Xylella, i rimedi peggiori del male

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foto di G. Picella
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Un «quadro clinico» non completamente chiaro. La pratica dell’irrorazione non è efficace ed è dannosa. La sputacchina, secondo la letteratura scientifica, è una delle meno citate fra i probabili vettori. «Le pratiche previste dal Piano operativo del Commissario sono principalmente pratiche agronomiche (purtroppo, quest’anno, secondo me, partite in ritardo). Le pratiche summenzionate (arature, erpicature, potature e distruzione delle piante erbacee etc.) avrebbero potuto essere precedute da monitoraggio con trappole cromotropiche (colorate), collocate nelle postazioni, dove sono stati individuati gli ulivi attaccati»

La vicenda della Xylella fastidiosa, il batterio che ha infettato gli ulivi del Salento, sta diventando un caso all’italiana.
Prima è un misterioso killer, poi si scopre il vettore che è il Philaenus spumarius, una cicalina detta «sputacchina», e quindi è caccia all’untore e quando la Francia mette il divieto di importazione di 102 specie dalla Puglia, diventa di dominio pubblico quello che già si sapeva: la Francia e l’Olanda erano già infette ed anzi il batterio si sarà trasmesso tramite i vivaisti olandesi.
Insomma prima i sussurri poi le grida, il classico scenario italiano. A cui si aggiungono i sussurri della rete che vengono dai complottisti sempre in agguato: l’untore può essere la mano dell’uomo tramite una multinazionale…
È chiaro che noi non si difende nessuno, ma si critica aspramente la pigrizia mentale, l’indolenza che frena un approccio serio e professionale da subito per qualsiasi problema, o i dibattiti estenuanti le cui risposte sono già note.
Ci si chiederebbe come mai non si intervenga sul vettore, ma proprio in un recente simposio a Gallipoli uno scienziato del peso di David L. Hopkins che studia la Xylella da 10 anni ha dichiarato che la lotta ai vettori con pesticidi e fitofarmaci non ha avuto alcun tipo di risultato in America, anche perché si tratta di insetti che mangiano da molte piante e così «cosmopoliti» che risulta difficile debellarli.
In realtà i vettori possono essere molti e tutti appartenenti agli Emitteri Omotteri del Genere Homalodisca.
Ed ora le cose a che punto stanno? Quale sarà la sorte del patrimonio storico di questa regione?

Il piano messo in atto dal Commissario per l’emergenza Xylella fastidiosa, Giovanni Silletti, rischia di non essere efficace, oltre che potenzialmente dannoso. L’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica) si è dichiarata contraria all’irrorazione per via area di pesticidi e fungicidi che contrastano la diffusione del batterio è nociva per l’agricoltura e in particolare per quella biologica. Mentre, sostiene sempre l’Aiab, l’estirpazione degli olivi infetti, necessaria per evitare la diffusione del batterio che continua a vivere anche nelle piante secche, sarebbe inutile qualora l’essiccamento fosse stato prodotto anche da altre concause.
Per cercare di capire meglio la situazione abbiamo rivolto alcune domande all’entomologo Teodoro Moleas.

Prof. Moleas, Philaenus spumarius, detta «sputacchina», può essere considerato l’unico vettore della Xylella?
Assolutamente no. Tutti gli Emitteri (Famiglie Cicadellidae e Aphrophoridae) volgarmente dette Cicaline sono sospettate di potere trasmettere Xylella fastidiosa. La P. spumarius, secondo la letteratura scientifica è una delle meno citate. In California, la regione con il maggior numero di ricerche e pubblicazioni sulla Xylella, ben altri sono i Rincoti, delle medesime Famiglie, considerati vettori del batterio. Se poi la domanda era riferita solo all’ulivo, credo che l’infezione in Puglia sia il primo caso d’infezione massiccia, in pieno campo, su questa pianta. Sempre in California, si è tentato di inoculare, in laboratorio, la Xylella su cultivar di olivo (diversi dai cultivar pugliesi), senza però risultati sicuri di avvenuta infezione.

