Noi ingrassiamo ed abbiamo alti livelli di colesterolo o di glicemia o di trigliceridi perché mangiamo troppo e male non perché siamo «sfortunati» in quanto possessori di un certo gene. Affermare il contrario deresponsabilizza dalle scelte quotidiane chi invece deve interrogarsi sui propri errori di comportamento ed invertire la tendenza che ci porta sempre più ad essere un popolo di consumatori acritici
Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.
Fai un test genetico e dimagrirai. Anzi: fai un test genetico, mettiti a dieta e dimagrirai. O meglio: fai un test genetico (pagando noi), mettiti a dieta (uno schemino facile facile che ti mandiamo per mail), comprati la tisana miracolosa (naturalmente da noi) e (forse) dimagrirai. Come il gatto e la volpe circuivano Pinocchio con la prospettiva di facili guadagni e divertimenti a go-go così si stanno moltiplicando da ogni dove gli inviti ad effettuare gli «indispensabilissimi» test genetici che ci diranno cosa dobbiamo mangiare per dimagrire: perché si ingrassa (si ingrasserebbe, secondo queste réclame) non tanto per via di una specifica costituzione fisica e meno che mai per il fatto di mangiare troppo e male bensì per il fatto che alcuni geni, rilevabili tramite analisi effettuate rigidamente presso alcuni laboratori privati e dal costo ovviamente per nulla contenuto, svolgerebbero un’azione di disturbo sul metabolismo determinando la alterata digestione o in certi casi una vera e propria intolleranza (sic!) verso alcuni cibi con la conseguenza di un poco desiderabile aumento di peso.
Fortuna che, con l’aiuto di una tisana miracolosa (guarda caso venduta dagli stessi che effettuano l’indispensabilissimo test genetico) possiamo agire su non si sa cosa per ottenere non si sa come una miracolosa (anche questa, ma si sa che i miracoli una volta che cominciano non finiscono più) perdita di peso ed il ritorno ad uno stato di salute perfetto. O quasi.
Il gatto e la volpe (rappresentati sempre da «aziende» private e mai da strutture pubbliche del Ssn) blandiscono il consumatore (perché di consumatore deve parlarsi e non certo di paziente) affinché invii tramite posta un campioncino di saliva da cui alcuni illuminati «genetisti» potranno ricavare informazioni su quali geni stiano mal funzionando e su quanti geni dispettosi facciamo parte del corredo genetico di quell’individuo. Al quale viene proposta come soccorso per i suoi problemi di sovrappeso una bevanda «magica» che risolverebbe come d’incanto i suoi problemi metabolici, senza fastidiose limitazioni alimentari o indicazioni comportamentali.
Alcuni di questi gatti e di queste volpi, invece, si spingono oltre, sino a consigliare una sorta di dieta alimentare di ulteriore supporto (da effettuare sempre contestualmente all’assunzione della magica bevanda) quasi sempre, però, senza valutare le condizioni generali della persona, senza dargli un’occhiata (una visita medica sarebbe davvero troppo!), senza un esame del sangue né una misurazione di pressione. Niente. Basta la saliva. Ed i geni dispettosi. Tutto a caro prezzo e condito con i nomi più affascinanti e di moda. Tutto, in genere per una stagione o poco più, giusto il tempo di scippare un po’ di quattrini ai più sprovveduti ed ingenui.
Naturalmente, poi, una volta che hai la chitarra la suoni ed una volta che dici di aver confidenza con i geni usi questo strumento per tutto: pancia gonfia? Grasso addominale? Incapacità a digerire il lattosio? Ritenzione idrica? Niente paura, ci pensiamo noi (il gatto e la volpe) e con un’occhiata ai tuoi geni ti diciamo quello che devi fare (ad esempio, prendere una tisana: ma guarda un po’!).
Naturalmente si tratta di procedure che di sostanziale e di dimostrato non hanno assolutamente nulla, poiché le condizioni che determinano sovrappeso e obesità (per non parlare del gonfiore intestinale o del deficit di lattosio) sono più complicate ed hanno a che fare con quel concetto che in biologia ed in medicina attiene non solo al possesso di questo o quel gene bensì anche e soprattutto alla sua «espressività».
Io posso possedere un dato gene ma la sua espressione «fenotipica» è soggetta ad altre variabili quali altri geni (facilitatori o soppressori) oppure, ovviamente, al mio comportamento alimentare e non. Se possiedo un certo gene dovrò sapere se i geni che interagiscono con quello stanno attivandosi per renderlo libero di esplicare tutta la sua potenziale capacità o se sono pronti ad inibirne l’azione. E questa è cosa molto più complicata e molto meno alla portata di laboratori che da un lato analizzano saliva e dall’altro propongono tisane.
Se nasco in Africa e vivo in condizioni socio economiche di forte difficoltà, riuscendo ad alimentarmi precariamente, continuerò ad essere sottopeso nonostante il mio patrimonio genetico contempli la presenza di geni dispettosi, a dimostrazione che, ahinoi!, in certi casi conta il carburante prima ancora che il tipo di macchina. E se vivo in America e mangio continuamente hamburger e patatine fritte, muovendomi poco o nulla, avrò grandissime probabilità di accumulare chili anche in assenza di quegli stessi geni: probabilmente ci metterò un po’ più di tempo ma il risultato finale, come insegnano tutte le statistiche mondiali sull’argomento, sarà quello.
La genetica darà una mano decisiva per conoscere ed affrontare meglio le condizioni che attengono alla nostra salute, ne abbiamo parlato proprio su «Villaggio Globale» in più occasioni. Ma lasciar passare il messaggio che tutto dipenda da come siamo fatti geneticamente, confondendo genotipo e fenotipo ed eludendo le interferenze fondamentali che il nostro comportamento ha sulla nostra costituzione cromosomica è profondamente sbagliato.
Noi ingrassiamo ed abbiamo alti livelli di colesterolo o di glicemia o di trigliceridi perché mangiamo troppo e male non perché siamo «sfortunati» in quanto possessori di un certo gene. Affermare il contrario deresponsabilizza dalle scelte quotidiane chi invece deve interrogarsi sui propri errori di comportamento ed invertire la tendenza che ci porta sempre più ad essere un popolo di consumatori acritici. Dar la colpa ad un gene scovato dopo l’analisi della saliva servirà quindi a vendere un esame ed una tisana non certo a farci essere meno frivoli e superficiali nel nostro rapporto col cibo.
Carlo Casamassima, Medico, Gastroenterologo