I benefici delle rinnovabili termiche

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Si è aperta stamani a Roma, presso Palazzo Rospigliosi, la Seconda Conferenza nazionale sulle rinnovabili termiche, che intende promuovere le rinnovabili termiche in un contesto di accelerazione degli interventi di efficienza e risparmio energetico. Essa costituisce, insieme alla Conferenza nazionale sull’efficienza energetica, la cui terza edizione si terrà a novembre 2011, uno degli eventi di punta della Campagna Amici della Terra «Efficienza Italia».

Attraverso l’illustrazione di oltre 50 casi studio, il primo giorno della Conferenza ha contribuito alla diffusione della conoscenza delle principali tecnologie a rinnovabili termiche, evidenziando il loro potenziale applicativo, la loro convenienza economica, i benefici per gli utenti e gli ulteriori benefici per la collettività.

Un’intera sessione di casi studio è stata dedicata all’agricoltura, per il suo ruolo chiave nel favorire uno sviluppo delle energie rinnovabili basato sul recupero e valorizzazione energetica dei residui agricoli, piuttosto che sulla diffusione incontrollata di impianti industriali incompatibili con le caratteristiche del territorio agricolo e del paesaggio nazionale.

La seconda giornata sarà invece dedicata alle novità introdotte dal nuovo decreto legislativo di recepimento della direttiva sulle fonti rinnovabili, con particolare riferimento alle rinnovabili termiche e all’efficienza energetica. Le principali associazioni del settore potranno esprimere la loro opinione sulle nuove norme e presentare le loro proposte per i decreti attuativi del governo. In particolare, si vuole sollecitare un dibattito pubblico sui benefici per la collettività, sugli oneri di incentivazione e sul rapporto costo/efficacia delle diverse opzioni di sviluppo basate sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica.

Nei due giorni la conferenza vedrà la partecipazione, tra gli altri, di rappresentanti di: ministero dello Sviluppo Economico; ministero dell’Ambiente; ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; Gse (Gestore Servizi energetici); Aeeg (Autorità per l’energia elettrica e il Gas); Enea; Fire (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia); Rse (Ricerca di Sistema Energetico), Confindustria, Cisl; Ref (Ricerche per l’economia e la finanza); Coldiretti; Co.Aer Associazione Costruttori di Apparecchiature ed Impianti Aeraulici); Assolterm (Associazione italiana solare termico); Fiper (Federazione italiana di produttori di energia da fonte rinnovabile); Ugi (Unione geotermica italiana), Finco (Federazione prodotti, impianti ed opere specialistiche per le costruzioni), Ariston; Clivet; Robur; Repower; Turboden; Wartsila; Gruppo Hera; Aermec; Tecnocasa; Palazzetti, Supersolar; Banca Intesa Sanpaolo; Slo; Enama.

I dati del settore delle rinnovabili termiche

Quello delle rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento è il nuovo macro-settore delle rinnovabili voluto dalla direttiva europea 2009/28/CE, che si aggiunge ai settori pre-esistenti delle rinnovabili per la produzione di elettricità e dei biocarburanti per i trasporti. In attesa che il sistema statistico delle fonti rinnovabili gestito dal Gse sia esteso anche a quelle termiche, i dati ufficiali al momento disponibili si basano su stime.

Il Piano nazionale per le fonti rinnovabili (Pan 2010), stima che le rinnovabili termiche abbiano contribuito nel 2009 per 3,4 Mtep ai consumi finali lordi di energia dell’Italia con un contributo del 34% rispetto al totale delle rinnovabili (rinnovabili elettriche 5,4 Mtep, biocarburanti 1,0 Mtep). La Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia ritiene che questo dato sia sottostimato per almeno 5 Mtep (a causa dell’autoconsumo di legna da ardere) e che l’Italia dovrà necessariamente correggere questa sottostima nei prossimi anni, così come hanno già fatto Germania e Francia: tenuto conto di un incremento di 0,5 Mtep fra il 2009 e il 2010, l’attuale stima dei consumi delle rinnovabili termiche nel 2010 è di 9,5 Mtep, di cui 7,9 Mtep per le biomasse, 1,3 Mtep per le pompe di calore, 0,23 Mtep per la geotermia e 0,11 Mtep per il solare termico.

