La Fusione fredda non è più un tabù

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Due articoli di pregio si confrontano su pubblicazioni tecniche. Un’intervista al prof. Focardi e un’accurata storia sulla Fusione fredda. Ma ora bisogna iniziare a parlare del futuro, con gli attori del presente, senza veti e riserve che danneggiano la ricerca

Ormai non ci sono dubbi, la Fusione fredda ha ospitalità nell’agone della ricerca. Ci riferiamo però a quei ricercatori che amano la ricerca, che sono attratti da essa per uno spirito intrinseco (proprio dell’uomo) di scoperta, curiosità, intelligenza. Anche se, purtroppo, le sacche frenanti dell’ignoranza, della diffidenza a priori, degli interessati a vario titolo, continuano ancora ad imperversare.

A parte il percorso che stanno facendo Rossi e Focardi (è la materia in sé della Fusione fredda che seguiamo da tempi non sospetti sia sul web, sia sul nostro Trimestrale sin da quando era solo in formato cartaceo, e prima che i media che non amano rischiare ci seguissero su questa strada), due articoli di pregio si sono inseriti nel panorama della Fusione fredda, un’intervista al professor Sergio Focardi, pubblicata su «Energy Lab», che spiega come funziona la sua Fusione fredda; e un recentissimo articolo di Vittorio Violante, Emanuele Castagna, Stefano Lecci, Mirko Sansovini, Francesca Sarto dell’Unità tecnica fusione dell’Enea, pubblicato su «Energia, Ambiente e Innovazione» che è il trimestrale dell’Enea. Lo stesso Ente che nel 2009 organizzò un’interessante conferenza che purtroppo non ebbe seguito sui media.

Nel proporli ai nostri Lettori, crediamo di fare un servizio verso una migliore conoscenza nella speranza di aprire un confronto.

Ora che le barriere più minacciose sembrano abbassarsi di fronte all’evolversi degli eventi, forse ci potrà essere più serenità e collaborazione nell’affrontare questa nuova sfida scientifica che è davanti all’uomo.

Il ricercatore non lo vorremmo più vedere alla finestra, chiuso nel suo sapere, a gufare sui percorsi dell’altro. Il Pianeta ha bisogno di ampi spazi, a cominciare da quelli mentali. (I. L.)

(Nella foto, il prof. Sergio Focardi)