I suoli europei sono minacciati da processi in continua espansione che sono riconducibili essenzialmente a fenomeni di erosione, regressione della sostanza organica, impermeabilizzazione, compattazione, salinizzazione, frane, contaminazione e, soprattutto, perdita di biodiversità. La biodiversità del suolo è una risorsa naturale fondamentale, non soltanto ai fini della sostenibilità dell’agricoltura, ma soprattutto per le numerose relazioni funzionali che stabilisce a sostegno di tutte le forme di vita compreso l’uomo
Uno studio della Commissione europea mostra che la biodiversità del suolo è sottoposta a vari livelli di pressione nel 56% del territorio comunitario.
Ricercatori del Joint Research Centre (Jrc), organo di ricerca della Commissione europea, hanno recentemente pubblicato, sulla rivista scientifica «Glogal Change Biology», uno studio che identifica le aree europee in cui la biodiversità del suolo è sottoposta a maggiore pressione antropica. Lo studio valuta le principali cause di minaccia e classifica il territorio comunitario in base al relativo livello di potenziale pressione.
I suoli europei sono minacciati da processi in continua espansione che, secondo la EU’s Thematic Strategy for Soil Protection, sono riconducibili essenzialmente a fenomeni di erosione, regressione della sostanza organica, impermeabilizzazione, compattazione, salinizzazione, frane, contaminazione e, soprattutto, perdita di biodiversità.
La biodiversità del suolo è una risorsa naturale fondamentale, non soltanto ai fini della sostenibilità dell’agricoltura, ma soprattutto per le numerose relazioni funzionali che stabilisce a sostegno di tutte le forme di vita che vivono sopra il livello del suolo e per i numerosi servizi ecosistemici1 che fornisce alla popolazione umana.
Nonostante diversi studi della comunità scientifica abbiano dimostrato che le popolazioni di alcune specie tipiche dei suoli siano in regressione, le conoscenze sui livelli di riferimento per la biodiversità complessiva in questo tipo di habitat sono tuttora scarse, sia su scala spaziale locale, sia per aree più vaste. Ciò rende particolarmente difficile valutarne eventuali regressioni o prevederne gli andamenti futuri.
In quest’ottica, i ricercatori del Jrc hanno sviluppato un progetto per la mappatura delle pressioni incidenti sulla biodiversità del suolo a livello comunitario, sulla base dei dati forniti da vari database europei, fra cui quello dell’European Soil Data Centre (Esdac), unità operativa dell’Institute for Environment Sustainability (Ies) che opera, anche nell’ambito dell’EU Soil Policy, per la gestione del territorio e dei pericoli naturali.
Dopo aver selezionato le potenziali cause di minaccia per la biodiversità del suolo, i ricercatori hanno sottoposto un questionario di valutazione a 20 esperti internazionali, membri del Soil Biodiversity Working Group della Commissione europea, al fine di classificare i diversi tipi di pressione in base ad un punteggio composito, e stabilirne il relativo valore ponderale, sulla base di 7 indicatori principali (fig.1).
Fig. 1. Metodologia utilizzata per la definizione dell’indice di minaccia potenziale. Fonte: Gardi C. et al., 2013, An estimate of potential threats levels to soil, Global Change Biology 19: 1538-1548).
L’indice risultante da questo tipo di analisi non deve essere interpretato come un indicatore del livello di biodiversità del suolo, ma solo come una stima del potenziale rischio di minaccia; è quindi uno strumento che fornisce indicazioni indirette sull’eventuale declino della biodiversità, in funzione delle condizioni ambientali presenti in una determinata porzione di territorio.
Dopo essere stati sottoposti a validazione, i dati ottenuti sono stati restituiti su una cartografia GIS, per produrre un’analisi spaziale delle pressioni presenti su scala europea. Questi risultati erano in parte già comparsi all’interno dell’European Atlas of Soil Biodiversity, pubblicato nel 2010, e sono stati recentemente ottimizzati tramite ulteriori analisi statistiche.
Le minacce per la biodiversità del suolo sembrano essere, in ordine decrescente d’importanza, l’intensità dello sfruttamento agricolo, la diminuzione di carbonio organico, la presenza di specie aliene, la compattazione, l’erosione e la contaminazione del suolo.
Il 56% dei suoli europei risulta sottoposto a pressioni antropiche significative. In particolare, le aree con livelli di rischio elevato, molto elevato ed estremamente elevato rappresentano, rispettivamente, il 9%, 4% e 1% del territorio comunitario per il quale erano disponibili dati Esdac di partenza. Livelli di rischio basso, molto basso ed estremamente basso, corrispondono invece al 14%, 12% e 4% del territorio, mentre il restante 13% mostra un grado di rischio moderato.
L’elaborazione cartografica (fig. 2) evidenzia l’esistenza di una forte variabilità spaziale negli indici di minaccia. Le aree maggiormente a rischio (in sfumature di rosso, sulla mappa) sono infatti concentrate essenzialmente nel Regno Unito e in diverse zone dell’Europa settentrionale, dove il territorio è soggetto all’azione combinata di agricoltura intensiva, presenza di specie invasive, e impoverimento del carbonio organico nel terreno. Per quanto riguarda l’Italia in particolare, l’area in cui la biodiversità del suolo è sottoposta a maggior pressione risulta essere la valle del Po, che è tradizionalmente associata ad agricoltura di tipo intensivo.
Fig. 2. Mappatura GIS sulla distribuzione spaziale delle potenziali minacce. Fonte: Gardi C. et al., 2013, An estimate of potential threats levels to soil, Global Change Biology 19: 1538-1548.
Sebbene necessiti di future calibrazioni, derivanti anche da una più capillare disponibilità di dati di partenza, questo studio costituisce un primo, importante, passo nella definizione di una metodologia di riferimento per lo studio della perdita di biodiversità del suolo a diverse scale spaziali, e fornisce uno strumento per orientare la ricerca futura, l’allocazione delle risorse e le politiche di gestione, in particolare per quanto riguarda l’implementazione dei programmi nazionali di monitoraggio ambientale.
Questo tipo di approccio si rivela particolarmente utile nell’intento di perseguire gli obiettivi definiti dalla «Strategia nazionale per la biodiversità» e dalla più recente «Strategia tematica per la protezione del suolo» (comunicazione della Commissione delle Comunità europee COM 2006-231), a seguito della quale la Commissione europea ha richiesto agli Stati membri di definire le proprie aree a rischio di perdita di biodiversità del suolo. Proprio in merito a tale strategia, Ispra ha recentemente sviluppato il programma ReMo, per la realizzazione di una rete nazionale di monitoraggio della biodiversità e del degrado dei suoli italiani. L’obiettivo è quello di organizzare una banca dati che raccolga tutte le informazioni disponibili sulla distribuzione e l’ecologia delle specie più abbondanti e diffuse nei suoli del nostro Paese, che è il più ricco, fra quelli europei e mediterranei, per la tipologia di suoli presenti e per la loro biodiversità.
La Toscana è attivamente coinvolta nel programma ReMo tramite l’Università di Siena, che ha stipulato una convenzione con Ispra per la messa a punto di una banca dati sugli acari oribatei, una delle componenti viventi più abbondanti nel suolo, dopo funghi, batteri e nematodi. L’Università di Pisa, l’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Pisa (Cnr) e l’Ente Parco Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli sono inoltre coinvolti nel «Progetto Speciale Funghi», sempre a cura di Ispra, che si occupa della mappatura e del censimento della flora micologica.
1 Servizi ecosistemici: condizioni e processi attraverso cui gli ecosistemi naturali, e le specie che li compongono, sostengono e soddisfano la vita umana.