In Calabria parte il monitoraggio della pietra verde del Reventino

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Questo minerale rappresenta un caso di studio da estendere a tutto il territorio regionale, eventualmente interessato dalla presenza di amianto nei siti naturali e non

Un progetto pilota che, partendo da Decollatura ed interessando tutta l’area del Reventino, possa essere esteso al territorio regionale, per censire e monitorare i siti contenenti amianto, valutando il rischio sulla salute pubblica.
È questo l’obiettivo che l’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria), intende raggiungere con l’avvio di un tavolo tecnico con gli enti, a vario titolo interessati, la cui prima riunione operativa si è tenuta martedì scorso nella sede centrale dell’agenzia ambientale calabrese. L’istituzione del tavolo tecnico, voluta dal Commissario Arpacal, dott. Domenico Lemma, e presieduto dal direttore scientifico, dott. Antonio Scalzo, rappresenta il passo successivo del percorso predisposto dall’assessore regionale all’Ambiente, on.le Diego Tommasi che, in un pubblico dibattito svoltosi recentemente a Decollatura, aveva chiesto l’attivazione di «un meccanismo di interforze per la messa in sicurezza della popolazione, elaborando un sistema di monitoraggio per dare risposte alla comunità».

Oltre ai dirigenti e tecnici dell’Arpacal, erano presenti alla riunione, rappresentanti delle istituzioni e delle principali associazioni del territorio, tra cui il dott. Nicola Cucci, del Corpo Forestale dello Stato, il maresciallo Paolo Michele Pieto, della Compagnia dei Carabinieri di Soveria Mannelli, la dott.ssa Serinuccia Procopio, dell’assessorato all’ambiente della Provincia di Catanzaro, il dott. Michele Rizzo, sindaco di Platania, e Claudio Marasco e Raffaella Perri, dell’associazione Agorà di Decollatura.
«Tra i compiti istituzionali dell’Arpacal ? ha affermato il direttore scientifico, Scalzo ? vi è quello del censimento e monitoraggio dello stato dell’ambiente, in tutte le sue matrici, ed è per questo che il caso della pietra verde del Reventino rappresenta un caso di studio da estendere a tutto il territorio regionale, eventualmente interessato dalla presenza di amianto nei siti naturali e non. È per la valenza di questo progetto che abbiamo invitato gli enti interessati a vario titolo, per sgombrare ogni equivoco: è sicuramente necessario colloquiare con le istituzioni, per definire linee guida condivise, ma l’obiettivo da raggiungere è di trarre risultati tecnico-scientifici imparziali per descrivere l’effettiva situazione in cui versa quel territorio, e quali effetti possono essere prodotti sulla salute pubblica».

A spiegare la fase operativa che interesserà una squadra di tecnici dell’Arpacal, è stato il dirigente Arpacal, dott. Francesco Falco. Due saranno le fasi operative che si svilupperanno parallelamente. La prima, riguarderà l’inquadramento geologico, mineralogico, petrografico del territorio, per studiare l’effettivo stato in cui si trova il comprensorio oggetto di studio. Parallelamente, la seconda fase interesserà la valutazione nell’immediato del rischio provocato sulla popolazione, attraverso monitoraggi, analisi e campionamenti di aria e acqua, censimenti di tutte le cave presenti sul territorio. «L’aspetto più delicato ? ha commentato Falco ? è che il materiale è stato usato in questi anni come inerte per la realizzazione di strade interpoderali ma anche come impasto cementizio». Per controllare e analizzare il territorio, il gruppo di lavoro dell’Arpacal, che ha chiesto la collaborazione degli enti a vario titolo interessati, opererà nella prima metà di maggio provvedendo alla raccolta di rilievi cartografici per «fotografare» al meglio lo stato dei luoghi e, eventualmente, anche la sua evoluzione nel corso degli anni. I primi rilievi interesseranno, comunque, le scuole e gli asili, dove si concentra la popolazione giovanile.

Il sindaco di Platania, Michele Rizzo, dopo aver descritto la storia delle cave del territorio, ha messo a disposizione le strutture del Comune per ogni attività utile al progetto. Stessa disponibilità è stata manifestata dai presenti, in rappresentanza degli enti interessati. Claudio Marasco, dell’associazione Agorà, nel plaudire all’iniziativa tecnico-scientifica, ha però lamentato il ritardo delle istituzioni nel rispondere, in questi anni, alle diverse segnalazioni provenienti dal territorio. «Non avevamo dubbi sulla disponibilità degli enti ? ha concluso i lavori Scalzo ? e su questa direttiva lavoreremo per dare risposte certe al territorio, consolidando l’esperienza nel Reventino per esportarla a tutto il territorio regionale».