L’isola di calore urbano ininfluente sul riscaldamento globale

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«Per combattere il riscaldamento climatico globale – commentato il direttore della Rivista Enea – non ci sono scorciatoie né di tipo negazionistico, né basate su avveniristici, quanto impraticabili, progetti di geo-ingegneria. Bisogna semplicemente ridurre le emissioni di gas serra»

I dati storici rilevati dalle stazioni meteorologiche e climatologiche di tutto il mondo per analizzare e studiare gli andamenti climatici globali e regionali erano stati, in passato, spesso contestati perché non rappresentativi della realtà. Gran parte di essi, infatti, proveniva da stazioni di osservazioni ubicate in prossimità di aree urbane o aree comunque abitate. La contestazione era basata sul fatto che le aree urbane sono più calde delle zone rurali circostanti e producono la nota «isola di calore». Di conseguenza, il riscaldamento climatico globale, secondo tali contestazioni, era stato di molto amplificato, nonostante le tecniche matematiche e statistiche di filtraggio di tali dati che i climatologi avevano usato. Anzi erano state contestate pure queste tecniche di filtraggio perché manipolavano arbitrariamente i dati.

Nonostante fossero stati usati metodi sempre più raffinati di controllo della rappresentatività e affidabilità dei dati climatici e ricerche sperimentali di conferma, attraverso diversi indicatori climatici, il dubbio che, in qualche modo, l’isola di calore urbano introduca un errore sistematico nelle valutazioni climatiche, viene ogni tanto insinuato dai negazionisti dei cambiamenti del clima per screditare i risultati delle ricerche sul clima e perfino gli scienziati che se ne occupano.

Recentemente, un gruppo di ricercatori della Stanford University in California, con una ricerca i cui risultati saranno pubblicati sul prossimo numero del «Journal of Climate», ma che sono già disponibili in «preview» sul sito web della Stanford University, ha deciso di porre fine a polemiche e insinuazioni di scorrettezza dei climatologi e, per la prima volta, nelle attività di ricerca climatica, ha determinato esattamente quanto è l’impatto dell’isola di calore sul clima e quanto pesa il contributo dell’isola di calore sul riscaldamento climatico globale.

Per procedere a questa quantificazione, i ricercatori hanno raccolto ed elaborato a livello globale i dati sulle caratteristiche dei suoli, l’uso del suolo e l’albedo della superficie terrestre, hanno poi inserito i dati delle caratteristiche urbanistiche delle città, degli insediamenti industriali e delle diverse infrastrutture di trasporto. Questo censimento ha permesso di verificare innanzitutto che nel 2005, appena lo 0,128% della superficie terrestre era urbanizzata, metà della quale, però, era provvista anche di giardini, parchi pubblici e altra vegetazione urbana. Elaborando tutti questi dati su un periodo di 20 anni, il risultato sorprendente cui sono giunti i ricercatori è che l’effetto dell’isola di calore urbana influisce sul riscaldamento climatico per una percentuale compresa fra il 2% e il 4%, cioè per valori talmente bassi da potersi considerare trascurabili in prima approssimazione.

Ma, si sono ottenuti anche altri risultati interessanti come il fatto che circa il 18% del riscaldamento climatico globale è attribuibile alle polveri nere (fuliggine, polveri carboniose, incombusti, ecc.) provenienti dalla combustione di combustibili fossili e che il 79% del riscaldamento climatico «netto» globale osservato è originato dai gas serra e da tutte le altre emissioni che hanno effetti termici in atmosfera. Per riscaldamento climatico «netto» si intende la differenza tra il riscaldamento totale causato dai gas serra ed il raffreddamento totale causato soprattutto dagli aerosol «bianchi» cioè da gas e polveri di origine sia naturale, sia antropica (solfati, nitrati, ecc.) che riflettono e diffondono la radiazione solare riducendo la temperatura dell’aria.

Due le conclusioni generali di questa poderosa ricerca. La prima è che la perturbazione termica introdotta dall’isola di calore urbano è molto piccola e ininfluente sul riscaldamento climatico globale. La seconda è che anche se tutte le città del mondo fossero totalmente coperte di tetti bianchi riflettenti per eliminare l’isola di calore, come ipotizzano certi progetti fantasiosi (e molto costosi) di geo-ingegneria, il risultato sarebbe altrettanto irrilevante per diminuire il riscaldamento climatico globale.

«Per combattere il riscaldamento climatico globale – ha commentato il direttore della Rivista Enea, che è anche climatologo – non ci sono scorciatoie né di tipo negazionistico, né basate su avveniristici, quanto impraticabili, progetti di geo-ingegneria. Bisogna semplicemente ridurre le emissioni di gas serra e imboccare, in modo costruttivo, la strada della “green economy” svincolandosi dall’uso di combustibili fossili».

(Fonte Enea-Eai)