Con l’occasione del dibattito si è innanzitutto voluta esprimere la vicinanza ed il sostegno a quei percorsi di legalità e partecipazione che stanno vedendo l’amministrazione, insieme con le associazioni e la cittadinanza, impegnarsi in particolare per il riutilizzo sociale del Castelletto, bene confiscato alla criminalità, superando insieme le difficoltà ed ogni forma di intimidazione
La sostenibilità ambientale economica e sociale di un territorio non può prescindere dell’impegno civico, della giustizia sociale e della legalità. Questo il messaggio di cui si è fatta portatrice oggi, a Castel Gandolfo, Goletta dei Laghi, la campagna di Legambiente che da otto anni è in prima fila nella salvaguardia dei bacini lacustri italiani, realizzata con il contributo di Coou e Novamont e per le tappe romane con il contributo della Provincia di Roma.
Per ribadire il sostegno agli sforzi della buona politica, insieme a Libera ed al circolo locale di Legambiente «Appia Sud – il Riccio», la campagna del cigno azzurro ha organizzato un dibattito a cui hanno partecipato Milvia Monachesi, sindaco di Castel Gandolfo, Enrico Fontana, responsabile nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, Valentina Romoli, vice presidente di Legambiente Lazio, Simone Nuglio, responsabile Goletta dei Laghi di Legambiente e Renato Arioli, presidente del circolo locale di Legambiente «Appia Sud – il Riccio» e Marco Genovese, del coordinamento Associazione «Libera» Roma,
Con l’occasione del dibattito si è innanzitutto voluta esprimere la vicinanza ed il sostegno a quei percorsi di legalità e partecipazione che stanno vedendo l’amministrazione, insieme con le associazioni e la cittadinanza, impegnarsi in particolare per il riutilizzo sociale del Castelletto, bene confiscato alla criminalità, superando insieme le difficoltà ed ogni forma di intimidazione.
«Il gesto ignobile che ha subito il sindaco di Castel Gandolfo suscita tutto il nostro sdegno – dichiara Enrico Fontana, responsabile nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente -. Queste minacce, del resto, rispecchiano una situazione allarmante di profilo regionale. Il Lazio infatti – continua Fontana – si attesta al quinto posto nella classifica nazionale per il numero di reati contro l’ambiente appena sotto al podio dopo le Regioni a tradizionale presenza mafiosa. Nel corso del 2012, nel Lazio sono state accertate 2.800 infrazioni, che rappresentano l’8,2% del totale nazionale, ossia 7,7 illegalità al giorno, con un aumento di 463 infrazioni accertate rispetto al 2011. Su questi temi – conclude Fontana – è necessario costituire e rafforzare un fronte comune per arginare fenomeni che minano la sicurezza e la qualità della vita di tutta la comunità».
La fotografia che emerge dal Rapporto Ecomafie 2013 riporta un quadro preoccupante. Molti ormai sono gli affari poco limpidi che uccidono le potenzialità dei comuni laziali contribuendo ad ingigantirne i problemi. Anche nei Comuni dei Castelli romani la situazione in linea con quella regionale. I settori nei quali si registrano fenomeni di illegalità vanno dalla gestione della risorsa idrica, all’organizzazione della mobilità, al ciclo dei rifiuti fino alla cementificazione selvaggia che contribuisce all’avanzata del consumo di suolo. A tal riguardo preoccupano anche gli ingenti investimenti in edilizia nella zona che ospita due Parchi, quello dell’Appia Antica e Castelli Romani.
«Grazie all’impegno delle forze dell’ordine, della buona politica e delle associazioni attive sul territorio l’area dei Castelli Romani è ormai una delle “prime linee” per quel che concerne le azioni di contrasto alle mafie. Tuttavia, ancora molto lavoro rimane da fare soprattutto per contrastare e sconfiggere la piaga del cemento illegale che li colpisce – dichiarano Valentina Romoli, vice presidente di Legambiente Lazio e Renato Arioli presidente del circolo locale di Legambiente “Appia Sud – il Riccio” -. È urgente che le Istituzioni preposte, dall’Ente Parco alla Regione, ai Comuni alla Provincia riassumano con rigorosità il proprio ruolo di controllo e gestione di tutti i processi decisionali, ristabilendo trasparenza e priorità, inaugurando una nuova stagione di valorizzazione del territorio in chiave sostenibile anche a partire dalla tutela e dalla salvaguardia del Lago Albano».
«Tra le tante attività messe in campo in quest’ultimo anno dalla nostra Associazione – afferma Marco Genovese, del coordinamento “Libera” Roma – l’impegno per il riutilizzo sociale del Castelletto a Castel Gandolfo ha sicuramente assunto un valore importante per tutti noi. I beni confiscati, frutto del malaffare, della violenza delle mafie, sono infatti beni di tutti e possono diventare risorse importanti a disposizione della cittadinanza. Una forma di antimafia che vive di partecipazione ed impegno – conclude Genovese – un percorso ancora lungo e difficile, ma di grandi potenzialità».