Un’esperienza che permette di fare qualche buona riflessione sul ruolo nodale degli equilibri naturali nel garantire un contesto vitale (in particolare sia sulla capacità di tenuta di un sistema dinamico, sia sulle conseguenze di un suo disequilibrio che, in presenza di gravi fattori di instabilità, può produrre lacerazioni anche irreversibili) propone di costruire una rete di collegamenti, un tessuto, ottenuto con lo srotolamento di un gomitolo di spago fatto passare, in modo casuale e più volte, fra le mani di un gruppo di persone disposte, più o meno, a formare un cerchio. Si possono, così, presentare due situazioni di sicuro interesse. La prima mette in evidenza l’alto livello di resistenza, di questo sistema dinamico, quando è sottoposto a tensioni anche da parte di impreviste spinte centrifughe dei suoi elementi. La seconda, invece, mostra quanto questo stesso sistema diventi precario se anche un solo elemento del gruppo dovesse lasciare la presa dei collegamenti realizzati con i segmenti di corda a lui affidati. In questo secondo caso, la condizione di equilibrio dinamico, cioè la capacità di tenuta in tensione di tutti segmenti di corda, viene a mancare. Qualcosa di simile avviene per le calze tessute con finissimo nylon. Chi le usa o le ha usate, conosce bene la profonda smagliatura che viene generata dalla pur infinitesima rottura di un singolo e quasi impalpabile suo filo, a fronte di una elasticità e modellabilità totale della stessa calza prima della sua pur microscopica rottura iniziale.
Se proviamo a riflettere sul significato di queste esperienze e sulle analogie che possiamo immaginare per gli equilibri dinamici naturali, potremmo sorprenderci della nostra profonda e pericolosa mancanza di consapevolezze e della «disattenzione» con la quale incidiamo, in modi sempre più tecnologicamente invasivi, sugli equilibri ambientali, creando condizioni di precarietà e con effetti troppo spesso ignoti.