Per salvare le api stop ad alcuni pesticidi

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api miele
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L’Ue propone una sospensione per due anni ma non basta, sostiene Greenpeace. «Queste sostanze sono fonte di problemi per gli insetti impollinatori anche quando vengono utilizzati in colture diverse da quelle menzionate dalla proposta». Secondo l’Unep, l’84 per cento delle principali colture europee dipende dall’impollinazione degli insetti, capitanati dalle api

La Commissione europea ha presentato oggi agli Stati Membri la proposta di sospendere per due anni l’uso di alcuni pesticidi particolarmente nocivi per le api. Si tratta di tre neonicotinoidi, per il loro utilizzo sulle colture di mais, colza, girasole e cotone, nella forma di sementi conciate, uso in formulazione granulare e in spray.

«La proposta della Commissione europea è un primo e positivo passo avanti per affrontare gli effetti nocivi dei pesticidi sulle api, ma non basta. Queste sostanze sono fonte di problemi per gli insetti impollinatori anche quando vengono utilizzati in colture diverse da quelle menzionate dalla proposta della Commissione. Bisogna proseguire le indagini sul campo» dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace.

Secondo l’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), l’84 per cento delle principali colture europee dipende dall’impollinazione degli insetti, capitanati dalle api. Le api sono le principali responsabili dell’impollinazione di centinaia di specie di piante, sia coltivate sia selvatiche. La mancata impollinazione potrebbe avere conseguenze serie sulla perdita di biodiversità.

«I neonicotinoidi elencati della proposta europea sono già oggetto di specifico bando temporaneo in Italia, ma solo per le sementi conciate. Ora è necessario estendere il divieto anche all’uso in formulazione granulare e in spray» conclude Ferrario.

Il declino delle api è solo uno dei sintomi di un sistema agricolo che, basato sull’uso intensivo di prodotti chimici e al servizio degli interessi di multinazionali potenti come Bayer e Syngenta, ha fallito l’obiettivo di garantire una produzione abbondante tutelando al tempo stesso l’ambiente. È necessario quindi un cambio radicale nella direzione di un’agricoltura di stampo sostenibile.