Ormai le notizie che mettono in relazione i cambiamenti climatici e le conseguenze per noi umani si ripetono quasi quotidianamente e come un mantra vengono ripetute dai mass media, senza che cambi nulla. È un dato estremamente preoccupante per la nostra civiltà che sta perdendo in qualità della vita
Ormai le notizie che mettono in relazione i cambiamenti climatici e le conseguenze per noi umani si ripetono quasi quotidianamente e come un mantra vengono ripetute dai mass media, senza che cambi nulla.
È un dato estremamente preoccupante per la nostra civiltà che sta perdendo in qualità della vita.
Uno studio della Johns Hopkins University pubblicato dalla rivista «Science» mette in risalto che il buco dell’ozono formatosi nell’Antartico ha alterato la circolazione delle acque oceaniche e potrebbe avere effetti anche sul riscaldamento globale. Infatti il rafforzamento dei venti alla superficie degli oceani, causato dal buco nell’ozono, ha fatto sì che le acque subtropicali abbiano cambiato la loro capacità di assorbire la CO2 a causa del rinnovamento più rapido rispetto alle acque circumpolari.
Il riscaldamento globale, secondo uno studio pubblicato su «Nature», provocherà una diminuzione del livello medio delle precipitazioni. Mentre nel precedente periodo di riscaldamento avvenuto dal 1000 al 1250, le piogge erano invece aumentate. Secondo gli studiosi c’è una differenza fra gli effetti sulle precipitazioni provocati dai gas serra e quelli causati dalla variazione della radiazione solare incidente. I gas serra tendono a diminuire le differenze di temperatura fra i differenti strati atmosferici, rendendoli più omogenei e meno favorevoli alle piogge rispetto a quanto accade con l’irraggiamento solare.
Combinando poi insieme la pesca commerciale a strascico e il riscaldamento globale, si ha l’effetto di «restringere» i pesci tra una generazione e l’altra, rendendoli più vulnerabili ai predatori.
È il risultato condotto dai ricercatori australiani del Csiro (il nostro Cnr) della divisione «Ricchezza degli oceani» guidati dalla biologa marina Asta Audzijonyte con la collaborazione di colleghi finlandesi.
Hanno simulato le conseguenze esaminando 56 gruppi di organismi fra cui alghe, crostacei, pesci e balene: la biomassa totale per quattro delle specie in esame, e quindi la quantità pescata, diminuirebbero fino al 35%.
Stiamo modificando gli ecosistemi marini dopo aver modificato quelli terrestri, stiamo assistendo all’aumento di malattie con gravi conseguenze economiche sul nostro vetusto sistema che non considera i danni ambientali, siamo una civiltà in ritardo rispetto al sapere che possediamo e non riusciamo a scardinare il potere di pochi che ci sta portando al disastro globale.
La tecnica è sempre la stessa: cogliere la domanda di cambiamento, gestire il cambiamento trasformandolo in business, dare l’illusione del cambiamento e del progresso. Una sorta di Gattopardo del XXI secolo.
È qualità della vita vivere più a lungo per morire poi insieme al nostro pianeta?
È qualità della vita vivere in case riscaldate con energia solare se fuori vi sono miliardi di persone che muoiono di fame?
È qualità della vita coltivare senza Ogm e senza pesticidi se la metà di quanto prodotto viene buttato via?
Certo è qualità della vita ma solo per le élite.