Troppe ingiustizie, il ricordo non basta più

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    Un giorno ricordato in tutta Italia e in molti paesi europei in cui vengono organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Ma nuove atrocità si vedono e non è possibile fare finta di niente

    Oggi è 27 gennaio. Una data molto triste che necessita di essere portata alla mente ogni anno per non dimenticare. Il 27 gennaio di 71 anni fa i soldati dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz e liberavano i prigionieri sopravvissuti allo sterminio del campo nazista. Le truppe liberatrici, entrando nel campo di Auschwitz-Birkenau, scoprirono e svelarono al mondo intero il più atroce orrore della storia dell’umanità: la Shoah, termine ebraico che significa «annientamento», «sterminio». Dalla fine degli anni 30 al 1945 in Europa furono deportati e uccisi circa sei milioni di ebrei.
    Molti Stati hanno istituito un «giorno della memoria». L’Italia, con una legge del 20 luglio 2000, ha scelto questa data simbolica per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione, la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
    Un giorno ricordato in tutta Italia e in molti paesi europei in cui vengono organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
    Primo Levi, il grande scrittore italiano deportato e sopravvissuto al lager di Auschwitz ha scritto che ogni qualvolta si pensa che uno straniero, o che un diverso da noi sia un Nemico, si pongono le premesse di una catena al cui termine c’è il Lager, il campo di sterminio e continuando, sempre lo stesso scrittore, ne «I sommersi e i salvati» dice: «È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire».
    Un ricordo tremendo di quanto l’essere umano sia mostruosamente riuscito ad architettare nei confronti di altri simili un lucido ed agghiacciante sterminio di massa, milioni di uomini, donne e bambini perseguitati con le leggi razziali e poi strappati alla loro vita e portati nei lager da dove, solo in pochi sono tornati.
    Le generazioni future hanno la responsabilità di ricordare questo orrore e di conservare nel futuro la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia affinché simili eventi non possano mai più accadere, una memoria che ci deve aiutare a costruire un futuro migliore e questo anche e soprattutto alla luce di quanto sta avvenendo nella nostra storia recente a carico di cristiani che in varie parti del mondo vengono perseguitati ed uccisi da fanatici che nascondendosi dietro un finto credo religioso commettono i peggiori crimini soprattutto sui soggetti deboli, donne e bambini, e questo nell’assoluta pigrizia della comunità intera.
    Sveglia gente la storia di questo tempo la stiamo scrivendo noi ora e noi tutti abbiamo la responsabilità di quello che in questo momento avviene nel mondo. Stanno uccidendo i nostri figli in nome non si sa bene di cosa e non si ha bisogno di Unicef, Onu per capire che questi sono delitti da fermare con forza. Chiediamo a gran voce che vengano fermati questi crimini, che vengano protetti i soggetti deboli, quelli che non hanno più voce per raccontare gli orrori di cui è capace il genere umano.
    Contestualizziamo il giorno della memoria a quanto sta accadendo dietro la porta accanto alla nostra in questo preciso momento e chiediamo giustizia per un mondo migliore dove non ci si vergogni più di essere chiamati uomini.