Il Catasto degli Elettrodotti della Regione Toscana (Cert) è frutto di una collaborazione tra l’Arpa Toscana e l’Istituto di Fisica Applicata «Nello Carrara» (Ifac) del Consiglio Nazionale delle Ricerche
(Cnr), finalizzata a impiantare presso ArpaT il nucleo del catasto delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici a frequenza industriale previsto dalla legge 22 febbraio 2001, n. 36
(legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) e nel contempo a dotare ArpaT degli strumenti necessari non solo alla gestione del catasto stesso, ma anche al suo utilizzo «al fine di rilevare i livelli dei campi stessi nel territorio regionale, con riferimento alle condizioni di esposizione della popolazione», come la legge prevede. La collaborazione tra ArpaT è avviata il 1° settembre 2003. In base a quanto in essa previsto, il Sistema Informativo Regionale Ambientale della Toscana (Sira) e le sezioni ArpaT di Fisica Ambientale di Firenze e di Pisa collaborano con l’Ifac allo scopo di definire, attivare ed iniziare a popolare il catasto e sviluppare e collaudare gli strumenti di base per il suo utilizzo. In questa collaborazione, Ifac ha messo a disposizione l’esperienza acquisita nell’ambito di progetti di ricerca nazionali ed i prodotti precedentemente sviluppati per proprio uso interno, mentre ArpaT, oltre a farsi carico di un contributo economico, partecipa con le sue varie componenti all’attività scientifica, sia orientando le scelte tecniche sulla base dei propri obiettivi e delle proprie esigenze, sia condividendo le proprie competenze interne in tema di archiviazione dati, cartografia numerica e strumenti Gis.
L’attuale architettura di Cert punta ad assolvere compiti tanto di tipo descrittivo generale, quanto di supporto ai programmi per la valutazione dell’intensità dei campi. Le strutture dati in esso definite permettono infatti di tenere in linea, per ciascun elettrodotto inserito in archivio, le informazioni necessarie alla costruzione di un modello numerico in grado di:
? rappresentare accuratamente la posizione dell’elettrodotto sul territorio, attraverso la memorizzazione delle coordinate geografiche di tutti i suoi sostegni;
? collocare con precisione nello spazio 3D ogni singolo conduttore, descrivendo anche lo sviluppo della rispettiva curva catenaria; questo richiede che si conservino in archivio sia la posizione dei punti di sospensione per ciascuna tipologia di sostegno (nel modo illustrato in figura, dove è mostrata la definizione della posizione dei punti di sospensione per una diffusa tipologia di sostegno 380 kV semplice terna), sia il parametro di tesatura meccanica della catenaria stessa;
? rappresentare in dettaglio il cablaggio e le altre caratteristiche elettriche di ciascuna campata.
I dati conservati nell’archivio Cert offrono il pieno supporto ad una procedura di calcolo capace di produrre – interfacciandosi anche con la cartografia digitale dei luoghi interessati e con il relativo modello 3D del terreno – una valutazione realistica e dettagliata della distribuzione dell’intensità del campo magnetico disperso nell’ambiente da un sistema di elettrodotti comunque complesso. Oltre alla completezza del modello adottato (che garantisce un’elevata accuratezza dei risultati), un punto di forza della procedura risiede nelle molteplici modalità di rappresentazione dei risultati. Tra queste merita di essere citata, per la sua immediatezza e comprensibilità, la rappresentazione sotto forma di curve isocampo e contour map direttamente inserite nella cartografia digitale del territorio. Le curve isocampo sono linee che uniscono i punti in cui la procedura fa prevedere uno stesso predefinito valore di induzione magnetica, mentre una contour map è la mappa che si ottiene colorando con colori differenti (fissati convenzionalmente) le aree di territorio racchiuse e delimitate dalle varie curve isocampo: in questo modo, una determinata colorazione indica che la procedura fa prevedere in quell’area un livello di induzione magnetica compreso tra due valori determinati, assegnati alle curve isocampo che la delimitano. Accanto a questa procedura, sono state realizzate anche applicazioni dedicate al popolamento dell’archivio, alla sua consultazione, alle verifiche di consistenza interna e ad una serie di funzionalità accessorie. Tra i criteri generali che hanno guidato la realizzazione delle varie procedure ed applicazioni ricordiamo:
? La definizione di una architettura normalizzata (di tipo client-server con protocollo Tcp/Ip), che mette a disposizione degli sviluppatori una modalità omogenea, affidabile e flessibile, per l’accesso ai dati da parte dei programmi utente da qualunque postazione collegata via rete col server che ospita l’archivio; i programmi possono essere basati su piattaforme software commerciali o realizzati in proprio con qualsiasi linguaggio di programmazione; librerie specifiche che facilitano la programmazione sono state sviluppate per Visual C++ e Visual Basic.
? Il ricorso ad un approccio scalabile, inteso come possibilità di riempire ed utilizzare gli archivi con differenti livelli di dettaglio ed accuratezza, a seconda della disponibilità dei dati o del tempo per reperirli ed inserirli.
? La standardizzazione dei formati dei file di interscambio delle informazioni e l’adozione di soluzioni mirate a favorire l’integrazione con gli strumenti cartografici e Gis di più comune impiego presso ArpaT, come AutoCAD e ArcView.
Una fase significativa dell’attività svolta ha riguardato la validazione della procedura di calcolo, per compiere la quale si sono scelti alcuni siti con caratteristiche particolari (in prossimità di campate fortemente rampanti, di incroci di elettrodotti, di campate lunghe con catenarie molto lasche), presso i quali l’induzione magnetica è stata sia calcolata col programma sviluppato sia misurata con adeguata strumentazione. Dal confronto dei risultati è stato possibile ricavare importanti indicazioni sul comportamento della procedura di calcolo in differenti situazioni. La validazione ha rappresentato un’occasione utile non solo a mettere alla prova la procedura in sé, ma anche a far emergere l’esigenza di disporre di nuove funzionalità, a cui si è cercato di rispondere sviluppando strumenti in grado di facilitare il lavoro «sul campo».
L’attività svolta in seno alla Convenzione ArpaT-Ifac ha visto impegnato un gruppo di lavoro a cui hanno contribuito Daniele Andreuccetti, Alessandro Agostini e Nicola Zoppetti per l’Ifac, Roberto Fossi, Nicola Colonna, Cinzia Licciardello e Maria Luisa Diana per l’ ArpaT.
(Fonte Arpa Toscana)