La Costituzione italiana stabilisce che lo Stato debba difendere il paesaggio. Sostenere che le gigantesche pale eoliche che stanno sempre più dominando il paesaggio italiano, e particolarmente alcune Regioni come la Puglia e la Liguria, non arrechino danno paesaggistico è un non-senso, un negare una realtà solo perché scomoda. Le pale eoliche che già oggi dominano i paesaggi della Val Bormida sono la prova provata di una violazione costituzionale. Che gli stessi Sindaci di Altare e di Saliceto abbiano tenuto a precisare che il danno non vi sarebbe perché esse non si vedono dal paese, è la prova che il danno esiste, perché implicitamente essi riconoscono che se si vedessero vi sarebbe danno. E allora, dato che esse si osservano da tutti i paesi e punti panoramici della vallata, si ha la prova che il paesaggio è stato violato. E questo per soddisfare 15.000 utenze (cioè, non la richiesta di energia elettrica delle industrie valbormidesi, che a ben altre fonti produttive fanno riferimento vista la grande quantità di energia loro necessaria, che solo le centrali nucleari francesi e svizzere e quella a carbone di Vado possono soddisfare).
Energia per scopi industriali che non sarà da fonti rinnovabili, ma che consente loro di avere grandi quantità di Megawatt con qualsiasi tempo ed a fronte di qualsiasi evento sociale e politico che possa influenzare il nostro paese. Una nazione non deve tanto soddisfare le richieste di energia che gli giungono dalle utenze civili (gocce d’acqua nel mare!), quanto da quelle industriali se vuole battere la concorrenza.
Chi autorizza e costruisce queste centrali ha tutto l’interesse a sostenerne la bontà e l’efficienza: ovvio, loro ci guadagnano costruendole ed autorizzandole! Nessuno ci dice, però, quanti anni potranno stare in funzione e chi pagherà le spese per il loro smantellamento quando saranno divenute obsolete e dovranno essere dismesse (per non dire del ripristino degli stati originari dei luoghi!). Ed è noto come i costi di smantellamento potrebbe anche superare i costi della loro realizzazione!
Nessuno ci dice che i costi per realizzarle li stiamo pagando noi cittadini bolletta su bolletta, e che se non fosse per questi incentivi, nessuna ditta si sognerebbe di proporre una centrale eolica, perché nessuno lavora in perdita! Gli stessi scandali finanziari che hanno coinvolto i tanti progetti eolici di Sicilia, Calabria e Puglia sono la prova provata che attorno a questi progetti girano troppi interessi che nulla hanno a che fare con la richiesta civile di energia, ma tanto con i fenomeni corruttivi che spesso dilagano nel nostro Paese.
Certo, la bellezza di un paesaggio naturale integro non è sempre apprezzata da tutti; non tutti hanno la sensibilità necessaria per apprezzarli. Ma se i nostri Padri costituenti ritennero di inserire nella Costituzione il diritto e dovere di un popolo alla difesa dei paesaggi in cui vive, una ragione deve pure esserci. Altrimenti tanto varrebbe abrogare tutte le norme che disciplinano l’urbanistica, ognuno libero di costruire come e dove vuole. In fondo le sanatorie altro non sono che questo! Ma allora, la si smetta di gridare allo scandalo ogni qualvolta che un partito politico le propone!
Il paesaggio si tutela dicendo di «no» ai progetti che ne alterano lo stato originario, non autorizzando qualsiasi opera che sia ritenuta di servizio civile.
Non si svincola un’intera Regione per favorire pochi industriali che sfruttano la politica degli incentivi per fare cassa! Se queste centrali sono effettivamente competitive, allora si abroghino tutti gli incentivi che sottraggono soldi dalla tasche dei cittadini, perché in caso contrario siamo noi che paghiamo i loro guadagni!