Più peso agli scienziati nella politica europea della ricerca

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Uno dei principali obiettivi di ScienceEurope sarà quello di costruire e far funzionare effettivamente la «European Research Area» (Era), da lungo tempo istituita dalla Ue, ma non ancora operativa, al fine di permettere ai ricercatori di muoversi oltre i confini nazionali, portando con sé il bagaglio delle loro ricerche e dei relativi finanziamenti

ScienceEurope (SE) è il nome della nuova organizzazione non governativa, con sede a Bruxelles, che intende essere, non solo l’unica voce della scienza in Europa, ma anche una voce abbastanza forte da farsi sentire dai decisori politici europei. Una voce sola e forte è l’unico modo perché le raccomandazioni degli scienziati si traducano in atti politici coerenti e, viceversa, perché le decisioni politiche siano basate, quando necessario, su conoscenze scientifiche e tecnologiche che gli scienziati mettono a disposizione.

ScienceEurope non è in realtà qualcosa di nuovo perché nasce dalla fusione di due altre organizzazioni scientifiche: una è la Esf (European Science Foundation) con sede a Strasburgo, dove i Paesi Ue sono rappresentati dai loro maggiori Enti di ricerca scientifica (l’Italia è rappresentata da Cnr e Ifn), l’altra è l’Eurohorc (European Heads of Research Councils) che ha sede a Berna, dove i Paesi Ue sono rappresentati dai presidenti degli Enti di ricerca finanziatori della ricerca europea (l’Italia è rappresentata dai Presidenti di Cnr, Enea e Infn). Queste due associazioni non sono poi così diverse fra loro perché perseguono obiettivi e strategie molto simili, hanno quasi gli stessi membri, i quali nella maggior parte dei casi sono anche i maggiori finanziatori della ricerca.

Con la costituzione ufficiale di ScienceEurope (il 21 ottobre 2011 a Berlino), cessa di esistere Eurohorc, mentre l’Esf ridurrà progressivamente le sue attività e i suoi impegni fino a cessarle nel giro di qualche anno. ScienceEurope, che ha anche il mandato di parlare a nome e per conto dei suoi membri (ruolo che non era possibile per Esf mentre era limitato per Eurohorc), deve riorganizzare tutti i settori scientifici, con le rispettive priorità e obiettivi di lungo periodo e definire comuni strategie, linee integrate di intervento, azioni e priorità delle azioni. Per fare tutto questo sarà necessario definire, quanto prima dall’attuale «Pilot Office», un adeguato piano mettendo insieme la vasta moltitudine delle attività scientifiche che sono svolte in Europa da una pluralità di Università e di Enti di ricerca. E il piano dovrà tener conto anche di quanto succede, nella ricerca internazionale al di fuori dell’Europa in termini di obiettivi, programmi e attività scientifiche.

Uno dei principali obiettivi di ScienceEurope sarà quello di costruire e far funzionare effettivamente la «European Research Area» (Era), da lungo tempo istituita dalla Ue, ma non ancora operativa, al fine di permettere ai ricercatori di muoversi oltre i confini nazionali, portando con sé il bagaglio delle loro ricerche e dei relativi finanziamenti. Ovviamente si dovranno uniformare anche le carriere e le posizioni lavorative, in modo che le loro prospettive di sviluppo professionale non cambino cambiando Paese europeo.

Siccome la gestione dei fondi europei per la ricerca è eseguita solo in minima parte dalla Commissione europea, ma demandata a una pluralità di istituzioni dei paesi membri, ScienceEurope, garantendo un miglior coordinamento delle collaborazioni e un’adeguata rappresentatività degli operatori della ricerca, potrà porsi come organizzazione di gestione integrata e più efficiente delle risorse finanziarie e di bilanciamento nell’assegnazione dei fondi per la ricerca per obiettivi e per Paesi.

(Fonte Enea-Eai)