Iniziativa contro il decreto ammazza green economy. Appello per salvare, solo nella zona, 500 addetti diretti e oltre 250 milioni di fatturato a cui va aggiunto un indotto calcolabile in oltre mille tra artigiani e altre categorie di lavoratori autonomi. Italia in controtendenza
Una protesta e un appello per salvare 500 posti di lavoro e 250 milioni di fatturato per le imprese riminesi e dell’Emilia-Romagna, mentre cento milioni di danni sono stati ormai prodotti solo alle imprese del riminese.
Grande partecipazione all’iniziativa organizzata questa mattina, nella Sala degli Archi a Rimini. Più di 200 persone si sono affollate tra la sala e i portici, dove è stato necessario installare altoparlanti per consentire di seguire il dibattito a quanti non sono riusciti ad entrare nella struttura.
Le aziende si sono mobilitate contro il decreto legislativo licenziato giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri, un provvedimento, spiegano gli imprenditori, che «infligge un colpo mortale al fotovoltaico, il comparto trainante della green economy italiana». Imprese, associazioni ambientaliste, parlamentari e consiglieri regionali, oltre a politici e amministratori locali, per la prima volta si sono trovati allo stesso tavolo per discutere sul destino delle rinnovabili nel nostro territorio e di quello di migliaia di posti di lavoro messi a rischio dal decreto.
Solo le imprese riminesi che hanno presentato l’appello per la loro sopravvivenza rappresentano più di 500 addetti diretti e oltre 250 milioni di fatturato. Numeri cui va aggiunto un indotto realisticamente calcolabile in oltre mille tra artigiani e altre categorie di lavoratori autonomi. Un settore che ha creato occupazione e ricchezza, su cui puntano tutte le nazioni industrializzate, e che il decreto legislativo rischia ora di cancellare in Italia.
All’iniziativa sono intervenuti Alessandro Bratti, parlamentare, componente della commissione Ambiente della Camera, Elisa Marchioni, parlamentare, componente della commissione Attività produttive della Camera, Roberto Piva, consigliere regionale Emilia-Romagna, vicepresidente della commissione Politiche per la salute, Massimo Manduchi, dirigente di Eticredito, Mauro Bulgarelli, Ceo di Marano Solar (gruppo Petroltecnica), Francesco Rinaldi, amministratore delegato del Gruppo Ubisol, Barbara Semprini Cesari, presidente Legambiente circolo di Rimini.
Interventi anche di Sel di Rimini, col responsabile del circolo cittadino Stefano Severi a nome del candidato sindaco di Rimini Fabio Pazzaglia, e di Andrea Gnassi, candidato sindaco di Rimini del centrosinistra.
In sala erano presenti 25 delle maggiori aziende del settore delle rinnovabili e del fotovoltaico del riminese, una platea che rappresenta più di 500 addetti e oltre 250 milioni di fatturato. Il decreto di giovedì scorso contro il quale si protestava, ha causato danni già verificabili, calcolabili in circa cento milioni di euro solo per il riminese, senza contare centinaia di assunzioni che salteranno nei prossimi mesi.
Francesco Rinaldi, amministratore delegato del Gruppo Ubisol, ha esposto i dati reali, partendo proprio dai danni già provocati dal decreto Romani e mostrando i libri contabili dell’azienda: «Il nostro gruppo ha dovuto annullare, tra giovedì pomeriggio e venerdì mattina, contratti già firmati tra gennaio e marzo 2011 per cinque milioni di euro, restituendo gli anticipi versati dai clienti. Questo significa, tra l’altro, che salteranno 11 nuove assunzioni e investimenti già programmati per oltre un milione di euro. Basta moltiplicare questi numeri per tutte le altre aziende presenti in questa sala per capire quale sia stato il danno causato dal decreto legislativo a ragione definito “ammazza green economy”».
«Il problema principale è l’incertezza – ha commentato Mauro Bulgarelli, manager di Marano Ambiente – e il fatto che siano state cambiate le regole in corso d’opera. Le aziende hanno fatto una programmazione di assunzioni e investimenti su base triennale e ora si trovano a fare i conti con un orizzonte ridotto a qualche settimana. Le banche hanno svolto un ruolo importante per lo sviluppo del settore. Ora, venendo meno la certezza degli incentivi, come evolverà la situazione del credito?».
