Un fiume di film a Campo Ligure

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All’interno della rassegna «In mezzo scorre il fiume», spazio anche a tre pellicole centrate sull’ambiente, per ricordare che un futuro sostenibile è possibile

Lanona edizione del festival «In mezzo scorre il fiume», organizzata a Campo Ligure dalla comunità montana Valli Stura e Orba, quest’anno presenta una novità. Si tratta di tre documentari, in programmazione rispettivamente il 3, 10 e 17 novembre, promossi dall’Associazione Melisandra, dall’Ong Cospe, dall’Associazione Fairwatch e da Legambiente Liguria. Le storie ambientate in Camerun, Mali e Filippine rivivono sul grande schermo per stimolare la riflessione su alcuni problemi cruciali del nostro tempo.

BIKUTSI WATER BLUES – L’ACQUA DELLA POVERTA’ (Jean Marie Teno). Uno dei problemi più allarmanti dei giorni nostri è la scarsità delle risorse idriche. Un bene prezioso come l’acqua, da cui dipende la vita umana sotto ogni suo aspetto, deve essere tutelato e preservato. Eppure esistono parti del mondo in cui l’acqua è una rarità, un privilegio. In Africa, ad esempio, non mancano conflitti armati per il controllo delle poche risorse idriche disponibili. In Camerun, dov’è ambientata la pellicola, l’acqua non manca ma diventa veicolo di diffusione di epidemie e malattie gravi. A metà tra fiction e documentario, questo film cerca di dar voce al popolo camerunense attraverso interviste e canzoni accompagnate dal ritmo del bikutsi, la danza Beti camerunense.

FARAW, une mère des sables – Una madre delle sabbie (Abdolulaye Ascofar). Zamiatou è una donna dall’incredibile coraggio. Madre di due figlie e moglie di un uomo paralizzato, vive con la sua famiglia nel deserto del Mali. La sua vita è un inferno, tra la desertificazione del Shael, l’emarginazione a cui sono costrette le minoranze etniche, la presenza discontinua della cooperazione internazionale. Zamiatou non può risolvere problemi decisamente al di fuori della sua portata, ma vive la sua misera vita con una grande forza di volontà e dignità. Nel film, lo spettatore osserva esterrefatto la giornata di questa donna votata alla faticosa ricerca della sopravvivenza. Un viaggio nella miseria e nel dramma di una famiglia, che diventa metafora del dolore di un intero continente.

BATAD (Benji Garcia). Ag-Ap è un giovane filippino figlio di coltivatori di riso a Batad, la suggestiva regione dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Ag-Ap è stufo di vivere solo in funzione di una ciotola di riso al giorno: sogna di vivere una vita diversa da quella dei suoi genitori, una vita in cui desiderare un paio di scarpe non è un’utopia. Le agognate scarpe, però, saranno qualcosa di più per Ag-Ap, serviranno a migliorare la situazione delle sua famiglia, a procurare cibo e ad assicurare gli studi di sua sorella.