La Società Trans adriatic pipeline rafforza la sua campagna di comunicazione distribuendo volantini direttamente nelle cassette della posta dei salentini e acquistando spazi di pubblicità sulle emittenti private. Una campagna iniziata in ritardo, purtroppo quando la contrapposizione con cittadini e amministratori locali si era già consolidata
A distanza di un anno dall’incontro che lo scorso dicembre vide confrontarsi a Lecce gli enti locali, la società civile, i rappresentati dello Stato e la Società Trans adriatic pipeline (Tap) sembra che poco sia cambiato sulle posizioni contrapposte. Così mentre si complicano i procedimenti autorizzativi e amministrativi, mentre il Governo sottoscrive accordi transcontinentali, mentre la protesta delle popolazioni locali si rafforza e inizia a essere anche fisica (di recente è stata violata la sede di Lecce della Tap), la Società Trans adriatic pipeline rafforza la sua campagna di comunicazione distribuendo volantini direttamente nelle cassette della posta dei salentini e acquistando spazi di pubblicità sulle emittenti private. Una campagna iniziata in ritardo, purtroppo quando la contrapposizione con cittadini e amministratori locali si era già consolidata.
Come spesso succede nelle grandi opere che hanno un notevole impatto sul territorio e sull’ambiente, se il coinvolgimento e la partecipazione della popolazione non è progettato e avviato in tempo, si arriva a una contrapposizione tra i ruoli che spesso offusca il percorso per migliorare i progetti e trovare insieme le soluzioni ai problemi.
Oggi dal punto di vista amministrativo e autorizzativi ci troviamo in una situazione d’illusorio e momentaneo blocco del progetto.
Il Governo si è apertamente e chiaramente schierato a favore del progetto del gasdotto lungo 870 km, che attraversando la Grecia, l’Albania e il Mare Adriatico porterà dal confine turco in Italia e in Europa il gas dell’Azerbaigian. Dall’analisi delle posizioni già manifestate dai Ministeri competenti (Ambiente, tutela del territorio e del mare e Sviluppo economico) si può ipotizzare che gli stessi sono orientati a un parere favorevole con prescrizioni. La contrarietà degli enti locali, Comune di Melendugno e Regione Puglia, che credono di fare una seria e dura opposizione alla realizzazione del gasdotto, porterà il Consiglio dei ministri a incaricare una commissione tecnica per risolvere la questione.
Sembra che gli enti territoriali abbiano intrapreso una contrapposizione emotiva per sostenere le popolazioni locali che, non sentendosi coinvolte nelle decisioni, si sono sentite esautorate del diritto di vivere e decidere del loro benessere, della qualità dell’ambiente, della tutela del territorio e del futuro dell’economia locale.
In quest’atmosfera la campagna di comunicazione di Tap «Chi ha paura del tubo cattivo?», che vuole richiamare la favola di «Cappuccetto rosso» associando il tubo al lupo, è tardiva e forse anche poco efficace.
Dall’altra parte Tap, forte della certezza che l’opera si farà, sta facendo una campagna di comunicazione più dovuta che efficace; un coinvolgimento delle popolazioni locali che doveva essere strutturato con tempi e modalità diverse.
Così sul volantino distribuito in questi giorni dalla Tap si legge:
«LA FAVOLA. Il gasdotto danneggia la salute dei cittadini.
LA REALTÀ. Il gasdotto non produce emissioni durante il suo normale funzionamento. Il terminale potrà produrre in un anno emissioni occasionali al massimo equivalenti a quelle di 96 caldaie domestiche».
Le parole rassicuranti della campagna di comunicazione s’infrangono sulla realtà «durante il suo normale funzionamento». Questa precisazione lascia intendere che ci potranno essere anche situazioni di non «normale funzionamento». Che succede quando il funzionamento non sarà normale? Quante volte potrà accadere un non «normale funzionamento»?
Non controllando la qualità dell’immissione del gas quante volte dovranno entrare in funzione i sistemi di combustione e con che effetti sull’emissione in atmosfera?
Le amministrazioni locali, invece di illudere la popolazione che l’opera non si farà e invece di alimentare il dissenso e la frustrazione d’impotenza della popolazione, avrebbero dovuto attivarsi per trovare le soluzioni alternative alle vere criticità dell’opera; opera dichiarata strategica per l’Italia e l’Europa. Soluzioni alle quali da mesi l’Amministratore delegato della Tap, Giampaolo Russo, aveva dato la disponibilità, a condizione che le proposte venissero dagli enti locali e non si ripartisse da zero per iter autorizzativi.
In alcune interpretazioni allegoriche della favola di Cappuccetto rosso, il lupo (tubo) raffigura chiaramente un’entità malvagia il cui scopo è deviare la bambina (il bene comune, rappresentato dagli interessi della popolazione e dal territorio) dal suo percorso di vita e di crescita. Il momento dell’incontro tra Cappuccetto rosso e il lupo, che ha già divorato la nonna (gli accordi internazionali del Governo), rappresenta l’emergere della consapevolezza: la bambina comprende che per crescere deve affrontare gli eventi negativi che si presentano e superare i propri limiti. La favola invita i lettori a non perdere la curiosità di conoscere e il desiderio di cogliere le occasioni nuove, ma nello stesso tempo di guardare con attenzione ciò che accade intorno a loro. Suggerisce di stare sempre attenti a non smarrire la strada. In attesa del cacciatore (il buon senso) che potrebbe migliorare il progetto nell’interesse di tutti, è bene dunque che tutti ascoltino le ragioni degli altri, senza necessariamente perdersi.