Burocrazia inutile e dispendiosa, ripetitiva e caotica, sono mali ben noti. Ma sul fronte della natura causano danni ancor più gravi perché distruggono la motivazione e il senso di appartenenza degli addetti ai lavori e finiscono con l’impantanare la situazione. L’allarme lanciato dal Comitato parchi sin dal 1996
Un lucido e motivato Sos contro gli eccessi e le degenerazioni di una burocrazia sempre più invasiva e inefficiente è stato lanciato dall’Aidap (Associazione italiana direttori e funzionari aree protette), che denuncia chiaramente la deriva a spirale in cui sta precipitando la realtà dei Parchi Nazionali, quello che era stato il sogno più bello e la conquista culturale, ecologica e civile più elevata del secolo scorso.
Burocrazia inutile e dispendiosa, ripetitiva e caotica, subdola e inconcludente sono mali ben noti, con cui ogni cittadino s’incontra e purtroppo si scontra quotidianamente. Ma sul fronte della natura causano danni ancor più gravi, perché nell’assordante silenzio del Palazzo e nella cronica indifferenza dei più, distruggono la motivazione e il senso di appartenenza degli addetti ai lavori, condannano all’alienazione progressiva chiunque tenti di fare qualcosa di utile, e finiscono con l’impantanare la situazione, rischiando di compromettere gli obiettivi fondamentali della conservazione della natura.
Nessuno più di noi potrebbe comprendere, condividere e sostenere questo appello, che va rilanciato forte e chiaro in tutte le sedi opportune, sul piano politico, istituzionale e mediatico, non solo nazionale, ma anche a livello internazionale. Perché nel lungo lavoro svolto per segnalare, contrastare e arginare i traboccanti eccessi della burocrazia, e della stessa tecnocrazia, avevamo chiaramente denunciato la quantità di malesseri, disturbi e piaghe che purtroppo caratterizzano, come un male oscuro, l’intera realtà italiana.
Pochi accenni sono sufficienti a tratteggiare la situazione: disinteresse per il bene comune, fuga dalle responsabilità, nessuna analisi costi-benefici, confusione permanente tra mezzi e fini, controlli spesso solo cartacei e virtuali, se non risibili, illusione che messe a posto le pratiche, siano risolti anche i problemi, tendenza ad avvolgere tutto nella nebbia più fitta…
Ecco perché, fin dal lontano 1996, il Comitato parchi aveva lanciato un forte messaggio, chiaramente illustrato in una tavola con alcuni semplici diagrammi, che qui riproponiamo: Nelle sabbie mobili della burocrazia.
Quando qualcuno scriverà la storia dei Parchi d’Italia, e in particolare la vera storia kafkiana del Parco d’Abruzzo, si scoprirà che il disastro attuale aveva avuto significativi precedenti, e che sarebbe stato possibile prevenirlo, evitarlo o contrastarlo. E vedrà che le vicende di quel Parco rappresentano il vero paradigma della crisi in cui è poi precipitato l’intero Paese. Ma per capire meglio la dinamica occulta che muove la nostra realtà, occorrerebbe un po’ di memoria storica, proprio quella che l’Italia ha sempre spensieratamente rimosso o dimenticato.
Nel caso specifico del Parco d’Abruzzo, la memoria storica è stata, più semplicemente, totalmente e unanimemente cancellata. E quindi nessuno dovrà stupirsi, se si continueranno a ripetere gli stessi errori.