Clima ed energia dividono Cameron e Carlo

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Londra punta sulle sabbie bituminose (shale gas) mentre il principe Carlo, oggi, si è scagliato, con insolita energia, contro gli scettici del clima e i «lobbisti aziendali» che non rispettano l’ambiente e i rischi per il pianeta, un rischio così alto che non è il caso di aspettare che l’agonia sia conclamata prima di intervenire

Londra punta sulle sabbie bituminose (shale gas) mentre il resto dell’Europa frena e lo stesso principe Carlo, oggi, si è scagliato, con insolita energia, contro gli scettici del clima e i «lobbisti aziendali» che non rispettano l’ambiente e i rischi per il pianeta e non si interviene per salvarlo. «Il rischio di ritardo è così enorme che non possiamo aspettare fino a quando non siamo assolutamente sicuri che il paziente stia morendo», ha registrato «The Guardian», nel suo servizio.

Il sistema shale gas è quanto di più pericoloso ci possa essere oggi per strizzare ancora le risorse del pianeta che producono CO2 e minano l’equilibrio climatico della Terra.
«Il governo Cameron invece – si legge su “Illumina” il magazine di Assoelettrica – ne fa un pilastro della politica energetica sperando di replicare il successo statunitense. Con questa promettente fonte fossile, Londra intende ridurre la pressione della bolletta delle importazioni energetiche e la dipendenza dall’estero, provvidenziale in questi tempi di rallentamento della produttività dei giacimenti di gas e greggio del mare del Nord. Conta anche di rivitalizzare l’economia grazie alla caduta del prezzo del gas. A titolo di confronto, negli Usa, oggi la quotazione del gas naturale è precipitata a 4$/MMBtu contro i 12$ delle quotazioni europee.
«A dare man forte a Londra – prosegue “Illumina” – è arrivata l’indagine conoscitiva del Committee for Climate Change Ccg, la task force di esperti che affianca il governo su questioni ambientali. La tecnica di fratturazione idraulica che viene utilizzata per estrarre il gas intrappolato in profondità nelle fessure delle rocce di scisto, non rappresenta un aumento delle probabilità di rischio di terremoti o contaminazione delle falde acquifere».

Invece ad appoggiare il principe Carlo è intervenuto Lord Stern di Brentford, autore del Rapporto 2006 sull’economia del cambiamento climatico, che ha chiamato gli scettici e lobbisti «forze oscure» che dovrebbero essere «respinte».

È evidente che la battaglia sia ancora in corso e forse, in Europa, il confronto è appena iniziato.
Alle certezze della task force del governo anglosassone si contrappongono le numerose controversie sollevate da un ricercatore della Cornell University che «ha concluso che lo shale gas è peggio del carbone. Ma il patentino di compatibilità ambientale rilasciato dal Ccg – sottolinea “Illumina” – non è tuttavia un nullaosta senza compromessi per l’accettabilità dello shale gas nel mix energetico britannico. È utile come sostituto del gas d’importazione pertanto fintanto che saranno mantenute le regolamentazioni stringenti sulle perdite di metano (complessivamente le emissioni dello shale gas sono inferiori a quelle del Lng proveniente da lontano). È conveniente (con adeguate tecnologie di cattura e confinamento del carbonio Ccs) per alimentare le centrali termiche di back-up necessarie per il bilanciamento della rete in presenza di fonti rinnovabili intermittenti. Ma lo shale gas non può assolutamente rimpiazzare l’eolico off shore, né il nucleare che rimangono le opzioni principali di un futuro elettrico low carbon».

Intanto che le controversie si dipanino, «l’esecutivo conservatore ha rimosso la moratoria sulle operazioni di estrazioni dando mesi fa il via libera alla società Cuadrilla pronta a iniziare esplorazioni nella zona di Blackpool la quale, in tandem con le istituzioni, ha avviato una pervasiva campagna per informare, spiegare, convincere. Per smussare la reazione Nimby delle comunità interessate, il governo ha messo a punto un sistema di incentivi sotto forma di forti abbattimenti del costo dell’energia e ritorni economici a beneficio delle popolazioni locali».