Il 16 settembre si apre ufficialmente la stagione venatoria: il piccolo esercito delle doppiette potrà quindi «divertirsi» andando in giro per le nostre campagne ad uccidere la fauna selvatica già stremata dai recenti incendi e dalla siccità. A nulla è valso l’allarme e la richiesta di stop alla caccia lanciati da organismi scientifici e dalle associazioni (non solo quelle del mondo animalista e ambientalista), per la morte di decine di milioni di animali deceduti nei roghi o in seguito alla terribile di questa estate. Siccità che ha irrimediabilmente distrutto preziosissimi habitat, con gravissime ripercussioni anche sulle popolazioni degli uccelli migratori.
L’Europa, però, vuole andare a fondo nel mare delle irregolarità del nostro Paese, che viola la direttiva comunitaria «Uccelli» perché consente ancora di sparare a ben 19 specie che versano in forte sofferenza e che, per adempiere i nostri obblighi prioritari, dovremmo tutelare per proteggere la biodiversità. È lo stesso commissario europeo all’ambiente, Potocnik, ad aver avviato in questi giorni una verifica relativa alla situazione del nostro Paese che, tra le imbarazzanti «prese di posizione» per la tutela della fauna selvatica da parte dei Ministeri e del Governo e lo «scarica-barile» di una materia di rilevante interesse nazionale alle regioni (la conservazione della fauna e della biodiversità è un dovere dello Stato sancito dalla Costituzione), nulla ha fatto e nulla continua a fare per fermare questa drammatica e vergognosa situazione.
Le regioni, pressate dalle lobby economiche che si nascondono dietro il sempre più esiguo mondo venatorio, emanano calendari venatori, ignorando le «stringenti indicazioni» e le limitazioni a tutela di molte specie di avifauna che l’Ispra (l’istituto scientifico nazionale di riferimento) ha chiaramente sottolineato con la «Guida alla stesura dei calendari venatori» inviata a tutti gli enti locali. Questi continuano ad autorizzare gli spari anche alle 19 specie che anche gli organismi scientifici internazionali hanno dichiarato in precario stato di conservazione: tortora, beccaccia, quaglia, allodola, frullino, beccaccino, marzaiola, mestolone, codone, canapiglia, starna, pernice sarda, fagiano di monte (Classificate da Birdlife come Spec 3 – popolazione che in altri paesi non Ue presenta uno sfavorevole di conservazione) e pavoncella, moretta, combattente, moriglione, coturnice, pernice rossa (Spec2, specie che in Europa hanno stato di conservazione sfavorevole).
La situazione è ormai insostenibile: l’Enpa si appella al Governo, e in particolare al ministero dell’Ambiente, per salvare non solo la fauna ma anche il nostro Paese, esposto alla possibile apertura di una nuova procedura d’infrazione che sarà pagata dai cittadini italiani, e per togliere al contempo l’Italia da una posizione che ormai è vergognosa.
(Fonte Enpa)