Dal 2011 al 2014 gli impianti di solare fotovoltaico e eolico installati in Italia non sono diminuiti ma crollati: si passa da 10.663 MW a 733 nel 2014. E le prospettive del 2015 sono ancora peggiori. La denuncia in un dossier di Legambiente
E mentre in Francia alla Cop21 si sta parlando di Clima, noi, in Italia, chiediamo al governo Renzi di cambiare politica sull’energia e sbloccare le opportunità di un futuro rinnovabile per la nostra nazione.
Questo quanto scritto nel dossier, edito da Legambiente, «Stop alle rinnovabili in Italia», dossier che mostra i numeri inediti sul calo della diffusione degli impianti da energia rinnovabile, con una sintesi dei provvedimenti che hanno causato questa situazione e le prospettive positive che invece potrebbero aprirsi con un cambio di marcia delle politiche energetiche nazionali.
Dal 2011 al 2014 gli impianti di solare fotovoltaico e eolico installati in Italia non sono diminuiti ma crollati: si passa da 10.663 MW a 733 nel 2014. E le prospettive del 2015 sono ancora peggiori.
Il rischio è un concreto Stop allo sviluppo di un settore innovativo, che ha contribuito al 40% circa dei consumi elettrici, garantendo in questi anni la riduzione delle importazioni di fonti fossili, del prezzo dell’energia elettrica e delle emissioni di gas serra.
Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, ha dichiarato: «Nel 2014 le fonti rinnovabili hanno garantito oltre il 38% dei consumi elettrici, con un balzo impressionante rispetto a dieci anni prima, quando eravamo al 15,4%. Nel solare vantiamo addirittura un record mondiale di produzione rispetto ai consumi complessivi. Eppure, invece di esaltare questo successo che testimonia l’affidabilità di queste tecnologie, e di promuoverle in modo da diminuire la nostra dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti, si è scelto di porre un blocco. A motivare questa scelta è l’impatto che le rinnovabili hanno avuto sulla produzione elettrica italiana, che è stato tale da determinare, assieme alla riduzione dei consumi dovuti alla crisi economica e all’aumento dell’efficienza, la crisi delle vecchie e inquinanti centrali termoelettriche, portando alla chiusura di decine di impianti. Invece di sfruttare positivamente questo dato, il Governo Renzi e l’Autorità per l’energia si sono mosse solo per salvare il vecchio sistema, ancorato su alcuni grandi gruppi e centrali da fonti fossili».
Negli ultimi anni con impressionante sistematicità, i Governi Monti, Letta e Renzi sono intervenuti per ridurre drasticamente le possibilità di investimento nelle fonti rinnovabili. Per il solare fotovoltaico sono stati cancellati nel 2013 gli incentivi in conto energia, il sistema di incentivi per il solare fotovoltaico, togliendoli perfino per le famiglie e per la sostituzione dei tetti in amianto. Per le altre fonti rinnovabili i tagli sono cominciati nel 2012 e si può sostenere, che da allora non vi sia stato un solo provvedimento da parte dei Governi italiani che ne abbia aiutato lo sviluppo.
Un governo Renzi che in questi 20 mesi si è contraddistinto per un accanimento ancora più accentuato dei suoi predecessori nei confronti delle energie pulite, col decreto «Spalma incentivi» e il decreto di incentivi alle rinnovabili non elettriche che, ancora prima di entrare in vigore, ha già determinato uno stop degli investimenti.
Un governo che non può non sapere che con lo stop agli incentivi le installazioni crollano, come sono crollate del 92%, andando a bloccare di fatto tutto il settore che ruota attorno alle energie rinnovabili.
Si parla di vantaggi legati all’immaginare un futuro rinnovabile, vantaggi principalmente legati alle ricadute positive che si avrebbero sul clima con la riduzione di energia prodotta da centrali termoelettriche; con la diminuzione delle importazioni dall’estero di fonti fossili, in particolare di petrolio, gas, carbone usati nelle centrali elettriche; con la riduzione delle emissioni di CO2. Ricadute positive anche in termini economici con una riduzione del costo dell’energia nel mercato elettrico, grazie alla produzione di solare e eolico e un aumento dell’occupazione nel settore energetico, sia esso legato al comparto delle rinnovabili e al comparto dell’efficienza e riqualificazione in edilizia.
In definitiva, il futuro è nelle energie rinnovabili. Quello che bisogna spingere a livello politico è una rivoluzione in questa direzione che deve continuare a contribuire e a innovare tutti i settori, in modo da creare nuove opportunità e lavoro, prendendo in carico sul serio la grande questione climatica con scelte semplici e coerenti con le altre politiche europee e globali.
Perché la situazione climatica, ora in scena alla Cop21, non consente rinvii.
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