Tornano i lupi nel sud-est barese

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foto di Gabriele De Candia
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Rinvenuta a Gioia del Colle, probabilmente si stava spostando verso l’interno per raggiungere il parco dell’Alta Murgia. Il difficile rapporto dell’uomo con questo storico predatore. Una cultura da recuperare ma anche una realtà da saper gestire. Sarebbe utile un monitoraggio da effettuarsi con l’utilizzo di fototrappole posizionate nei pressi delle masserie che hanno segnalato la presenza dell’animale

Non è quello di Cappuccetto Rosso e nemmeno dei Tre Porcellini, ma un lupo vero, in carne ed ossa, come quelli che amavano attraversare le province di Bari e Taranto fino al secolo scorso, provenendo dall’Appennino lucano per dirigersi verso i territori dell’Alta Murgia.
Non ha avuto neanche il tempo di lasciare il suo branco per muoversi come individuo satellite (è questa la definizione per gli animali gregari che saltuariamente si spostano da soli), che è subito stato ucciso. A rinvenirlo, dopo una segnalazione anonima, è stato il Corpo Forestale delle Stato del Comando di Gioia del Colle (BA), coadiuvato dal Wwf Gioia-Acquaviva-Santeramo, che ha trovato una lupa di circa un anno e mezzo senza vita sul ciglio della Strada Provinciale 29 Gioia-Castellaneta.
Il pronto intervento di CfS e Wwf ha evitato che il predatore italiano più protetto e conosciuto venisse scambiato per un cane investito e lasciato a decomporsi o recuperato dai servizi di igiene urbana e smaltito come carcassa. L’animale, che al momento del rinvenimento non presentava segni evidenti di ferite d’arma da fuoco o di avvelenamento, è stato recuperato con grande professionalità e cura dai Forestali coordinati dal Comandante Maurizio Ronco, e trasportato con meticolosa perizia presso il canile di Gioia del Colle, dov’è stato preliminarmente esaminato dai veterinari e, successivamente, conservato nelle celle frigorifere. In questi giorni è stato predisposto l’esame autoptico dell’animale per accertare le cause del decesso. È probabile che si sia trattato di un accidentale impatto proprio lungo la strada provinciale. L’esito dell’autopsia è previsto per la prossima settimana.

La notizia è rilevante per almeno due ragioni. La prima è che il lupo sembra aver finalmente ripreso possesso delle aree a sud dell’Alta Murgia, territorio che potrebbe garantire la sopravvivenza di un discreto branco. Questo carnivoro ha vissuto tempi bui in Italia rischiando addirittura l’estinzione a causa della caccia e della frammentazione del territorio. Negli anni 70 si contavano poco più di 100 individui in libertà e solo grazie ad onerose campagne di sensibilizzazione e protezione si è garantito un recupero della popolazione della sottospecie appenninica sino a toccare recenti stime di 900-1.000 individui diffusi sul territorio nazionale. Lo sviluppo di infrastrutture impattanti, la perdita di aree boscate e gli interventi di modifica degli habitat naturali hanno certamente causato disorientamento nei giovani nati negli ultimi anni.
L’arrivo della stagione invernale tende a mutare il comportamento sociale del canide, che in primavera-estate si riunisce in branchi di 5-10 individui, e lo spinge a cercare prede lontano dal gruppo, in spostamenti isolati che possono coprire distanze anche superiori ai 100 km. È facile incontrare lupi solitari che si aggirano un po’ sperduti sul territorio (e che ormai sembrano aver ripopolato l’intero arco appenninico) attraverso aree un tempo ambienti ideali per la sopravvivenza del predatore e delle sue prede.

Il secondo aspetto rilevante è dovuto al classico conflitto uomo-grandi carnivori che da sempre caratterizza la convivenza sui territori fortemente antropizzati. La lupa ritrovata morta a Gioia del Colle non è la prima vittima del branco pugliese ad esser stata rilevata. Secondo alcune indiscrezioni, dopo presunti attacchi al bestiame, alcuni allevatori dei territori tra Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti, Santeramo in Colle e Castellaneta, hanno avviato una lotta senza esclusione di colpi con la diffusione di esche avvelenate ed ingaggiando cacciatori per l’abbattimento. Sembra che altri due lupi siano stati uccisi, uno da un boccone avvelenato e l’altro da colpi di carabina, sempre nel territorio di Gioia del Colle negli ultimi due mesi.
Lo stesso Wwf, che nei giorni scorsi aveva diffuso un comunicato stampa per tranquillizzare la popolazione e gli allevatori, ha confermato che molti dei presunti attacchi al bestiame sono, nonostante i recenti rinvenimenti di lupi sul territorio, da addebitate a branchi di cani rinselvatichiti (il lupo, infatti attacca lasciando segni ben evidenti al collo delle prede e mangiando le interiora e raramente i muscoli degli erbivori). In ogni caso, poiché viene garantito un risarcimento dalle Regioni per i danni causati da lupi al bestiame, la guerra a questo delicato predatore, controllore degli equilibri ecosistemici ed indicatore dello stato di salute dei territori in cui vive, oltreché illegale, è totalmente inappropriata e da condannare. I pastori dovrebbero riprendere l’abitudine, ampiamente diffusa sino al XIX secolo nei territori di transumanza delle Murge, di far accompagnare e sorvegliare il pascolo da due o tre cani da pastore maremmano (dotati di collari aculeati), che sono ottime difese naturali contro i cugini selvatici.
Che si sia trattato di uccisione accidentale o volontaria, la perdita anche di un solo esemplare, ancor più grave se femmina, di una specie che solo negli ultimi decenni ha potuto riprender fiato dopo una mattanza incondizionata, è da considerarsi preoccupante. È fondamentale che il Corpo Forestale, le associazioni ambientaliste come il Wwf e le amministrazioni comunali e provinciali collaborino affinché vi sia una sensibilizzazione della popolazione, soprattutto di quella rurale, un’attenta attività di ricerca per comprendere le abitudini del lupo sul territorio, i suoi spostamenti, la consistenza del branco e la scelta delle prede (sarebbe utile un monitoraggio da effettuarsi con l’utilizzo di fototrappole posizionate nei pressi delle masserie che hanno segnalato la presenza dell’animale) e si attivino i risarcimenti immediati agli allevatori che dovessero subire reali attacchi al bestiame.

Il lupo delle fiabe, demonizzato come il cattivo che mangia i porcellini e rapisce le bambine, non va solamente riabilitato dinanzi ai bambini nel suo nobile status di animale simbolo di una selvaticità spesso persa sul territorio italiano, ed in questo caso pugliese, ma va riconsiderato come simbolo della forza della Natura, che nonostante i colpi inferti dalla presunzione umana, con tutte le sue forze tenta di riprendersi ciò che gli è stato sottratto.
I luoghi in cui viviamo, i campi che coltiviamo, i pascoli che creiamo non sono altro che frammenti di Natura presi in prestito, di cui il lupo è da sempre custode e governante. Come un principe esiliato sta tornando per ridar splendore alle terre del suo regno. Se gli impediremo di svolgere il suo ruolo, non perderemo soltanto l’ennesima occasione di far pace con il mondo naturale, ma persevereremo nel diabolicum, che è più insito nell’intolleranza umana di quanto lo sia nel fiero incedere del lupo attraverso la sua Murgia ritrovata.