Cancún – Tre nodi sul tavolo politico

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Surriscaldamento del pianeta non oltre 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale. Devolvere l’1,5% del prodotto nazionale lordo dei Paesi industrializzati al «green fund» per le azioni di mitigazione e di adattamento dei Paesi più poveri. La lotta alla deforestazione ed al degrado delle foreste

A Cancún, mentre fervono gli ultimi lavori della diplomazia, si modificano continuamente i testi delle commissioni per trovare un accordo sui tanti punti in ballo.

Nel testo del documento che si riferisce al trattato di lungo periodo sono state aggiunte o modificate alcune opzioni su cui i politici sono chiamati ad esprimersi. Le principali riguardano:

1) Obiettivo di lungo periodo: Surriscaldamento del pianeta non oltre 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale, con stabilizzazione delle concentrazioni atmosferiche al livello di 350 ppm.

Significato di questa opzione: Stabilizzare a 350 ppm significa scendere ad un livello inferiore a quello attuale, che è di 390 ppm. Ciò sarà possibile se si arriva ad emissioni negative! In altre parole il percorso possibile sarà quello che entro il 2020 le emissioni globali dovranno ridursi di almeno il 50% rispetto al 1990. Al 2050 le emissioni globali dovranno essere circa pari a zero. Quindi si dovrà stabilire che i Paesi industrializzati dovranno ridurre attorno al 100% rispetto al 1990, mentre i Paesi in via di sviluppo dovranno ridurre le emissioni attorno al 90% rispetto al 1990. Dopo il 2050 le emissioni dovranno diventare assolutamente negative. In altre parole, gli assorbimenti (sink) terrestri (soprattutto forestali) e gli assorbimenti oceanici (soprattutto fitoplancton) dovranno essere tali da riassorbire ed immagazzinare (nel suolo, nel mare e negli ecosistemi terrestri e marini) l’eccesso di anidride carbonica atmosferica (che nel frattempo avrà superato 400-420 ppm) per riportarla al valore di 350 ppm.

2) Finanza: a partire da un certo anno (il 2020 o altro anno da decidere), una percentuale pari all’1,5% del prodotto nazionale lordo dei Paesi industrializzati sarà devoluto al «green fund» per le azioni di mitigazione e di adattamento dei Paesi più poveri (in alternativa si può stabilire una tassazione come suggerito dal rapporto finanziario di alto livello presentato da Ban Ki-moon).

Significato di questa richiesta: se la crescita economica dei Paesi industrializzati (Pil) è inferiore 1,5%, per anno, i Paesi industrializzati vanno in recessione (difficile che questa richiesta venga presa in considerazione). Per quanto riguarda la richiesta alternativa di tassazione, è possibile che venga presa in considerazione purché ci sia accordo su cosa tassare (le transazioni internazionali come per esempio la Tobin tax? Le emissioni di anidride carbonica, ma oltre un certo livello?).

3) la questione del Redd+ (lotta alla deforestazione ed al degrado delle foreste) si è complicata nella redazione del documento da sottoporre ai politici, perché c’è un forte dissenso se si debba o meno includere il rispetto dei diritti umani, il rispetto dei diritti delle popolazioni indigene, il rispetto dell’integrità della diversità biologica.

Significato di questa complicazione: il Redd+ rischia di non trovare, alla fine, il necessario consenso per entrare nel famoso «pacchetto». (V. F.)