Il popolo No Triv accelera

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Particolarmente colpite dalle attività di ricerca sarebbero il Molise (le Isole Tremiti e Termoli), l’Abruzzo (Vasto, San Vito Chietino, Ortona, Francavilla al Mare), la Regione Marche (Pedaso, Cupra Marittima, Senigallia, Fano) e la Puglia (in special modo Otranto)

Occorre far presto: è necessario che la richiesta referendaria che metta fine alle attività petrolifere nelle nostre acque territoriali venga depositata entro il prossimo 30 settembre, affinché si possa andare al voto nella primavera del 2016, altrimenti i procedimenti relativi ai progetti riavviati dall’art. 35 del «Decreto Sviluppo» arriveranno velocemente a conclusione, anche grazie all’accelerazione impressa dallo «Sblocca Italia».
Questo quanto sollecitato dal Coordinamento nazionale No Triv che, dopo la nota trasmessa il 6 luglio scorso alle Regioni italiane, sollecita nuovamente le stesse a deliberare rapidamente.
Ma cosa si trasmetteva nella nota del 6 luglio?
Bene, nella nota si rammentava come fossero in corso ben 25 procedimenti ricadenti tutti entro le 12 miglia marine e che a breve si sarebbero conclusi con il rilascio dei corrispondenti titoli minerari. Il dato dei 25 procedimenti in corso era stato frutto di una semplice elaborazione di dati ufficiali resi dal ministero per lo Sviluppo economico (Mise) ma non sarebbe un dato corretto perché i progetti petroliferi sarebbe addirittura in numero superiore a 25.
Particolarmente colpite dalle attività di ricerca sarebbero il Molise (le Isole Tremiti e Termoli), l’Abruzzo (Vasto, San Vito Chietino, Ortona, Francavilla al Mare), la Regione Marche (Pedaso, Cupra Marittima, Senigallia, Fano) e la Puglia (in special modo Otranto).
Una situazione che vede la massima contrarietà, da parte di tutte le Regioni coinvolte, all’avvio delle attività di prospezione e ricerca offshore nello Ionio e nell’Adriatico in quanto contraddittorie rispetto alle politiche avviate dalle stesse Regioni.
Si rischia un aumento del numero dei procedimenti autorizzatori per progetti di estrazione/coltivazione offshore entro il limite delle 12 miglia marine dalle linee di costa, uno stato di avanzamento degli stessi che arriveranno a definizione a stretto giro e, comunque, non oltre 180 giorni dalla richiesta di conversione del titolo di ricerca in «titolo concessorio unico» previsto dallo Sblocca Italia e questo condito da un chiaro indirizzo del Governo in materia di produzione nazionale di idrocarburi, Governo che in data 15 luglio ha emanato un decreto ministeriale pubblicato in G.U. il 3 settembre 2015 nel quale individua le «Procedure operative di attuazione del decreto 25 marzo 2015 e modalità di svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi e dei relativi controlli, ai sensi dell’art. 19, comma 6, dello stesso decreto».
Per tutte queste ragioni si chiede l’abrogazione referendaria dell’art. 35, comma 1, del Decreto Sviluppo che riveste oggi carattere di urgenza, priorità ed indifferibilità.
La sottoscrizione è aperta e tutti coloro che volessero aderire a questa iniziativa collettiva, possono inoltrare la loro richiesta mediante posta elettronica all’indirizzo email del Coordinamento nazionale No Triv: info@notriv.com andando ad indicare nell’oggetto: sollecito richiesta deliberazione Consigli regionali pro referendum abrogativo dell’art. 35, comma 1, decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83 («Decreto Sviluppo»), convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134 (G.U. n. 187, 11 agosto 2012 – Suppl. Ordinario n. 171)
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