La sfida economica nel caso dell’energia nucleare riguarda il finanziamento dell’investimento iniziale (costo della struttura più attivazione del reattore) piuttosto che i costi attualizzati della produzione di elettricità. Infine il miglioramento della disponibilità delle centrali, l’aumento della potenza delle centrali e il rinnovo delle autorizzazioni di esercizio hanno permesso in molti casi di aumentare ulteriormente il ritorno sugli investimenti nel settore nucleare. In media nel mondo la disponibilità delle centrali nucleari è migliorata del 10% negli ultimi quindici anni per raggiungere oggi un valore di 83%. La potenza di numerose centrali è stata aumentata, a volte fino al 20% e numerosi reattori hanno visto rinnovata la loro licenza di esercizio da 40 a 60 anni.