Ricerche petrolifere nel profondo dell’Amazzonia

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foto Adriana Huber/Survival
I Suruwaha sono una tribù isolata, estremamente vulnerabile alle malattie introdotte dall'esterno.
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La società petrolifera nazionale Petrobras ha iniziato la ricerca di petrolio e gas in una delle aree più isolate. Negli anni 70 e 80, Petrobras effettuò prospezioni petrolifere nella Valle Javari: diversi Indiani incontattati, ma anche funzionari del Funai e della Petrobras, morirono nei conflitti causati dalle attività esplorative

La società petrolifera nazionale Petrobras ha iniziato la ricerca di petrolio e gas in una delle aree più isolate dell’Amazzonia, mettendo in grave pericolo diverse tribù isolate.
Secondo fonti locali, la Petrobras ha installato 15 chiatte con generatori ad alta-capacità nonché oleodotti e macchinari per l’attività estrattiva sul fiume Tapauá, nello stato di Amazonas. Le esplorazioni hanno luogo nelle vicinanze di sette territori indigeni, tra cui si contano le terre dei Suruwaha, dei Banawa, dei Deni e dei Paumari.

 

Foto Comissão Pastoral da Terra/Prelazia de LábreaLa scorsa settimana sul fiume Tapauá, nello stato brasiliano di Amazonas, sono state fotografate alcune chiatte per le prospezioni petrolifere. Foto Comissão Pastoral da Terra/Prelazia de Lábrea

 

 

 

La Costituzione brasiliana riconosce il diritto dei popoli indigeni a essere consultati su tutti i progetti che riguardano le loro terre; Petrobras, tuttavia, non ha consultato gli indigeni che vivono nell’area. Inoltre, sebbene alcune tribù della zona siano particolarmente isolate e alcune siano state contattate in tempi relativamente recenti, nemmeno il Funai, il Dipartimento governativo agli Affari Indigeni, è stato informato del progetto.
Interrogata sulle recenti attività esplorative di Petrobras nel bacino del fiume Tapauá, l’Agenzia nazionale del petrolio brasiliana ha affermato che «da parte di questa agenzia, non è stata richiesta, né autorizzata, alcuna esplorazione nella regione».

In una lettera al Pubblico ministero, alcuni esperti brasiliani hanno ricordato il diritto degli Indiani a essere consultati su queste attività, un diritto riconosciuto dalla legge internazionale. «Più di 1.300 persone potrebbero subire effetti irreversibili» hanno scritto gli esperti. Una deputata e un senatore hanno sollevato la questione presso il Congresso.
Le attività esplorative potrebbero essere fatali per la tribù incontattata Hi Merimã, che vive vicino al luogo delle prospezioni. Gli Indiani incontattati, infatti, sono estremamente vulnerabili a ogni contatto con gli esterni perché non hanno difese immunitarie verso le malattie comuni.
Negli anni 70 e 80, Petrobras effettuò prospezioni petrolifere nella Valle Javari, dove viveva la più alta concentrazione di tribù incontattate del mondo: diversi Indiani incontattati, ma anche funzionari del Funai e della Petrobras, morirono nei conflitti causati dalle attività esplorative.
Lo scorso anno, i popoli indigeni della Valle Javari hanno ribadito la propria opposizione a qualsiasi prospezione nelle loro terre, o nei dintorni di esse. In una lettera, gli Indiani hanno detto di non voler soffrire ancora una volta la tragedia che li colpì quando Petrobras «distrusse le nostre case e i nostri orti, fece saltare in aria i nostri laghi e i ruscelli, inquinando le sorgenti e causando la morte di numerosi Indiani. Portarono malattie nelle nostre comunità e la malaria nella regione, e accumularono attrezzature nel nostro territorio danneggiando la flora e la fauna», hanno ricordato.

Survival International ha scritto a Petrobras per chiedere l’immediata sospensione dei lavori nell’area.
«Nella sua avida corsa al profitto, il Brasile è pronto a sacrificare le vite di Indiani innocenti. La sua crescita economica ha un costo umano immenso: le vite e i mezzi di sostentamento degli indigeni del paese – ha detto oggi il Direttore generale di Survival, Stephen Corry -. Che sia chiaro: quando le terre degli Indiani incontattati vengono invase, seguono inevitabilmente malattie, morte e distruzione. È questo il lato oscuro del Brasile».