Riscaldamento della Terra o ritorno alle ere glaciali?

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Secondo il team dei climatologi dell’Università di Reading (UK): «La temperatura del nostro pianeta, a causa della diminuzione delle radiazioni solari, tornerebbe di nuovo a scendere dando così il via all’inversione di tendenza cui seguirebbe una instabilità climatica planetaria associata a fenomeni iniziali estremi, quali tempeste tropicali e piogge devastanti, grande freddo e bolle di calore, nonché lunghi periodi di siccità»

«Se la temperatura della Terra sta aumentando, perché qui in Europa e su tutto il bacino del Mediterraneo fa sempre più freddo?».
È la domanda che i più ci chiedono cercando di capire dov’è la contraddizione tra le affermazioni degli scienziati e le realtà meteo che viviamo in questi giorni.
Per prima cosa cerchiamo di chiarire che un conto è parlare di situazioni temporali meteo-climatiche, vedi il gelo e la neve che tra il 10 e il 15 di questo mese sono scesi fino all’Africa settentrionale, ed un’altra cosa è parlare di periodi stagionali prolungati di freddo o di caldo, in quest’ultimo caso si tratta di condizioni climatiche di media e lunga durata, ad esempio un continuum di freddo, gelo e neve che tutti gli anni da novembre può arrivare fino a marzo, vedi il clima del Canada o della Siberia. Quindi eventi climatici anomali, ma concentrati in periodi limitati di tempo, non possono rappresentare variazioni definitive delle stagioni. Quello che è accaduto tra la Turchia e l’Egitto, con nevicate anche sul deserto, è un fatto a se stante e non è una condizione climatica stabile.
Chiarite queste posizioni c’è comunque da considerare una realtà molto più importante della concentrazione della CO2 nell’atmosfera terrestre. Stiamo parlando della nostra stella. Fino a qualche anno fa i climatologi a cui esternavamo le nostre preoccupazioni sull’attività solare nei confronti del clima terrestre, ci rispondevano che sul piano della modificazione climatica della Terra l’attività solare influiva poco. Affermazioni queste che però non ci hanno mai convinti, ma loro erano climatologi di fama internazionale e noi solo poveri e sprovveduti studiosi del clima e, quindi, giusto così!
Poi, però, istituzioni scientifiche importanti, come il Cru (Climatic Unit Research), prestigioso ente inglese per le sue ricerche sull’evoluzione del clima nel mondo, la stessa Nasa e infine il Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) degli Usa, hanno cominciato a constatare che le radiazioni elettro-magnetiche del Sole (vedi diminuzione delle sue macchie solari) a partire dal 1997 hanno iniziato, anche se molto lentamente, a diminuire. Gli ultimi tre cicli solari (con lunghezza temporale media di 11 anni) si stanno affievolendo, il nostro astro sta perdendo potenza.
Di conseguenza anche la temperatura della Terra dovrebbe cominciare a risentirne. Si è constatato un aumento della temperatura sul nostro pianeta fino al 2000, per arrivare ad un +0,8° e fino ad oggi ad un + 1°.
Quest’ultimo dato è comunque dovuto all’aumento dei gas serra in atmosfera.
Oggi, ci dicono gli scienziati, sembrerebbe che l’aumento di temperatura globale si sia fermato. Secondo il team dei climatologi dell’Università di Reading (UK): «La temperatura del nostro pianeta, a causa della diminuzione delle radiazioni solari, tornerebbe di nuovo a scendere dando così il via all’inversione di tendenza cui seguirebbe una instabilità climatica planetaria associata a fenomeni iniziali estremi, quali tempeste tropicali e piogge devastanti, grande freddo e bolle di calore, nonché lunghi periodi di siccità». Per questi scienziati si potrebbe riproporre quello che accadde più di 300 anni fa in Europa (1645 – 1715) e cioè un forte abbassamento di temperatura dando vita ad una mini era glaciale conosciuta come «il minimo di Maunder». Ciò potrebbe accadere, secondo i modelli matematici usati dagli scienziati, tra il 2035 e il 2050.
Ma se anche la nostra stella ha deciso di «riposarsi» un po’, va tenuto conto che la macchina del clima terrestre è di una tale complessità che la scienza non è ancora riuscita a svelarla del tutto, al punto che non conosciamo, se non molto ipoteticamente, cosa accadrà in futuro. Pertanto la questione Sole-clima terrestre non può essere paragonata ad un semplice calcolo matematico: 2 + 2 = 4. Grazie alle infinite variabili che costituiscono la macchina del clima terrestre, 2 + 2 può dare anche 3 o 5.
Ad esempio, tutto il calore in eccesso che il Sole e l’effetto serra antropogenico ci hanno dato dal 1900 ad oggi è stato immagazzinato dalle grandi masse oceaniche le quali, molto lentamente (in decenni), lo restituiranno all’atmosfera, con imprevedibili effetti sul clima planetario. Non a caso il polo nord, il cui ghiaccio galleggia sull’oceano Artico, va fondendosi rapidamente a causa della temperatura medie dei mari che in tutte le latitudini è aumentata di qualche grado.
Anche le correnti atmosferiche polari, a causa di modificati cambiamenti dei «corridoi aerei» causati dall’interazione dei gas serra con l’atmosfera terrestre, non seguono più le tradizionali rotte circolari tra la Siberia e l’Alaska, per cui spesso scendono fino al Mediterraneo. Pertanto non ci è dato di sapere cosa accadrà domani, anche se l’attività solare continuerà a diminuire.
Fino a qualche anno fa furono riscontrati anomali aumenti delle temperature su tutte le atmosfere dei vari pianeti del nostro sistema solare, allora gli astrofisici ci dissero che la colpa era dell’aumento dell’attività solare, ora invece che il Sole è a «riposo», le temperature dei nostri cugini pianeti non crescono più e anzi cominciano a scendere.
Paradossalmente l’aumento della temperatura media della Terra, indotta anche dall’attività umana (abbiamo superato la soglia dei 400 ppm di CO2 nell’atmosfera, gas serra questo alla base degli attuali cambiamenti climatici), forse ci preserverà dall’avvicinarsi di una nuova era glaciale… sì, ma fino a quando?
Sta di fatto che per motivi esogeni ed endogeni la macchina del tempo sul nostro pianeta si è rotta e, quindi, dovremmo aspettarci chissà quali conseguenze già da domani. Per questo l’Eu ha invitato tutti i suoi Stati membri ad adottare la Sna, ossia la Strategia Nazionale dell’Adattamento ai fenomeni meteo estremi. L’Italia ha aderito a quest’invito e con organizzazioni come Accademia Kronos, sta mettendo a punto un piano di emergenza per eventi calamitosi prossimi futuri.