Philaenus spumarius ha antagonisti naturali, la pratica prevista dal Piano operativo del Commissario è anche quella di interventi con insetticidi, in questo modo non si rischia di peggiorare l’equilibrio biologico e danneggiare anche le colture biologiche?
La sputacchina (P. spumarius) è un insetto che, rarissimamente, ha dato qualche problema in Puglia (Qualche volta le sue popolazioni possono aumentare considerevolmente). Non rappresentando un insetto importante, lo studio dei suoi antagonisti, di conseguenza, non è stato ampio. Vi sono riferimenti sporadici di antagonisti generalisti (specialmente predatori di uva di cicaline) ma non specifici.
Le pratiche previste dal Piano operativo del Commissario sono principalmente pratiche agronomiche (purtroppo, quest’anno, secondo me, partite in ritardo). Le pratiche summenzionate (arature, erpicature, potature e distruzione delle piante erbacee etc.) avrebbero potuto essere precedute da monitoraggio con trappole cromotropiche (colorate), collocate nelle postazioni, dove sono stati individuati gli ulivi attaccati. Le trappole segnalano lo sfarfallamento degli adulti, attirandoli e catturandoli con la loro base collante. In questa maniera si può, innanzitutto, segnalare la presenza dell’insetto (se le cicaline non ci sono, non bisogna trattare). Se invece l’insetto è presente, l’intervento diventa necessario.
Tenendo presente questi monitoraggi, un intervento sull’ulivo, con insetticida, nel momento delle catture, è l’unico modo per abbattere le popolazioni del fitofago, senza sprecare antiparassitario. Questa metodologia è uno dei pilastri della Lotta Integrata, consigliata come metodo eco-compatibile in tutta l’Europa.
Per quel che riguarda gli olivi in biologico, i cultori di questa pratica affermano che esistono insetticidi biologici. È vero. In questo caso particolare, però, abbiamo bisogno di abbattere completamente l’insetto (cioè bisogna tendere alla sua eradicazione), poiché un esemplare che sfuggisse, potrebbe causare l’infezione di Xylella sulla pianta. Gli insetticidi biologici, per una simile situazione, non sono l’ideale. Essi hanno uno scarso potere abbattente e un tempo di persistenza molto basso. Per esempio, le piretrine naturali perdono l’efficacia dopo 24-48 ore.

Ciò che si conosce sull’essiccamento degli ulivi è sufficiente e definitivo per stabilire la responsabilità della Xylella?
Non credo o, almeno, la sintomatologia del disseccamento della chioma delle piante non è nuova. Personalmente ho visto sintomatologia simile, ma di minore entità, causata dalle cicale e altri insetti. Anche alcuni funghi danno sintomatologie simili. Non per niente la manifestazione attuale (volgarmente detta «da Xylella») è stata chiamata dagli addetti ai lavori «Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo».
Bisogna ammettere, però, che l’ampiezza dei sintomi attuali è molto superiore a quelli dovuti ai parassiti summenzionati. In definitiva, la Xylella può avere innescato, forse in simbiosi con le altre cause, una virulenza molto più grave.

Sulla base delle sue esperienze anche in nazioni dove la Xylella è di casa, vede delle relazioni con la situazione salentina?
Se per mia esperienza s’intende una diretta esperienza, vista da me in altre località o su altre colture, devo rispondere negativamente. Se però, si fa riferimento alla letteratura mondiale scientifica sull’argomento, si possono ricavare alcune considerazioni.
1° Sull’ulivo, per quello che ho letto, è la prima volta che la Xylella è sospettata, quale causa di una simile sintomatologia.
2° Il batterio, nella situazione californiana, sulla vite, ha mostrato una differente virulenza a seconda la zona dell’infestazione e dell’insetto che l’ha trasmesso. Da metà degli anni 90 del secolo scorso, vi è una nuova cicalina (Homalodisca vitripennis Germar) che si sia mostrata molto più dannosa delle precedenti nel trasmettere la Xylella (e non solo sulla vite).
3° Il clima caldo arido, con inverni relativamente miti (molto simile a quello salentino), può favorire la Xylella.

 

Ignazio Lippolis