Il sale ci tradisce nel… pane

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La graduatoria stilata da due associazioni americane è assai interessante ed «istruttiva» e vede sfilare in countdown le cause di abuso di sapore

Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.

Ci torniamo su, a distanza di poche settimane, ma l’argomento è importante, interessante e per certi versi succulento. Parliamo dell’abuso di sale, nell’alimentazione del mondo occidentale, causa di ipertensione e di un complessivo aumento del Rischio Cardiovascolare. Lo dicevamo su un precedente pezzo, qui su «Villaggio Globale», ma ci torniamo per le novità appena ribadite da una recente ricerca in tema di sale presente sugli alimenti, effettuata dalla American Heart Association e dalla American Stroke Association.
Mentre tutti noi, di fronte alla minaccia di esagerare col sale, cominciamo a far caso a quanto ne aggiungiamo di mano nostra, sta emergendo il dato secondo cui la parte preponderante del sale che introduciamo nell’organismo proviene dalla fase che precede la messa a tavola o l’acquisto stesso dell’alimento. Molto di ciò che mangiamo viene addizionato con cloruro di sodio e sapori in eccesso già dall’industria o anche semplicemente dall’artigiano produttore. E quali alimenti si presentano come maggiormente ricchi di sale «aggiunto»? La graduatoria stilata dalle due associazioni americane è assai interessante ed «istruttiva» e vede sfilare in countdown le cause di abuso di sapore.
Sesto posto per panini farciti (in cui ketchup, mostarda e maionese la fanno da padroni); quinto per le zuppe pronte in scatola (e per le quali il sale è un conservante ed un esaltatore di sapore); quarto per il pollo arrosto comprato nelle rosticcerie o nei supermercati; terzo per l’immancabile pizza; secondo per gli affettati, i salumi, le carni cotte e vendute a fette (come il classico roastbeef o il tacchino venduto già tagliato). E infine il primo posto che è, in un certo senso, una sorpresa assai poco gradevole per i moltissimi che davvero non penserebbero mai e poi mai di venir traditi da un alimento così amato: il pane, il buon pane del fornaio dell’angolo che, tranne che in quelle parti d’Italia in cui c’è l’abitudine a consumar pane «sciapo», ne contiene quantitativi preoccupanti: i buoni mangiatori di pane, che al Sud non sono affatto rari, potrebbero fare il pieno della massima dose consigliata pro/die già con 6-7 fette di pane distribuite nell’arco dell’intera giornata. Superfluo pensare a cosa succede nel caso di un pasto a base di pane e pollo arrosto o di panini con affettati o carne a fette conditi magari con colorate e «saporite» (anche troppo!) salsine.
Tutti attenti al cloruro di sodio che portiamo a tavola ma, in questo caso, sembrerebbe che il più, al momento in cui il cibo arriva a tavola, sia già stato fatto!

 

Carlo Casamassima