> In 19 studi la dimostrazione di disfunzioni di organi in ratti e topi, in particolar modo fegato e reni, causati da consumo di mais e soia gm
Per giustificare il divieto o la limitazione delle coltivazioni Ogm approvate dalla commissione europea, gli stati membri potranno ricorrere a motivazioni di carattere ambientale oltre che di tipo socio-economico. Questo è quello che, con una maggioranza di voti, il comitato per l’Ambiente del parlamento Ue ha approvato in risposta alla proposta avanzata dalla rappresentante francese, Corinne Lepade.
Per il Consiglio dei ministri e per la commissione Ue, questo voto costituisce un chiaro segnale della volontà del parlamento di rispettare il volere dei cittadini europei, contrari, per una grande maggioranza, all’introduzione nelle pratiche comuni di coltivazione degli organismi geneticamente modificati, ma anche di munirsi di solide basi per non incorrere in un contenzioso giuridico con il tribunale dell’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto).
La proposta di una moratoria su base nazionale incentrata solo su motivi di carattere morale o di ordine pubblico, avanzata nei mesi scorsi dal Commissario per la salute e la politica dei consumatori, John Dalli, è stata respinta dagli avvocati del Parlamento e dal Consiglio dei ministri, in quanto ritenuta insufficiente sotto il profilo giuridico. Il Comitato per l’ambiente ritiene invece che i rischi per la biodiversità e lo sviluppo di piante resistenti ai pesticidi, insieme agli impatti socio-economici derivanti dalla contaminazione di colture convenzionali, motivino sufficientemente l’eventuale divieto da parte degli stati dell’Ue di coltivare piante transgeniche che abbiano superato l’esame del rischio dell’Agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa) e della Commissione.
La decisione non vuole mettere in discussione il sistema di approvazione degli Ogm né il ruolo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ma ristabilisce la validità della «clausola di salvaguardia» già prevista dal regolamento comunitario. Gli effetti sulla salute e la eventualità che gli Ogm facciano ingresso nella tradizione agroalimentare europea, volontà questa non contemplata nelle menti dei cittadini europei, diretti interessati delle decisioni prese a livello politico, restano gli elementi di importanza strategica. Risulta, pertanto, necessario che le autorità nazionali approfondiscano gli studi sugli impatti ambientali delle coltivazioni transgeniche così da poter rendere effettivamente vincolante quanto approvato dal comitato per l’Ambiente del parlamento Ue.
E la decisione a livello europeo, a casa nostra è stata captata in maniera fortemente positiva: «l’Europa si è mostrata finora insensibile ed egoista; l’Italia ha affrontato con determinazione e con i mezzi che aveva la questione».
Questo è quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che il parere del comitato per l’Ambiente del parlamento Ue risponde alla necessità di tutelare il territorio dal rischio di contaminazioni irreversibili. Un orientamento che premia la decisione dell’Italia di mantenere il proprio territorio libero da Ogm, posizione questa sostenuta da un’ampia coalizione in rappresentanza della maggioranza assoluta dei cittadini italiani.
La forte contrarietà espressa dai consumatori sui prodotti geneticamente modificati è rimasta sostanzialmente stabile negli anni ed è la conferma che non si tratta di una valutazione emotiva ma di una scelta consapevole. Gli Ogm spingono verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della biodiversità e del made in Italy.