Il mare di Fukushima contaminato 50 volte oltre i limiti

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Forse gli sversamenti continuano. L’Associazione chiede al Governo giapponese di avviare subito un programma di monitoraggio approfondito e continuo dell’ecosistema marino lungo la costa e di rendere pubbliche tutte le informazioni

Greenpeace pubblica oggi i risultati del monitoraggio svolto qualche settimana fa nell’area di Fukushima: i livelli di contaminazione dei campioni di alghe analizzati superano fino a cinquanta volte i limiti ufficiali di sicurezza, minacciando in modo preoccupante popolazione e ambiente.
I campioni di organismi marini (tra cui pesci, alghe e molluschi) sono stati raccolti da Greenpeace all’inizio del mese con un team a terra lungo la costa, e una squadra a bordo della nave ammiraglia Rainbow Warrior, al di fuori delle acque territoriali giapponesi al largo di Fukushima. I campioni sono stati fatti analizzare da laboratori indipendenti in Francia e Belgio (i laboratori: ACRO – Francia, certificato dall’Autorità Nucleare Francese ASN; SCK CEN – Belgio, Centro di Ricerca per il Nucleare del Belgio, equivalente a JAEA) e i risultati hanno evidenziato un’alta contaminazione da iodio radioattivo, ben peggiore di quanto indicato nelle analisi preliminari, e livelli significativi di cesio radioattivo.

Mentre le autorità giapponesi affermano che il materiale radioattivo riversato in mare non risulta più pericoloso poiché si sta disperdendo, queste nuove analisi dimostrano come la contaminazione stia risalendo la catena alimentare costituendo un serio problema per la salute umana. Anche se oggi si riuscisse a bloccare definitivamente ogni sversamento dalla centrale, il problema delle radiazioni non sparirebbe.

«I dati pubblicati oggi dimostrano che la contaminazione radioattiva continua a diffondersi anche a grande distanza dalla centrale, accumulandosi negli organismi marini – spiega Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace, a bordo della Rainbow Warrior durante i campionamenti -. L’elevata presenza di iodio radioattivo nelle alghe è particolarmente preoccupante, trattandosi di un alimento alla base della dieta giapponese, e fa sospettare che dalla centrale continui a fuoruscire acqua contaminata». 

In alcuni campioni di pesci e molluschi sono stati rilevati livelli di radioattività oltre i limiti legali ammessi negli alimenti e il cibo rappresenta solo una delle fonti di radiazioni a cui le persone, che vivono nell’area di Fukushima, sono esposte in maniera cronica. Invece di fornire alla popolazione dati precisi, le autorità giapponesi hanno aumentato i livelli massimi di esposizione annuale alle radiazioni a 20 milliSievert, anche per i bambini.

«La contaminazione rilasciata da Fukushima è un fattore di rischio anche per i pescatori che ogni giorno si trovano a maneggiare reti e corde potenzialmente contaminate dal sedimento, così come pesci e alghe che hanno accumulato materiale radioattivo – continua Monti -. I pescatori, le loro comunità, così come tutti i consumatori, hanno bisogno al più presto di informazioni chiare per evitare di essere ulteriormente contaminati».

Greenpeace chiede al Governo giapponese di avviare subito un programma di monitoraggio approfondito e continuo dell’ecosistema marino lungo la costa di Fukushima e di rendere pubbliche tutte le informazioni relative agli sversamenti di acqua contaminata in mare.

(Fonte Greenpeace)