Inquinamento indoor – Il 20,4% non si sente sicuro in casa

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…più di un quinto dei soggetti intervistati. Oggi a Roma verrà presentato il primo rapporto sulla percezione del rischio da inquinamento tra le mura domestiche

Neanche tra le mura della propria casa ci sentiamo al riparo dall’inquinamento. Il 20,4%, più di un quinto dei soggetti intervistati, è poco o per niente sicuro dal punto di vista della propria salute e della qualità dell’aria nella propria casa, mentre il 33,3% crede che l’aria della propria abitazione possa essere inquinata. Per il 77,6% degli intervistati, inoltre, la principale fonte di avvelenamento dell’aria nelle proprie case è rappresentata dagli insetticidi, seguiti dal fumo di tabacco (77,5%), dalle vernici (38%) e dai prodotti per la pulizia (34%). È quanto emerge dallo studio « La percezione del rischio da inquinamento indoor» condotto in due municipi di Roma dall’Ispra in collaborazione con il Dipartimento Rismes «Gianni Statera», Art, Laboratorio di ricerca «Ambiente, Rischio e Territorio» e presentato oggi a Roma, presso la Facoltà di Sociologia dell’Università La Sapienza.

Le giovani donne (studentesse delle medie inferiori o superiori) e quelle di mezza età, nonché gli uomini di oltre 65 anni che si autocollocano politicamente a destra o centro-destra non leggono articoli sull’ambiente e sono disposti a spendere da 1 a max 50 euro al mese per ridurre l’inquinamento indoor. Al contrario, gli individui di età compresa tra i 30-49 anni o i 50-65 anni che hanno un titolo di studio elevato (laurea breve o magistrale) e che si collocano politicamente a sinistra, leggono articoli sull’inquinamento e sono disposti a spendere anche oltre 200 euro contro l’inquinamento.

I risultati della ricerca indicano cittadini sempre più consapevoli del rischio da inquinamento nelle proprie case: sul 76% di risposte valide, infatti, ben il 58,2% ha una percezione alta o medio/alta di questo problema ambientale.

Particolare rilevanza assumono anche l’età e il tipo di edifici in cui si vive: la maggior parte dei «poco» sicuri (24,1%), risulta essere di coloro che abitano in fabbricati costruiti nel periodo 1946-1960, mentre si collocano sopra al valore medio (18,4%) coloro che vivono in quelli costruiti prima del 1919 (20,9%). Si dichiara invece molto o abbastanza sicuro per la salute, il 100% delle persone che risiedono in stabili realizzati dopo il 1991. Ancora, la qualità dell’aria è dichiarata «cattiva» da quasi il 40% di chi giudica «mediocre» lo stato di conservazione della propria casa, il doppio rispetto a quanti valutano lo stato di conservazione «buono» e più del doppio di chi, invece, lo ritiene «ottimo».

Chi risiede in edifici non isolati, propri delle moderne aree urbane, si sente meno sicuro di chi abita in palazzine: il 15,6% di questi, infatti, reputa «cattiva» la qualità dell’aria, mentre più di un quarto di coloro che abitano in edifici urbani fornisce la medesima valutazione negativa ma in percentuale incrementata (25,3%).

La percezione del rischio da inquinamento indoor non cambia in relazione al sesso, ma all’occupazione e al livello culturale. Le casalinghe, i giovani e i più istruiti hanno una percezione medio-alta delle fonti interne dell’inquinamento domestico.

In relazione al fumo invece sono le donne ad avvertire di più il pericolo rispetto agli uomini (peraltro fumano meno di loro). In questo caso l’età e l’istruzione giocano un ruolo opposto rispetto agli oggetti di studio precedenti; i più anziani sembrano essere maggiormente consapevoli del rischio sanitario derivante dal tabacco rispetto ai giovani e ai i più istruiti.

Importante il ruolo della condizione economica nella percezione del rischio: chi è a «reddito fisso» si rivela meno disponibile e sensibile ad azioni contro l’inquinamento indoor rispetto ai lavoratori autonomi e a coloro che hanno un elevato titolo di studio. Lo stesso vale per le casalinghe che dovrebbero essere più sensibili all’inquinamento in ambienti confinati, ma che a sorpresa, si collocano in un’area abbastanza anonimo-media. Evidentemente, nella vita quotidiana, sono anch’esse condizionate dalla difficoltà di arrivare con il reddito familiare alla «quarta settimana» e le spese contro l’inquinamento non sono poi considerate così urgenti.

(Fonte Isprambiente)