Appello di Greenpeace: «Gli stock ittici hanno possibilità di recupero solo se le quote di pesca vengono fissate in base alle raccomandazioni scientifiche. Per garantire un futuro alla pesca e alle comunità che da essa dipendono, si devono sviluppare azioni concrete a favore dei pescatori che operano con un basso impatto sull’ambiente»
Al Consiglio dei ministri della pesca Ue riunito oggi a Bruxelles per concordare le quote di pesca per gli stock ittici dell’Atlantico e del Mare del Nord per il 2015, Greenpeace ha ricordato la necessità di garantire il recupero degli stock ittici in declino.
La nuova normativa europea sulla pesca, in vigore dai primi mesi del 2014, richiede ai Paesi membri di fermare la pesca eccessiva a partire dal 2015 e di promuovere il passaggio a sistemi di pesca che hanno un basso impatto sull’ambiente. Per questo, gli attivisti di Greenpeace hanno appeso davanti alla sede del Consiglio uno striscione di nove metri quadri rappresentante il mondo sottomarino privo di vita, composto da centinaia di foto di persone che protestano contro la sovrappesca.
«È ora che i Ministri europei risolvano definitivamente il problema della pesca eccessiva. Gli stock ittici hanno possibilità di recupero solo se le quote di pesca vengono fissate in base alle raccomandazioni scientifiche. Per garantire un futuro alla pesca e alle comunità che da essa dipendono, si devono sviluppare azioni concrete a favore dei pescatori che operano con un basso impatto sull’ambiente», afferma Serena Maso, campagna mare di Greenpeace Italia.
La flotta di pesca dell’Unione europea è cresciuta a un livello insostenibile e utilizza troppi sistemi di pesca distruttivi. Il mese scorso, Greenpeace ha pubblicato un rapporto che individua venti mega pescherecci, appartenenti all’UE per proprietà, gestione o bandiera, che utilizzano metodi di pesca distruttivi o che sono stati coinvolti in episodi di pesca illegale.
«I piccoli pescatori artigianali sono costretti ad abbandonare il proprio lavoro perché i governi hanno deciso di mettere le quote di pesca nelle mani sbagliate, favorendo le grandi flotte industriali che impoveriscono e distruggono i nostri mari. Per il 2015 Greenpeace chiede che la maggior parte delle quote di pesca venga concessa ai piccoli pescatori che hanno un basso impatto ambientale e che sono più sostenibili», conclude Maso.
Circa il 40 per cento degli stock ittici del Nord Est Atlantico e oltre il 90 per cento di quelli del Mediterraneo sono sovrasfruttati. Nonostante i ripetuti appelli lanciati dagli esperti scientifici dell’Ue che suggerivano di ridurre ulteriormente le catture, i ministri (sotto la pressione della potente flotta industriale europea) hanno spesso fissato quote di pesca significativamente più alte rispetto ai livelli raccomandati dagli scienziati. Il merluzzo del Mare del Nord, ad esempio, è stato pescato eccessivamente per anni, mettendo a repentaglio la capacità riproduttiva della specie. Mentre gli scienziati hanno raccomandato ulteriori tagli, i ministri chiederanno probabilmente un aumento delle quote di pesca.
Il rapporto «Monster Boats, flagello dei mari»