Rifiuti – Un futuro a «produzione zero»

717
Tempo di lettura: 3 minuti

L’accumulo dei rifiuti è sempre in aumento in quanto le risorse vengono usate ma non riutilizzate… Intorno a questo problema stanno maturando nuove professionalità che possono realmente dare una sostegno alla sostenibilità ambientale e non solo

Oggi i rifiuti vengono prodotti in quantità diverse nel mondo. Anche il riciclo, che si aggira intorno al 10%, avviene in modo differenziato negli Stati. L’accumulo dei rifiuti è sempre in aumento in quanto le risorse vengono usate ma non riutilizzate E per sopperire a questo grave problema si dovrebbero attuare processi che siano il più vicino simili ai processi che avvengono in natura, cioè bisognerebbe passare da un sistema aperto, come è il nostro (dalla culla alla tomba) a un sistema chiuso con produzione praticamente nulla di rifiuto… (Alessandro Santini- Università di Bologna). Tutto ciò che si crea dovrebbe essere successivamente riutilizzato per un altro processo vitale.

Il problema dei rifiuti è da tempo argomento molto discusso su diversi fronti, politici, economici, sociali.

Uno dei nuovi concetti che sta mostrando grande interesse in tutto il mondo è l’«Ecologia industriale», una scienza che si sta mostrando molto utile nella pianificazione sostenibile dei processi produttivi. Essa infatti mira alla «produzione zero» dei rifiuti e degli scarti. L’obiettivo di questa ecologia è quello di tentare di avviare sistemi di produzione tali da poter eliminare i rifiuti già all’origine del progetto e non a fine vita.

Già nel 1985 Walter Stahel del Product-Life Institute di Ginevra disse «dalla culla alla culla» riferendosi all’uso ciclico dei prodotti mettendo in evidenza la possibilità del riciclo di un materiale anziché prenderne uno nuovo. In questo modo i costi diminuiscono e la possibilità di lavoro aumenta.

L’ecologia industriale infatti si basa su 5 elementi fondamentali quali appunto Lca, l’Ecodesign, l’analisi dei flussi dei materiali, la simbiosi industriale e le politiche attuali.

Per Lca «life cycle assesment», l’analisi del ciclo di vita di un prodotto, si intende analizzare il ciclo di vita di un prodotto e cercare di mitigare le criticità dello stesso. La mitigazione risulta più semplice se si progetta il prodotto in modo che non presenti le criticità. L’Lca permette di seguire il prodotto in tutti i suoi passaggi di «vita», valutando l’impatto che il prodotto ha sull’ambiente. L’Lca per un prodotto per esempio considera le materie prime utili per la creazione del prodotto, segue il processo di creazione fino all’imballaggio e al successivo smaltimento dello stesso.

Per Ecodesign invece si intende la progettazione di un prodotto che sia eco-nomicamente ed eco-logicamente sostenibile e l’Lca è uno strumento che permette di capire dove il prodotto in esame ha un impatto, in quale fase e cercare di mitigarlo. Nel settore auto, per esempio, quando un auto raggiunge il suo fine vita essa viene bonificata: vengono tolte tutte le parti che possono risultare tossiche e pericolose, poi vengono tolte le parti che possono essere riciclate (le parti in plastica, ecc.)e ciò che resta allo scasso.

L’ecodesign è un metodo necessario per diminuire la massa dei rifiuti dei quali i 4/5 sono industriali e di conseguenza bisogna agire su di essi e fare in modo che gli scarti di un processo produttivo siano l’input per un altro processo produttivo… e questo si chiama simbiosi industriale (A. Santini).

La simbiosi industriale è un concetto importantissimo per il futuro dei processi sociali ed economici mondiali. Attraverso l’interazione di diverse aziende che si scambiano prodotti (quali: materiali, energia, acqua, ecc.) si va a migliorare l’efficienza delle risorse stesse e così facendo si crea anche uno scambio di professionalità e di competenze che può solo portare ad un bene comune.

Questo porta ad una maggiore collaborazione tra i vari settori socio- economici e a creare così una sostenibilità anche sociale oltre che ambientale.

Un esempio reale di simbiosi industriale si è avuta in Danimarca nella città di Kalundborg. Qui una serie di industrie (tra cui una centrale elettrica, una raffineria di petrolio, aziende chimiche e farmaceutiche, e altre) hanno cominciato gradualmente a scambiarsi prodotti, con un risparmio e una riduzione dell’impatto ambientale.

Tutto questo nuovo modo di guardare i rifiuti è ormai possibile. A gennaio entreranno in vigore anche norme che obbligheranno i produttori a considerare il ciclo di vita dei materiali… ora bisogna solo sperare che l’Italia possa cogliere queste novità legislative come opportunità di crescita sociale ed economica a beneficio dell’ambiente e di tutti.