L’Italia sostenga con forza la leadership europea

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Sono oltre 50 le organizzazioni italiane facenti parte della coalizione «In marcia per il clima». Questa coalizione raccoglie realtà del mondo produttivo e del lavoro, della difesa dell’ambiente e dei consumatori, del volontariato laico e cattolico, della ricerca scientifica e della scuola e ha come scopo ultimo e ineluttabile la difesa dell’ambiente dai cambiamenti epocali in atto che ne stanno inesorabilmente segnando, senza modifiche forti la conclusione della storia sembra quanto mai segnata, la sua disfatta. Ed è proprio da questa coalizione che arriva la stesura di una lettera aperta, indirizzata al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato e ai Presidenti delle commissioni Ambiente di Camera e Senato, che vede richiedere un impegno deciso, un contributo concreto dell’Italia per la riuscita del vertice Onu di Cancún.

Si legge esplicitamente nella lettera la volontà, da parte delle organizzazioni facenti parte della coalizione, di far capire alle massime Istituzioni del nostro Paese, che l’Italia è una nazione che deve offrire un convinto contributo alla causa affinché il Vertice possa davvero rappresentare un punto di svolta per i negoziati sul clima. E per far questo risulta necessario che si adottino decisioni ambiziose capaci di definire un nuovo accordo globale legalmente vincolante, da finalizzare nella prossima conferenza prevista nel dicembre 2011 in Sudafrica.

Indispensabile è la presenza di una forte leadership capace di costruire un ponte tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo; gli occhi, a tal proposito, sembrano tutti puntati verso l’Europa nella speranza che il vecchio continente, e sappiamo bene la vicinanza dei concetti vecchio-saggio, sappia guidare i negoziati verso un accordo ambizioso e giusto. E l’Italia a Cancun deve contribuire a ristabilire e consolidare proprio questa leadership europea, fortemente compromessa lo scorso anno a Copenhagen.

Ma quali sono i compiti di una Europa investita da una così grande carica?

Bene, in primis, l’Europa deve incoraggiare le necessarie alleanze al fine di costruire le condizioni per un accordo su come ripartire gli impegni, legalmente vincolanti, di riduzione delle emissioni di CO2 e questi impegni devono essere accompagnati da un sistema efficace di regole per contabilizzare le emissioni, monitorarle, verificarle; nulla deve essere lascito al caso, tutto deve essere controllato così che si possa addrizzare il tiro se i risultati non sono quelli attesi e «vincolati» ad essere raggiunti. Altro elemento necessario da definire in maniere chiara sono gli aiuti finanziari ai Paesi in via di sviluppo, aiuti da definire a priori in base alle specifiche esigenze, erogati con ordine e con riscontri oggettivi sulle destinazioni d’uso.

E in questo arduo compito che deve coinvolgere la figura dell’Europa, l’Italia ha il compito di aderire convintamente alla strategia globale facendosi promotrice di misure concrete anche a livello nazionale contro i cambiamenti climatici. Importante in questo quadro, e questo è il compito che per iscritto le 50 organizzazioni facenti parte della coalizione siglano, è far crescere la consapevolezza e l’interesse perché si adottino stili di vita e politiche in grado di ridurre le emissioni di CO2, creando un collegamento forte tra i cittadini e le istituzioni nazionali, regionali e locali, rispondendo si ad appelli di ampio respiro a carattere internazionale ma partendo sempre dal locale, dalla difesa dei beni di cui tutti usufruiamo quotidianamente.

Le tematiche che si stanno in questi giorni discutendo a Cancún sono globali e riguardano la conservazione della nostra specie, tutti dobbiamo essere convinti del voler cambiare le nostre consuete abitudini, non sempre a minimo impatto, per una causa importante. E l’Italia in questo ha l’obbligo di assumere un ruolo propositivo, con impegni forti e chiari.

E allora la riduzione del 30% delle emissioni entro il 2020, non sembra un obiettivo molto complesso da raggiungere al contrario sarebbe necessaria anche per una ripresa economica più veloce e duratura.