Il consumo di energia rinnovabile per il riscaldamento nel 2010 è pertanto oltre il doppio di quello riportato dal Pan (3,9 Mtep) e inficia la credibilità dell’obiettivo indicato per le rinnovabili termiche (10,5 Mtep), che sarebbe praticamente già raggiunto. Discrepanze ancora maggiori risultano dal confronto fra gli obiettivi del Pan nei singoli settori delle rinnovabili termiche (solare, pompe di calore, biomasse e geotermia usi diretti) e le valutazioni di potenziale degli operatori: le associazioni delle rinnovabili termiche partecipanti alla Seconda Conferenza nazionale ritengono praticabile e conveniente per l’Italia un potenziale termico al 2020 di 19,6 Mtep, pari al 91% dell’obiettivo nazionale di produzione interna da fonti rinnovabili (21,5 Mtep).

Queste valutazioni comportano che l’incidenza attuale delle rinnovabili termiche sui consumi energetici per usi di riscaldamento/raffrescamento sia già del 16% (2010) e può raggiungere il 32% nel 2020. Anche se non si dispongono di dati sistematici di dettaglio nei singoli settori di consumo per riscaldamento/raffrescamento (terziario, residenziale, industria e agricoltura), si può ritenere che questa incidenza potrebbe essere relativamente maggiore nel settore del terziario (forte penetrazione delle pompe di calore), nella media nel settore residenziale, mentre è inferiore (e con un potenziale ancora da valutare) nell’industria. L’agricoltura, invece, attraverso il recupero energetico dei residui delle proprie attività e dei reflui zootecnici, e la crescita delle attività forestali, è il primo settore che può ambire all’autosufficienza energetica mediante rinnovabili nei consumi per riscaldamento/raffrescamento.

Il raggiungimento di 19 Mtep di rinnovabili termiche a partire dalla situazione effettiva attuale (praticamente un «raddoppio» in dieci anni) richiederebbe un tasso annuo di incremento dell’energia termica prodotta da fonti rinnovabili del 7,5% l’anno. In virtù degli obblighi di consumo di rinnovabili termiche per i nuovi edifici e le grandi ristrutturazioni, introdotti dal Dlgs n. 28 del 3 marzo 2011, e delle prerogative delle tecnologie di offrire (in maniera diversa a seconda dei casi) bassi costi d’esercizio o elevati risparmi energetici direttamente fruibili dagli investitori, gli oneri di incentivazione delle rinnovabili termiche potrebbero essere assai più contenuti rispetto alle rinnovabili elettriche.

Dato che nel 2020 i restanti due terzi dei consumi per riscaldamento dovranno essere ancora soddisfatti mediante combustibili fossili, è necessario che lo sviluppo delle rinnovabili termiche sia accompagnato da interventi di efficienza e risparmio energetico negli edifici e nell’industria: anch’essi devono essere inseriti nella valutazione del fabbisogno di incentivi.

Alla luce del dlgs 28/2011, che prevede una promozione dell’efficienza energetica e delle rinnovabili termiche secondo una logica di integrazione degli interventi, il raggiungimento degli obiettivi al 2020 di risparmio energetico e di rinnovabili dell’Italia appare oggi più a portata di mano, ma solo una regia di Governo basata su una rigorosa analisi costi benefici di tutte le opzioni di sviluppo oggi in discussione, rinnovabili elettriche incluse, potrà ottimizzare i ritorni di valore aggiunto e occupazionali nei diversi settori della nostra industria e creare opportunità per uno sviluppo davvero sostenibile della nostra agricoltura, baluardo delle qualità del nostro territorio.

Sul sito www.amicidellaterra.it saranno disponibili oggi le sintesi degli interventi della giornata e domani le relazioni integrali e le presentazioni dei case studies.

(Fonte Valter Baldassarri, Amici della Terra)