Geologi esclusi dall’Osservatorio nazionale sull’edilizia scolastica

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La mancata prevenzione è costata all’Italia ben 240 miliardi di euro e tanti morti, danni provocati da eventi naturali, di cui ben il 75 per cento è da attribuire ai terremoti ed il restante al dissesto idrogeologico. Le scuole a rischio sismico sono 24.000 mentre quelle a rischio idrogeologico sono 7.000

In Italia le scuole a rischio sismico sono 24.000, mentre quelle a rischio idrogeologico sono 7.000. Eppure la figura del geologo è stata esclusa dall’Osservatorio nazionale sull’edilizia scolastica istituito l’8 Gennaio.
Domenico Angelone, consigliere nazionale dei geologi, ha detto: «Il nostro è il Paese del paradosso. L’istituzione di un Osservatorio per l’edilizia scolastica, previsto dall’art. 6 della Legge n.23 del 1996, rilanciato con forza lo scorso 8 gennaio, non contempla, ad oggi, la rappresentanza del mondo geologico, soggetto professionale determinante nella pianificazione e nella gestione delle situazioni di rischio, connesse sia a quello sismico che a tutte le possibili cause di rischio idrogeologico (frane, alluvioni) nonché ambientale».
In Italia abbiamo edifici scolastici oggetto di attenzione da parte del governo, elemento questo che ha portato all’istituzione dell’Osservatorio nazionale; edifici scolastici da esaminare e monitorare per rafforzare la sicurezza di questi luoghi dove i nostri figli imparano a diventare gli uomini e le donne di domani. Ma questa analisi non può prescindere da una conoscenza approfondita della natura del sottosuolo, la cui costituzione può nascondere insidie tali da vanificare ogni azione visibile.
Un grido di allarme che lancia il Consiglio nazionale dei geologi al mondo politico per le future azioni di programmazione anticipando che la categoria tutta si rivolgerà al ministro Giannini per richiedere ragguagli in merito a questa insensata scelta di esclusione.
Ed ecco l’appello chiaro al Ministro:
«Che si crei sinergia tra le varie componenti del mondo tecnico e politico al fine di dare un senso compiuto al prezzo che il Paese ha pagato negli eventi di San Giuliano di Puglia e della Casa dello Studente dell’Aquila.
La mancata prevenzione è costata all’Italia ben 240 mld di euro e tanti morti, danni provocati da eventi naturali, di cui ben il 75 per cento è da attribuire ai terremoti ed il restante al dissesto idrogeologico. Purtroppo si contempla esclusivamente il danno economico sofferto senza prendere in considerazione l’insanabile danno morale che segna per sempre le popolazioni vittime di disastri naturali. Troppo spesso, spenti i riflettori sulla sciagura del momento si tende a dimenticare. La paura di questi giorni in Molise rievoca i fatti di San Giuliano di Puglia, a testimonianza che il terremoto porta con sé una componente poco considerata, quella devastazione interiore delle popolazioni locali che mai potrà essere cancellata dall’animo di chi ha vissuto tragedie».
Ma è mai possibile che un Paese moderno, o che si definisce tale, continui a non accetta le Scienze della Terra quale cardine di conoscenza necessaria alla sicurezza sociale?
Quello che succede in Italia è assolutamente inaccettabile, questo voler escludere le scienze della terra dalla pianificazione di ogni azione antropologica stride con la definizione di Paese civile.
Le logiche numeriche disgiunte dalle reali esigenze di sviluppo e di prevenzione dettate dalla cultura e dalla conoscenza delle dinamiche geologiche ci rendono un Paese assai vulnerabile e assolutamente distante da altri Paesi quali Usa, Giappone, Paesi del nord Europa che notoriamente vivono le emergenze con naturalezza e consapevolezza, condizione queste dettata da decenni di approccio scientifico a questioni riguardanti processi naturali di un pianeta che vive.
E il voler rendere la scienza della terra la cenerentola tra le culture scientifiche lo si respira anche guardando la nostra politica che continua a realizzare tagli violenti nei confronti dei Dipartimenti di Scienze della Terra e questo in assoluta dissonanza con le reali condizioni di un Paese che vede nella sua marginale superficie convergere elementi di rischio differenti che vanno da quello sismico a quello idrogeologico e a quello vulcanico e avendo consapevolezza del fatto che per quanto attiene il rischio sismico, in principal modo, la causa dei disastri, e questo sia in termini di vite umane sia patrimoniali private, pubbliche, storico artistiche, è da ricercare nella natura del sottosuolo che a volte può costituire veicolo di amplificazione del terremoto nonché seguire la direttrice di particolari strutture geologiche note solo in letteratura.
Un disegno di legge quello della «Buona Scuola» che continua ad evidenziare lacune inammissibili e che per quanto si ritiene strumento falsamente democratico per il miglioramento del sistema Paese esclude la partecipazione dalle Strutture tecniche di programmazione talune figure professionali che potrebbero, con le proprie conoscenze, essere poco gradite a livello pianificatorio.