La ricerca conferma: la sigaretta elettronica fa meno male

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Secondo lo studio dell’Università di Napoli la e-cig più potente abbinata all’utilizzo dei liquidi con la più alta concentrazione di nicotina (16 mg per ml) ha mostrato, dopo l’aspirazione di dieci tiri con le apparecchiature di dosaggio utilizzate per verificare l’estrazione reale di gas dalle sigarette tradizionali o elettroniche, il passaggio di quantità di soli 0,3 mg di nicotina per ml contro gli 0,9 della sigaretta tradizionale

Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.

Per i motivi che avevamo ampiamente descritto nei precedenti articoli su «Villaggio Globale» la bufala della presunta nocività delle sigarette elettroniche si è sostanzialmente sgonfiata per merito dei primi seri studi sull’argomento.
La coltre di superficiali, frettolose ed interessate sciocchezze sulla possibile equivalenza fra fumo di sigaretta tradizionale e vapori delle sigarette elettroniche ha cominciato a diradarsi grazie alle conclusioni di un paio di approfondite ricerche compiute in ambito universitario e presentate presso il Dipartimento di Chimica dell’Università Federico II di Napoli, la prima delle quali effettuata da un gruppo di ricerca americano, la seconda invece da una équipe della stessa università partenopea; entrambe finalizzate a valutare con criteri scientifici l’impatto sulla salute umana delle e-sigarette.

Assordante confusione

In questi ultimi mesi la confusione sul tema si era fatta «assordante» e la continua diffusione di mezze notizie o di voci incontrollate e prive di qualsiasi fondamento più che indurre ad una riflessione sull’approssimazione con cui venivano assecondate lasciava spazio a pensieri molto più terra terra, il primo dei quali era (ed è) relativo ad una sorta di strisciante campagna diffamatoria e quasi terroristica finalizzata a tagliare le gambe ad un nuovo modo di vivere il rapporto col fumo, sostituito con il molto più amichevole vapore prodotto dalle e-cig. La valanga dei «sembra», «parrebbe», «si dice» ometteva (ed in buona parte continua ad omettere) quei dati certi e precisi che in una visione scientifica seria consentono di definire la affidabilità di un’affermazione.
La vaga possibilità che il fumo delle sigarette elettroniche possa «far male» ha recato danno innanzitutto a coloro i quali avrebbero potuto e potrebbero modificare le proprie abitudini passando dal tabacco combusto al vapore svapato (con una nettissima riduzione di effetti collaterali), ha fatto male a coloro i quali si sono avventurati sulla strada di una originale e più moderna imprenditorialità del fumo (che, lo ripetiamo, fumo non è) ma ha fatto bene (o ha ridotto i danni) delle grandi imprese produttrici di sigarette tradizionali salvaguardando gli incassi dei Monopoli statali molto preoccupati della china che stava prendendo la questione.

Gli studi

Secondo lo studio dell’Università di Napoli la e-cig più potente abbinata all’utilizzo dei liquidi con la più alta concentrazione di nicotina (16 mg per ml) ha mostrato, dopo l’aspirazione di dieci tiri con le apparecchiature di dosaggio utilizzate per verificare l’estrazione reale di gas dalle sigarette tradizionali o elettroniche, il passaggio di quantità di soli 0,3 mg di nicotina per ml contro gli 0,9 della sigaretta tradizionale. La smoking machine (la macchina che permette di valutare con buona approssimazione la quantità di sostanza che passa nel sangue del fumatore) ha così sancito una minore estrazione di nicotina rispetto alle «vecchie» sigarette. Inoltre si è cercato di verificare se nella composizione dei liquidi ci fossero oltre ai normali metalli quali sodio, potassio, calcio, magnesio naturalmente presenti sia nelle acque di partenza sia negli aromi naturali, anche metalli potenzialmente causa di danni alla salute.
La verifica è stata fatta sulla presenza in quantità tangibili, di metalli quali arsenico, manganese, cromo, vanadio, piombo e così via. Si è così constatato che la loro presenza può essere esclusa fino ai limiti di rilevabilità strumentale e soprattutto fino ai limiti di rilevabilità compatibili con normali prodotti per questo uso.
Un’ulteriore verifica è stata fatta in merito all’eventuale presenza di solventi organici, sostanze organiche clorurate volatili, cloroformio, che possono derivare da processi di lavorazione industriale (e che sono tossici e nocivi) e la risposta, anche in questo caso, ha sancito l’assenza di queste sostanze nei prodotti analizzati. Insomma, un quadro molto tranquillizzante che, in una società senza «conflitti di interessi», spingerebbe lo Stato a ben altre forme di informazioni (finalizzate davvero alla protezione della salute dei suoi cittadini) che non quelle mezze parole lasciate fuggire per inconfessabili motivi di bottega.

Il vero problema

In realtà, peraltro, il grosso del problema, messa così la cosa, verterebbe sulla nicotina quando invece il vero problema sta, come abbiamo scritto più volte, negli effetti cancerogeni delle sostanze sottoposte a combustione: un processo peculiare delle sigarette tradizionali e totalmente assente in quelle elettroniche. Ci si continua a lambiccare il cervello sui potenziali problemi legati alla nicotina delle e-cig (che possono funzionare anche con liquidi a bassa nicotina ma che comunque fanno respirare molto meno nicotina delle sigarette tradizionali, come questi studi dimostrano) quando invece il vero iceberg per la salute è rappresentato da ciò che brucia, facendo reale danno, a partire dalle bronchiti e per finire ai tumori. E ciò che brucia è peculiarità esclusiva delle sigarette tradizionali mentre comincia ad esser più chiaro anche ai più riluttanti (o ai più interessati) che le e-cig sono un tranquillo prodotto della evoluzione degli stili di vita. Meglio non fumare, certo, ma se proprio si vuol farlo la sigaretta elettronica è un prodotto più sicuro: parola di Università.

 

Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo