Il deserto dopo il mais per… carburanti

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L’eccessivo uso di fertilizzanti e fitofarmaci chimici per le monocolture di mais sta salinizzando i terreni e in alcuni casi li sta avviando verso la completa sterilità. Per produrre un litro di biocombustibile possono servire oltre 2.000 litri di acqua

Da anni il Brasile, ma da qualche tempo anche gli Stati Uniti, hanno sottratto alla produzione di alimenti per l’uomo, migliaia e migliaia di ettari di terre fertili per produrre la cosiddetta benzina verde dal mais. Ora si scopre che l’eccessivo uso di fertilizzanti e fitofarmaci chimici per le monocolture di mais sta salinizzando i terreni e in alcuni casi li sta avviando verso la completa sterilità.

La prova inconfutabile si trova già  nel Golfo del Messico dove molte aree prima fertili sono diventate deserto. Ma i ricercatori dell’Università del Minnesota, in un recente studio da loro pubblicato su Environmental Science and Technology, hanno anche fatto notare che la produzione di etanolo accelera il fenomeno dell’effetto serra per l’alta emissione di biossido di azoto, un gas serra rilasciato dai batteri che prosperano nelle coltivazioni forzate di mais molto ricche di azoto. Non solo, ma si è evidenziato un problema tenuto nascosto fino a poco fa ai mass media di tutto il mondo dagli industriali che producono la benzina verde: per produrre un litro di biocombustibile possono servire oltre 2.000 litri di acqua: una quantità tre volte maggiore del previsto, uno schiaffo morale e non solo al problema della carenza d’acqua nel pianeta. In conclusione i ricercatori del Minnesota hanno detto: «Il rischio è che, alla fine, l’energia generata dall’etanolo sia minore di quella necessaria per produrlo».

(Fonte Accademia Kronos)