Eolico – Le incertezze dell’Italia

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Le fonti rinnovabili allo stato attuale hanno tutte le tecnologie giuste per potersi accrescere senza alcun problema eppure in Italia stentano a svilupparsi. La green economy forse è l’unico settore che può dare una grande spinta all’occupazione e allo sviluppo del Paese. L’Italia si sta mostrando un po’ restia a investire concretamente nelle rinnovabili e manca anche un piano di sviluppo

Le energie rinnovabili sono al centro di molte discussioni sollecitate negli ultimi mesi dalle incessanti spinte del governo italiano a incentivare il ritorno dell’energia nucleare.

Le fonti rinnovabili allo stato attuale hanno tutte le tecnologie giuste per potersi accrescere senza alcun problema eppure in Italia stenta a svilupparsi.

Oggi a Key Energy, nell’ambito di Ecomondo a Rimini, durante l’incontro su «Eolico, una soluzione matura. Verso il 2020» sono stati messi in luce le potenzialità ma soprattutto i problemi e le forti incertezze che ancora dominano soprattutto questo settore delle rinnovabili.

A oggi il livello di produzione di eolico ci porta ad esser posizionati subito dopo Germania e Spagna con un ampio distacco in Mw prodotte, seguiti da Francia e Gran Bretagna.

Il posizionamento delle centrali eoliche sono soprattutto a sud e sulle isole, dove ci sono condizioni di vento favorevoli al funzionamento dell’impianto (da fonte Rse, Ricerca sul sistema energetico, risulta che in media il vento a sud raggiunge gli 8 m/s). Sono presenti 294 parchi eolici (dato al 31 dicembre 2009) distribuiti soprattutto a sud, fatta eccezione del Piemonte e Liguria ma il maggior numero degli impianti a maggior potenza sono posizionati in Puglia (circa il 26% degli impianti), Sicilia, Campania e Sardegna (Andrea Raffaelli – Gse).

L’eolico dal 2000 al 2009 ha subito un incremento significativo, passando da 55 parchi eolici con una potenza media di circa 6,6 Mw, agli odierni 331 (a maggio 2010) con una potenza media di 16,7 Mw.

E negli ultimi due anni la potenza eolica è raddoppiata (Simone Togni – Anev).

La Puglia oggi produce 1.684 Gwhdi energia da fonte eolica seguita dalle isole con 6.400 Gwh prodotte, e questo considerando però solo i grandi impianti eolici, ma bisogna anche tener presente la presenza dei piccoli impianti eolici.

La Direttiva europea, la 2009/28/CE, a cui l’Italia deve attenersi e da dove deriva il Pan (Piano d’azione nazionale), la obbliga a raggiungere il 17% della produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Un quarto dell’energia elettrica dovrà pervenire da fonti rinnovabili.

L’obiettivo al 2020 per l’Italia è di realizzare 12.000 Mw di energia eolica. È un obiettivo raggiungibilissimo autorizzazioni permettendo, dato che dipende solo dalla volontà politica (A. Raffaelli).

Con le politiche attuali difficilmente l’Italia riuscirà a centrare l’obiettivo del 17% nel 2020, e sarà difficile anche solo raggiungere il 12-13%. Questo è dovuto alla mortalità dei progetti a causa delle problematiche burocratiche che bloccano l’approvazione degli stessi (Angelo Todaro – Euroenergia). A oggi ci sono il 90% dei progetti presentati che non vengono approvati.

Oggi la green economy forse è l’unico settore che può dare una grande spinta all’occupazione e allo sviluppo del Paese. L’Italia si sta mostrando un po’ restia a investire concretamente nelle rinnovabili e manca anche un piano di sviluppo. È necessario avere subito chiarezza da parte del governo che deve capire che le energie rinnovabili hanno tutte le potenzialità per svilupparsi come alternativa energetica reale.

Bisognerebbe incentivare non solo la produzione dei parchi eolici ma anche la produzione della filiera (torri, generatori, pale, ecc.). L’Italia importa tutto dall’estero, solo in Puglia c’è una azienda danese produttrice (A. Todaro).

Le energie rinnovabili sono un vero e proprio volano per l’occupazione. C’è solo bisogno che il governo prenda delle posizioni certe (S. Togni) in questo settore, per il bene degli imprenditori e per il futuro occupazionale del paese.