È il gioco della fantasia che ha unito Elena Bottari, autrice di «Illuminazioni galattiche» alla disegnatrice Paula Dias. Il racconto illustrato è prodotto da Psicomamme.it
È il gioco della fantasia che ha unito Elena Bottari, autrice di «Illuminazioni galattiche» alla disegnatrice Paula Dias. Il racconto illustrato è prodotto da Psicomamme.it (ebook su Amazon € 1,02, formato Kindle). Disegni e parole vanno a braccetto in questa avventura che porta il lettore oltre i confini della realtà.
Ci sono galassie lontanissime da noi e galassie dentro di noi, mondi affascinanti che non ci stancheremo mai di visitare perché è nell’uomo il desiderio di scoprire luoghi diversi in cui perdersi per poi ritrovarsi. È il senso del mistero ad attrarci, come diceva Einstein: «If you lose the sense of mistery, life is no more than a snuffed out candle».
Quello che era fantascienza ieri si è realizzato oggi: gli uomini osservano, visitano, studiano il suolo marziano attraverso Curiosity, il rover della Nasa. C’era vita su Marte? Cosa ci racconta di noi il Pianeta Rosso? Si può viaggiare con la scienza e si può viaggiare con l’immaginazione.
Scorrendo le parole colorate dell’autrice scegliamo la seconda via. Tutto ha inizio da un infortunio domestico. Il nostro piccolo protagonista, e noi con lui, ci troviamo proiettati in un’altra dimensione: lo spazio intergalattico. Il suo mestiere è solcare a bordo di una navicella spaziale il cielo per liberarlo dal pattume abbandonato dall’uomo: «unico lavoratore attivo della Vortice Spa». Tra l’immondizia hi-tech pesca pezzi per confezionare robot-pulitori che possano aiutarlo durante le sue ore di lavoro negli inquinati, immensi e freddi spazi siderali. Non è forse una citazione del simpatico Wall-E, il robottino della Pixar che compattava e stoccava la spazzatura trovata sulla Terra resa inospitale proprio dall’accumularsi dei rifiuti?
In una delle divertenti illustrazioni il protagonista (armato di cacciavite e circondato da rottami vari) costruisce proprio un aiutante-robot. Coinvolto dal suo «principale», Temistocle Astrofix, in una missione investigativa, partirà alla volta dell’asteroide Zin Zen per cercare un giovane scomparso. La caccia ad Elisio, il fuggitivo, avrebbe assicurato, come promesso da Tetè, un viaggio ricco di mistero e bella vita. I malinconici adoratori dei Nirvana abitanti dell’asteroide appaiono infastiditi dai due novelli Sherlock Holmes, quiete e armonia sono increspate dalle domande di quei seccatori. L’escamotage è trovato: per far spifferare loro dove hanno visto l’ultima volta Elisio garantiscono d’inviare un rapporto rassicurante al Triumvirato e così (solo sperando che l’occhiuta attenzione di quella sorta di Grande Fratello galattico venga distolta dal loro satellite) i serafici adoratori dei Nirvana raccontano le ultime ore su Zin Zen del ragazzo in cerca del suo passato, della via dell’illuminazione ma soprattutto in fuga da un destino da burocrate del Triumvirato.
È scappato sulla Luna e lì lo ritroveranno ancora con tanti interrogativi per la testa i nostri due investigatori spaziali dopo un lungo peregrinare nel Cosmo. Sulla superficie di Selene il «vegeto-maniaco» Tetè trova la serra dei suoi sogni ricca di «ogni ben di dio vegetale» e si perde in quello spettacolo della Natura. Jeeves, un robot-ricercatore segnala al piccolo astronauta la presenza di un ospite che sta divorando tutte le riserve di semi, è lui, è Elisio! Con nostalgia entrambi si volgono a guardare l’alba sulla Terra mentre un drago salta fuori da un’ampolla. Sogno o son desto? Questo forse si domanda impaurito il nostro protagonista mentre si ritrova a cavallo dell’Ippogrifo. Lo scoprirà il lettore scorrendo le ultime righe del racconto.
«Illuminazioni galattiche» non va letto una sola volta, è come quei brani musicali che vanno riascoltati per apprezzarne le sfaccettature. È casuale che il robot-tuttofare si chiami Jeeves come il famoso maggiordomo creato dalla penna dell’umorista inglese Woodhouse? Chi leggerà le trentuno pagine di questa narrazione fantastica potrà a sua volta rintracciare nella propria memoria altri echi.