Il progetto Thermovacuum è stato giudicato strategico dall’Europa per l’alto contributo che può rendere all’ambiente e al sistema economico. Il legno trattato con questo metodo acquista particolari doti estetiche e di durabilità che oggi vengono cercate nelle essenze di importazione
Si chiama Thermovacuum ed è un processo innovativo creato dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige (Trento) insieme alla ditta WDE Maspell di Terni, detentrice del brevetto, per produrre una nuova generazione di legno termicamente modificato con alto valore aggiunto ed eccezionali proprietà di resistenza e durabilità che esclude l’utilizzo di qualsiasi sostanza chimica. Il Thermovacuum, o Termovuoto, è ora entrato in un progetto più ampio che studia la penetrazione del prodotto sul mercato.
Il progetto, con il nome di TV4NEWOOD, è stato approvato al finanziamento dalla Commissione europea attraverso il bando Eco Innovation e ha una durata di tre anni (circa 1.800.000 euro di cui la CE finanzierà il 50% a fondo perduto).
«Il Termovuoto combina un processo di essiccazione sottovuoto ad alta efficienza energetica e un trattamento termico, con l’obiettivo di offrire un prodotto ecologico, a basso impatto ambientale, conveniente e di alta qualità – spiega Ottaviano Allegretti, responsabile del laboratorio Labess di Cnr-Ivalsa e della parte scientifica del progetto -. Grazie a questa tecnologia è possibile fornire a specie legnose come l’abete rosso, dominante in Trentino e nell’arco alpino, caratteristiche tipiche dei legni tropicali che vengono anche per questo importati, quali una spiccata piacevolezza estetica e particolari doti di durabilità non presenti nel legno naturale, che lo rendono particolarmente idoneo all’utilizzo in esterno, per esempio in infissi, facciate, arredi esterni e guardrail. Il legno garantisce così una forte competitività non solo rispetto a quello non trattato, ma anche ad altri materiali, plastica fra tutti».
La bontà del metodo sviluppato da Ivalsa è confermata anche dai risultati pubblicati recentemente sulla rivista internazionale «Bio Resources». «È un metodo – continua il ricercatore – che permette di ottenere effetti positivi sul piano ambientale ed energetico, grazie anche alla riduzione dell’impatto economico del trasporto su lunghe distanze e dello sfruttamento eccessivo delle foreste tropicali».
Il progetto è stato presentato da una partnership internazionale che vede coinvolti, oltre a Ivalsa, la WDE-Maspell di Terni (leader partner), la Swedish University of Agricultural Sciences, il Consorzio Servizi Legno e sughero, Arredo Mare, Ecolwood e IGC di Torino. «La ricerca – conclude Allegretti – si concentra ora sulla certificazione del materiale rispetto al suo ciclo di vita, dal bosco fino allo smaltimento, e sulle analisi delle sostanze organiche volatili (Voc) necessarie per l’applicazione nel settore dell’arredamento di interni. Con l’obiettivo di portare gli investimenti fatti e il patrimonio di conoscenze e tecnologie acquisite a ricadute reali nel sistema legno italiano». La Commissione europea ha considerato il progetto strategico per l’alto contributo che esso può rendere all’ambiente e al sistema economico e occupazionale in Italia ed Europa.