Capire i terremoti per affrontarli

2326
Tempo di lettura: 3 minuti

Presentati 3 progetti per incrementare le conoscenze sismologiche dell’Accordo Quadro Dipartimento Protezione Civile – Ingv

Indagare gli enigmi proposti dai terremoti superficiali e profondi. Presentare la dinamica delle placche terrestri. Approfondire l’andamento dei movimenti della crosta misurati con tecniche di telerilevamento, studi magnetici, geotermia e modelli matematici. Illustrare i più significativi studi recenti sui precursori sismici, sui fenomeni di liquefazione del suolo e i vulcani. Questi gli argomenti al centro del XXXII Convegno nazionale del Gngts (Gruppo nazionale di Geofisica della Terra Solida), che si chiude questa sera a Trieste e che è il principale appuntamento annuale in Italia per la ricerca geofisica.

Un convegno importante non solo per la comunità scientifica (quasi 400 i partecipanti tra geofisici, sismologi, vulcanologi, geochimici e ingegneri), ma anche per la collettività in quanto l’evoluzione della conoscenza su questi temi può rappresentare uno strumento fondamentale per la sicurezza della vita di tutti.

In quest’ottica, di grande rilevanza tra le 226 ricerche esposte, i tre progetti «S1 – Miglioramento delle conoscenze per la definizione del potenziale sismogenetico», «S2 – Validazione della pericolosità sismica mediante dati osservati» e «S3 – Previsione a breve termine dei terremoti» sviluppati nell’ambito del Programma sismologico dell’Accordo Quadro Dipartimento Protezione Civile – Ingv 2012-2021. Progetti nati per incrementare le conoscenze sismologiche con lo scopo di produrre risultati concreti e immediatamente applicabili; effettuare stime di rischio utili per salvaguardare la popolazione e i beni esposti ai possibili terremoti futuri.

I Direttori di Progetto Andrea Argnani (S1), Laura Peruzza (S2) e Dario Albarello (S3) hanno illustrato le conclusioni della prima annualità delle rispettive indagini, che hanno tutte avuto come area geografica di riferimento la Pianura Padana e l’Appennino Meridionale (confine calabro-lucano). Considerazioni che verranno ora utilizzate per l’auspicato proseguimento degli studi.

Il progetto S1 si è occupato dello studio delle sorgenti sismogenetiche, cioè della caratterizzazione delle strutture potenzialmente in grado di generare terremoti. Sulla base dell’analisi del sisma in Emilia del 2012, è emerso un dettaglio maggiore sul modello crostale della Pianura Padana, che si presenta come topograficamente piatta ma con spessori di sedimenti elevati e molto variabili lateralmente. Tale differenza di spessore influenza profondamente la propagazione sismica. Grazie a queste scoperte, ora si ha un modello più preciso della struttura crostale padana e appenninica meridionale che contribuisce a migliorare le localizzazioni ipocentrali dei terremoti e i cui risultati possono essere usati per approfondire gli studi sui rischi.

S2 si è concentrato sugli esistenti modelli di pericolosità sismica con lo scopo di verificarli e validarli, e sull’approfondimento delle conoscenze sulla liquefazione dei terreni e gli input sismici indotti da strutture quali i depositi sotterranei di gas. Scopo del progetto è ottenere nuovi e più approfonditi strumenti decisionali per la progettazione ingegneristica e l’adeguamento dell’esistente, da affiancare a quelli già disponibili. Il progetto inoltre ha visto un’analisi sociologica, la prima sviluppata in ambito geofisico in Italia, sulla percezione del rischiosismico. Da quest’indagine è emersa una generale sottostima del livello di pericolosità percepito, mentre la consapevolezza si è rivelata migliore solamente nelle aree interessate di recente da fenomeni sismici. Si è evidenziata quindi l’importanza e la necessità di iniziative di sensibilizzazione e educazione della collettività.

S3 ha avuto lo scopo di analizzare la possibilità concreta di valutare le variazioni a breve e medio termine (giorni-mesi-qualche anno) della pericolosità sismica sulla base di osservazioni relative a fenomeni indicativi di quanto sta avvenendo nelle parti più profonde del sottosuolo, ovvero dove i terremoti vengono generati. A questo scopo, nella prima fase del progetto, è stata costruita una banca dati, la prima in assoluto per livello di approfondimento, contenente le osservazioni disponibili relativamente a diverse classi di osservabili (dati sismometrici, idrologici, ecc.), ottenute da reti di monitoraggio già presenti sul territorio italiano, con la temporalità più ampia possibile. Grazie alla sistematizzazione di tutti questi dati, sarà ora possibile analizzarli mediante tecniche statistiche per valutare la verosimiglianza dell’ipotesi che gli andamenti osservati possano in qualche misura essere rappresentativi di processi sismogenici in corso. Inoltre si potranno pianificare nuove localizzazioni per la messa in opera di ulteriori reti di monitoraggio per una futura valutazione prospettiva di questi andamenti in aree dove eventi sismici intensi sono attesi nel prossimo futuro.

S1, S2 e S3 sono in sintesi progetti che da diverse prospettive indagano la sismicità del territorio italiano, le possibili conseguenze e contromisure. Le nuove conoscenze permettono alla Protezione Civile di ottimizzare le risorse disponibili per la salvaguardia della popolazione e di mettere in atto azioni concrete per la progettazione e l’adeguamento delle strutture, la pianificazione della risposta alle potenziali emergenze e la riduzione delle eventuali conseguenze. I terremoti restano infatti fenomeni al momento imprevedibili e incontrollabili, ma possono certamente risultare meno devastanti e spaventosi se compresi e affrontati correttamente.

L’auspicio è quindi che si trovino i fondi necessari per finanziare le successive due annualità dei progetti e che i risultati possano essere presentati nel 2014, in occasione del XXXIII Gngts.