Massimo Manduchi, dirigente di Eticredito, la banca etica riminese da anni impegnata nel finanziamento delle rinnovabili, ha sottolineato infatti che «se viene a mancare la certezza dell’incentivo, diventa più difficile continuare a sostenere le famiglie che vogliono installare un impianto fotovoltaico e continuare a dar credito alle imprese che lavorano nel settore. Eticredito per propria mission continuerà a sostenere e favorire il settore delle rinnovabili, ma sicuramente il clima di incertezza che si respira in questi giorni rappresenta un duro colpo per lo sviluppo del fotovoltaico in Italia».
Preoccupata degli effetti del decreto sullo sviluppo del fotovoltaico è anche Barbara Semprini Cesari, presidente di Legambiente Rimini: «L’obiettivo di Legambiente è quello di creare le condizioni concrete per il cambiamento. Per questo ci sembra importante essere qui insieme alle aziende del territorio per chiedere un quadro normativo chiaro e condiviso che garantisca lo sviluppo delle energie rinnovabili e al tempo stesso tuteli il territorio. La rivoluzione energetica verde è possibile, soprattutto se consideriamo che nel 2010 l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili è pari a quella che, nel 2022, riuscirebbe a generare un reattore nucleare».
Un’attenzione all’energia verde sostenuta anche da Roberto Piva, consigliere regionale Emilia Romagna e vicepresidente Commissione politiche per la salute e politiche sociali: «In Emilia-Romagna è stato varato nel 2007 il piano energetico regionale e l’intenzione è quella di continuare in questa direzione. Le rinnovabili vanno difese e in Regione continueremo ad operare in questo senso».
Un’intenzione che però è messa a dura prova dagli effetti del decreto. Provvedimenti come quello licenziato dal Consiglio dei ministri hanno infatti due effetti: da una parte bloccare la crescita di una filiera industriale, dal’altra impedire la creazione di decine di migliaia di nuovi posi di lavoro,oltre quelli nati fino ad oggi (più di 120 mila). Infatti, per il solare fotovoltaico, imprenditori e cittadini sono lasciati nella più totale incertezza. Solo chi ha già i cantieri aperti e finirà entro maggio avrà. sicurezza sugli incentivi. Dopo quella data c’è il buio.
Ne è consapevole Alessandro Bratti – parlamentare commissione Ambiente della Camera: «L’aspetto peggiore del decreto è quello che prevede la data del 31 maggio come limite ultimo per l’allaccio degli impianti incentivabili, condizione che rappresenta un duro colpo per il fotovoltaico. Un decreto che è arrivato a sorpresa – ha aggiunto Bratti – di segno diverso rispetto alle decisioni delle commissioni parlamentari che si erano espresse all’unanimità per politiche a favore del fotovoltaico».
Tesi confermata da Elisa Marchioni, parlamentare, commissione Attività produttive della Camera, che ha lamentato che «i pareri delle commissioni di camera e senato sono stati completamente disattesi dal governo». A fianco delle imprese e per la difesa del fotovoltaico anche Andrea Gnassi, candidato sindaco per Rimini del centrosinistra, che ha ribadito «l’importanza di definire una direzione di marcia chiara a favore delle rinnovabili» e che ha proposto di creare un tavolo permanente per le rinnovabili, proposta raccolta dalle aziende riminesi e che vedrà presto un seguito concreto. Dello stesso parere Fabio Pazzaglia, candidato sindaco di Rimini di Sinistra Ecologia e Libertà, con un intervento affidato al segretario cittadino di Sel, che ha ribadito come sia «importante tutelare il settore del fotovoltaico, evitando però ulteriore consumo di territorio», parere ampiamente condiviso dalla platea di imprese. Le aziende riminesi si sono date appuntamento a Roma, dove giovedì prossimo si terrà una manifestazione nazionale per chiedere che il governo corregga il decreto almeno nelle parti che infliggono un colpo mortale alla green economy.
(Fonte Riminimedia)