L’incubo di Darwin a Cinemambiente

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Un documentario d’inchiesta dai toni duri che s’interroga sulla misteriosa introduzione della Tinca del Nilo nelle acque del lago Victoria, in Tanzania

Domani alle 21 presso la sala conferenze ultimo appuntamento della rassegna curata dal Festival Cinemambiente all’interno delle attività del Museo regionale di scienze naturali di Torino.

Tema estinzione per la serata conclusiva della rassegna cinematografica torinese. Per l’occasione, sarà proiettato il film di Hubert Sauper «L’incubo di Darwin» (2004). Un documentario d’inchiesta dai toni duri che s’interroga sulla misteriosa introduzione della Tinca del Nilo nelle acque del lago Victoria, in Tanzania.

Negli anni 60, infatti, si decise di introdurre sperimentalmente questo pesce predatore nel microcosmo del lago Victoria, causando l’estinzione quasi totale dei pesci locali. Le conseguenze di questa interferenza nel mondo naturale furono molteplici. Da un lato si è dato un notevole impulso allo sviluppo economico locale che, per sopperire alle richieste di pregiati filetti di tinca provenienti da tutta Europa, ha dovuto dotarsi di un sistema industriale, con conseguente aumento della produttività locale.

Il benessere di cui però avrebbe dovuto godere la popolazione della Tanzania è contraddetto dalle immagini presenti nel film: bambini abbandonati e drogati, gente che vive di elemosina, traffici illeciti e prostituzione, malattie. Eppure, mentre miseria, fame e malattie dilagano, la richiesta di questa pregiata specie ittica aumenta. A Mawanda, sulle sponde del lago, atterrano continuamente cargo per caricare il pesce da esportare.

Attraverso interviste a pescatori, proprietari di fabbriche per la lavorazione del pesce, ministri africani e piloti russi, il regista cerca di fare chiarezza sul reale contenuto di questi cargo. L’ipotesi, non certa ma molto probabile, è che gli aerei non arrivino vuoti ma carichi di «meraviglie»: armi, munizioni e persino carri armati per rifornire i molteplici focolai di guerra sparsi per tutta l’Africa.

L’inchiesta, condotta in modo semplice e schietto, senza alcuna spia o telecamera nascosta, coinvolge boss locali, personaggi pubblici e prostitute senza distinzione di sorta. Il risultato è agghiacciante e toccante. Sauper non è certo uno storico ma, utilizzando il cinema come microscopio per analizzare la realtà, cerca di gettare luce su uno dei tanti misteri che avvolgono la nostra società e spinge lo spettatore a porsi interrogativi a cui è necessario dare una risposta.