Se la Kyenge sembra un orango, Calderoli è proprio…

674
foto di Roberto Cazzolla Gatti
Tempo di lettura: 4 minuti

«Gentile senatore, in quanto rappresentante di uno stato democratico ed eletto dal popolo, è consapevole di dover configurare gli ideali della costituzione ed esternare le sue idee secondo un codice morale, che prevede di rispettare non solo qualunque essere umano, ma qualunque essere vivente, e non offenderlo in base al colore della sua pelle, al suo credo politico, religioso, alla sua sessualità, al suo modo di essere poiché degno dei suoi stessi diritti e del suo rispetto?»

Fanno discutere le recenti dichiarazioni rilasciate dal leghista Roberto Calderoli che, durante una festa del Carroccio tenutasi in questi giorni, ha apostrofato il neo ministro del governo italiano Cecile Kyenge con la frase «Quando la vedo non posso non pensare a un orango».
Ma caro Calderoli, verrebbe subito da dire a chi assomiglia lei… E non solo per la conformazione fisica. Si finirebbe, così, in un’enciclopedica redazione del «Nuovo bestiario del XXI secolo», i cui paralleli tra politici e animali-non-umani sarebbero contenuti in almeno 10 volumi.
Parrebbe, allora, molto meglio usare una differente strategia per controbattere alla vergognosa espressione di un uomo che siede in un parlamento nazionale ed esprime i suoi, molto più che primitivi, pensieri in questo modo. Si potrebbe usare l’arte della retorica e l’approccio antropologico-biologico già utilizzato da Desmond Morris nel suo saggio «La scimmia nuda».
Il primo si avvarrebbe del metodo proposto dai sofisti della Magna Grecia, semplicemente per definire il leghista… un poveraccio. Perché quando un senatore, che scalda da anni una poltrona d’incarico pubblico, non appena il suo Paese fa un salto di qualità ed elegge il primo ministro nero della storia della Repubblica, lo guarda e nel tentativo di offenderlo lo paragona a un primate, mostra il perché in Italia c’è voluto tanto per affidare un ministero a una persona così valida e coraggiosa come la Kyenge.
Il secondo approccio prevederebbe di sottoporre Calderoli a un questionario informativo sulle sue capacità intellettive e sul suo livello culturale, atto a definire la sua idoneità a percepire uno stipendio pagato da tutti gli italiani. Tra le domande proposte ci sarebbero: è consapevole che anche lei, come tutti gli esseri umani, è un animale? Sa che anche l’Homo sapiens appartiene all’ordine dei Primati? Comprende che definire un essere umano «simile a una scimmia» non ha nulla di offensivo né per l’uomo né per la scimmia, essendo entrambi lontani parenti dello stesso antenato? Riesce a capire che insinuare una somiglianza tra una persona nera, di origini africane pur a tutti gli effetti cittadina italiana, e un orango nasconde in sé la più profonda ignoranza su quali specie di primati popolino l’Africa (gli oranghi vivono solo nel Sud-est asiatico) e su quale sia la storia delle origini dell’uomo (l’Homo sapiens ha visto la luce per primo nel Vecchio Mondo, appunto, circa 5-6 milioni di anni fa e solo dopo quasi altri 2 milioni di anni è giunto in Europa e in quella che i leghisti chiamano «Padania»)? Realizza, quindi, che la sua storia è infima se paragonata alle popolazioni nere di origini africane? O è così ottuso da pensare che l’elevato grado di civilizzazione raggiunto nelle terre del nord Europa sia un motivo sufficiente per porsi su un piedistallo rispetto al resto del mondo e ignorare gli innumerevoli effetti collaterali ai quali conduce un tale livello di civiltà, tra cui, ad esempio, l’elezione di gente come lei, Borghezio?
Come ultima domanda, al termine del test, io le chiederei: «Gentile senatore, in quanto rappresentante di uno stato democratico ed eletto dal popolo, è consapevole di dover configurare gli ideali della costituzione ed esternare le sue idee secondo un codice morale, che prevede di rispettare non solo qualunque essere umano, ma qualunque essere vivente, e non offenderlo in base al colore della sua pelle, al suo credo politico, religioso, alla sua sessualità, al suo modo di essere poiché degno dei suoi stessi diritti e del suo rispetto?».
Lo sa caro Calderoli, Cecile Kyenge è una bellissima donna, affascinante, interessante e preparata, che nonostante le vergognose mortificazioni sue e dei suoi amici iscritti al partito nordista/razzista, continua professionalmente il suo lavoro per garantire l’integrazione a tutti coloro che prima di essere italiani, africani, o semplicemente «immigrati» come voi li amate definire, sono abitanti della Terra e proprio perché scimmie come tutti noi, migrano e si spostano da sempre nella storia naturale del pianeta. Se lei ora si trova su una poltrona nel centro di quella che chiama Italia, per percepire un lauto stipendio, è solo perché è migrato dalla sua splendida nebbiosa terra d’origine. E se è nato in quei nordici avamposti è solo perché i suoi avi migrarono da quel sud Italia, che lei tanto disprezza, per espandersi in nuove aree. Ma gli antenati dei suoi avi, guardi un po’ cosa le faccio scoprire, erano neri e migravano (non «immigravano», poiché dipende da quale punto di riferimento si osserva il movimento; lei sarebbe «emigrato» stando a quanto già detto) fuori dall’Africa per raggiungere l’Europa. I suoi Celti, con i quali voi tanto vi identificate, molti millenni fa sono usciti dal continente nero, già uomini e son giunti nelle terre del nord. Anch’essi un tempo erano neri.
Questo breve excursus antropologico non dovrebbe risultarle nuovo (credo che le scuole elementari le abbia fatte, vero? O in «Padania» insegnano cose diverse ai bambini? È arrivato anche lì il creazionismo americano/vaticano?), ma se così fosse lo tenga a mente per le prossime volte, quando non avendo i mezzi per confrontarsi politicamente con un ministro che sul piano ideologico, culturale e professionale la farebbe apparire veramente «primitivo», l’unica cosa che sarebbe capace di dire, non potendo più sfoderare che «ce l’avete duro» da quelle parti (ma se lo dite sempre è perché non accade mai?), è che osservando un essere umano lei ci vede una scimmia. Guardi, ogni giorno, in ogni uomo io vedo una scimmia, poiché lo è. Solo in lei e in molti a lei vicini, io vedo degli impacciati imbecilli che credendosi superiori ai neri, ai terroni, alle scimmie, agli africani, non capisce di essere solo un errore della Natura.